sabato 25 ottobre 2014

DAL GOVERNO RENZI TAGLI SCRITERIATI AI PATRONATI

Che il premier Renzi abbia mostrato in più di una circostanza l'avversione al mondo sindacale anche con parole discutibili è ormai cosa acclarata, ma le norme contenute nella Legge di stabilità che appaiono una vera e propria accettata ai patronati sindacali ne sono la riprova concreta. Una scelta scriteriata senza senso, con l'unico scopo chiaro di fare cassa per aumentare le entrate a danno dei lavoratori, ed in questo caso soprattutto quelli svantaggiati e più deboli.
Ma cosa prevede nello specifico la legge di stabilità?
La legge di stabilità prevede un taglio al fondo patronati così articolato:
1. abbattimento dell’aliquota dallo 0,226% allo 0,148% a partire dal gettito contributivo dell’anno 2014;
2. decurtazione del fondo per l’esercizio finanziario dello Stato dell’anno 2015 di 150 milioni;
3. diminuzione dell’acconto dall’ 80% al 45% dall’esercizio finanziario dello Stato dell’anno 2016.
Dal 2016, con il venir meno dei 150 milioni di euro il valore del fondo subirà una riduzione pari al -34,51%.
Quali sono le conseguenze che ne deriveranno?
L’insieme delle norme proposte comporta la sostanziale eliminazione del sistema patronato, che non potrà più garantire né la gratuità nell’accesso alle prestazioni che rendono esigibili i diritti sociali né il supporto agli enti previdenziali che oggi consente il funzionamento degli stessi, non in grado di gestire le istanze dei cittadini.
Ogni 30 milioni di taglio al fondo, 1.000 operatori di patronato rischiano il licenziamento. Considerato che il taglio previsto per il 2015 ammonta a più di 298 milioni di euro, nel 2015 sono a rischio 9.000 posti di lavoro.
Il sistema è a rischio chiusura anche perché le norme che restringono l’anticipazione delle risorse per l’attività svolta strangoleranno finanziariamente gli istituti di patronato, portando di fatto ad un’impossibilità operativa a partire dal prossimo anno.
Con un taglio di questo tipo i patronati verrebbero privati di liquidità sufficiente, bloccata dal ritardo di minimo 3 anni nei saldi del finanziamento.
Perché diciamo no al taglio?
I cittadini pagano le tasse per un servizio che dovrebbe essere erogato dall’Inps.
A causa dei tagli, l’ente previdenziale ha progressivamente chiuso gli sportelli al pubblico e ha demandato tutte le procedure al sistema informatico.
La tensione sociale che sarebbe scaturita dalla mancanza di interlocuzione diretta tra cittadini ed Inps è stata contenuta grazie all’intervento dei patronati, che hanno svolto un importante ruolo suppletivo rispetto all’ente.
Il fondo per il 2013 ammonta a 430 milioni, mentre il sistema dei patronati garantisce complessivamente al bilancio dello Stato un risparmio annuo di oltre 657 milioni di euro, cioè di 564 milioni di euro per l’Inps, 63 milioni di euro per l’Inail e 30,7 milioni di euro per il Ministero degli Interni.
Cosa fanno i patronati?
I patronati sono soggetti privati di pubblica utilità che, per legge, devono fornire assistenza gratuita ai cittadini per 92 famiglie di servizi, sotto il controllo del Ministero del Lavoro.
Le nostre attività hanno l’unico obiettivo di aiutare tutte le persone, senza alcuna distinzione, ad orientarsi tra le tante normative e iter burocratici, facilitando il loro rapporto con la Pubblica amministrazione; agevolandole nella compilazione e presentazione delle domande agli Enti previdenziali e assicurativi; accompagnandole fino al riconoscimento dei diritti, anche con l’assistenza legale e medico-legale necessaria.
Previdenza e salute sul lavoro, prestazioni socio-assistenziali, tutela dei cittadini immigrati e degli italiani all’estero sono le aree di competenza di queste strutture, presenti in tutta Italia e all’estero.
Il finanziamento delle attività e dell’organizzazione degli Istituti di patronato, regolato dall’articolo 13 della legge 152/2001, avviene attraverso il “Fondo patronati”. Esso viene gestito dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Il fondo è alimentato da una quota parte (lo 0,226%) dei contributi previdenziali che tutti i lavoratori versano alle casse previdenziali, per assicurare tutele fondamentali – previste dall’art. 38 della Costituzione – anche a chi non può permettersele. Il fondo copre circa 1/3 delle prestazioni che i patronati forniscono. I restanti 2/3 vanno in compensazione e non prevedono recupero economico.




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