martedì 27 novembre 2012

RICONVERSIONE BREMBATE, SITUAZIONE PREOCCUPANTE, COMUNICATO UNITARIO

INDESIT COMPANY Nasce il Comitato aziendale internazionale

"Fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce".

Anche le relazioni industriali e sindacali non si sottraggono dalla verità contenuta in questa famosa frase del
filosofo cinese Lao Tzu, fondatore del taoismo.

Infatti, mentre le situazioni di rottura sono oggetto di clamori mediatici, le innovazioni incrementali nelle relazionali tra capitale e lavoro finiscono per restare sotto-traccia, nonostante rappresentino un fattore di miglioramento continuo. E’ il caso dell’accordo sindacale globale realizzato in Indesit Company, che estende
(primo caso di un’azienda a casa madre italiana) ai paesi extra-comunitari i diritti d’informazione e consultazione dei lavoratori, previsti dal quadro legale europeo.
Dal primo gennaio 2013 il Comitato Aziendale Europeo di Indesit Company allargherà il suo perimetro geografico, trasformandosi in Comitato Aziendale Internazionale, includendo a pieno titolo anche i rappresentanti dei lavoratori e dei sindacati dei siti manifatturieri presenti nei paesi al di fuori dell’UnioneEuropea.
Il nuovo accordo porta la firma di IndustriALL Global Union, del sindacato europeo dell’industria e dei diversi sindacati che hanno proprie rappresentanze dei lavoratori nei siti di Indesit Company (Francia, Italia, Polonia, Regno Unito, Russia e Turchia). In Italia l’accordo è stato firmato unitariamente dallerappresentanze sindacali di Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil. Ma non è questa la notizia!
E’ insito nella strategia di organizzazione delle reti sindacali globali (e dei comitati mondiali) nelle imprese transnazionali promuovere l’unità dei lavoratori.
Il management di Indesit Company non è nuovo a fare da apripista nelle relazioni industriali transnazionali.
Quando l’azienda si chiamava Merloni Elettrodomestici, aveva istituito per prima in Italia il CAE – con un accordo firmato nel luglio del 1996 – e nel dicembre 2000 era stata la prima azienda metalmeccanica nel mondo a negoziare e firmare con i sindacati un Accordo quadro internazionale sull’applicazione dei diritti fondamentali del lavoro in tutti siti del Gruppo e nella propria supply chain.
Quanto ciò sia importante lo conferma la scelta annunciata dal management Indesit di voler produrre dal 2013 in outsourcing in Cina un’ampia gamma di piccoli elettrodomestici con il marchio Hotpoint-Ariston,
nell’ambito di una strategia di crescita del Gruppo per linee esterne. Assicurare che nelle fabbriche cinesi che produrranno per Indesit siano rispettate le convenzioni dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro è una garanzia di tutela minima dei lavoratori coinvolti, ma anche di salvaguardia della qualità, del design e del
brand con i quali quei prodotti saranno venduti in Europa. Pensiamo, per un istante, quali sarebbero le ricadute negative in termini d’immagine (e di mercato) per l’insieme del Gruppo, riscontrare nelle fabbriche che lavoreranno in outsourcing per Indesit l’impiego di minori o casi di lavoro forzoso.
Estendere, quindi, il dialogo sociale e i diritti oltre i confini comunitari è il modo migliore per difendere il modello di relazioni europee, sottoposto dalla globalizzazione dell’economia e dai nuovi luoghi della “fabbrica internazionale” a una pressione concentrica verso il basso. I processi di delocalizzazione e rilocalizzazione delle produzioni che interessano tutti i settori, tra cui l’elettrodomestico, oltre a cambiare il peso manifatturiero dei paesi in base alla domanda di mercato e alle convenienze economiche delle imprese, riducono le tutele complessive dei lavoratori.
Basta ricordare i milioni di persone scese in sciopero nelle strade nei distretti industriali di Giacarta e di altre zone dell’Indonesia, ottenendo una limitazione del lavoro precario e un aumento del salario minimo da 157 a 230 dollari il mese e imponendo l’avvio di due disegni di legge per introdurre la previdenza sociale e
l’assicurazione per malattie e infortuni (il “novecento” per loro non è un “secolo breve”). Per non parlare delle “zone economiche speciali” in Cina e negli altri paesi asiatici e del sud del mondo dove – oltre a calpestare i diritti fondamentali del lavoro – si negano la libertà di associazione sindacale e il diritto alla contrattazione
collettiva.
Berthold Huber, presidente della tedesca IG Metall e presidente di IndustriALL, ha dichiarato - in una recente conferenza internazionale tenutasi a Francoforte – che “il compito centrale del sindacato globale dell’industria è far applicare norme sociali minime al fine di umanizzare la globalizzazione". "Per questo stiamo negoziando con le aziende Accordi quadro globali per applicare condizioni minime in tutti gli
stabilimenti della stessa Corporate e nella loro catena di sub-fornitura”.
A oggi i Global Framework Agreement nei settori organizzati da IndustriALL coprono 40 imprese transnazionali. Con alcune di queste sono stati negoziati e firmati più accordi.
Ancora poche sono, invece, le imprese che riconoscono i Comitati Aziendali su scala mondiale. Per questo IndustriALL svilupperà azioni specifiche e creerà strumenti per estendere le buone pratiche, rafforzare e migliorare l’attuazione degli accordi esistenti e favorire il processo di negoziazione di nuovi accordi.
La nuova intesa con Indesit Company va in questa direzione.
Gianni Alioti, Ufficio Internazionale Fim-Cisl
Da Il diario del lavoro

venerdì 23 novembre 2012

EX ANTONIO MERLONI, UN ALTRO ANNO DI CASSA INTEGRAZIONE


METALMECCANICI: FEDERMECCANICA OFFRE 125 EURO, PER SINDACATI INADEGUATI IN CONTRATTO NO SALARIO PRODUTTIVITA'

Roma, 23 nov. Entra nel vivo la trattativa per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici. Federmeccanica offre 125 euro di aumento salariale nel triennio che pero' i sindacati, che ne chiedono 150, giudicano del tutto "inadeguati". Si e' chiuso cosi', oggi, il nuovo round tra industriali meccanici Fim e Uilm che torneranno a incontrarsi in 'ristretta' il 27 e 28 novembre e in 'collegiale' il 30 novembre. La cifra non e' stata formalizzata ma i sindacati l'hanno stimata sulla base dei parametri di calcolo presentati da Federmeccanica.

      "E' una cifra inadeguata, siamo ancora molto bassi. Serve
uno sforzone", commenta il leader Fim Beppe Farina al termine
dell'incontro. E sempre in materia di salario l'orientamento che
sembra emergere e' quello di tenere fuori dal contratto l'accordo
sulla produttivita' firmato dalle parti sociali, Cgil esclusa.

      Nel contratto, infatti, non sara' indicata la quota di salario da affidare alla contrattazione aziendale ma si potrebbe, come profilano Fim e Uilm, affidare ad accordi locali le scelte sul salario da spostare sul secondo livello. Questo perche', spiega il leader Uilm Rocco Palombella, "la nostra piattaforma e' stata costruita secondo le vecchie regole e non possiamo cambiarla. Se Federmeccanica insiste potremmo pero' proporre la possibilita' che il tutto si risolva con accordi locali che per noi non suonerebbero come una violazione delle regole".

INFORMACONTRATTO N°6

sabato 3 novembre 2012

Quest’anno tredicesime piu’ leggere

Brutte notizie per i lavoratori dipendenti italiani: rispetto al 2011, la tredicesima di quest’anno sarà più leggera. I calcoli, realizzati  dall’Ufficio studi della CGIA di Mestre,  ci dicono che un operaio specializzato, con un reddito lordo annuo di poco superiore ai 20.600 euro, si troverà con una tredicesima decurtata di 21 euro. Un impiegato, con un imponibile Irpef annuo leggermente superiore ai 25.100 euro,  perderà 24 euro. Un capo ufficio, invece, con un reddito lordo annuo di quasi 49.500 euro,  percepirà una tredicesima più leggera di 46 euro.
Quali sono le ragioni di questa decurtazione ?
“Purtroppo – sottolinea il segretario della CGIA di Mestre Giuseppe Bortolussi – quest’anno l’inflazione è cresciuta più del doppio rispetto agli aumenti retributivi medi maturati con i rinnovi contrattuali. Se nei primi 9 mesi di quest’anno il costo della vita è cresciuto del 3,1%, l’indice di rivalutazione contrattuale Istat è salito solo dell’ 1,4%. Pertanto, nei primi 9 mesi di quest’anno, rispetto allo stesso periodo del 2011,  il potere d’acquisto dei lavoratori dipendenti è diminuito”.
Dall’Ufficio studi della CGIA fanno notare che  le retribuzioni del 2012 sono state “ritoccate” all’insù, grazie all’applicazione dell’indice di rivalutazione contrattuale ISTAT che è aumentato del + 1,4%. Dopodichè, il valore delle tredicesime riferite al 2012  è stato deflazionato, utilizzando l’indice generale dei prezzi al consumo delle famiglie di operai e impiegati cresciuto, secondo l’Istat,  del + 3,1%. Non essendo ancora disponibile la variazione annua riferita a tutto il 2012,  i due indici sopra descritti sono stati calcolati sulla base del confronto ottenuto tra i primi 9 mesi del 2012 e lo stesso periodo del 2011.
“Sarebbe un bel regalo di Natale  – prosegue Giuseppe Bortolussi – se il Governo detassasse una quota parte della tredicesima. E’ vero che le risorse sono poche, ma un taglio del 30% dell’Irpef potrebbe costare alle casse dello Stato tra i 2 e i 2,5 miliardi di euro. Un mancato gettito che, probabilmente, potrebbe essere coperto attraverso un’attenta razionalizzazione della spesa pubblica. Per contenere ancor più la spesa, si potrebbe concentrare la detassazione solo sui redditi più bassi”.
Secondo le stime effettuate dalla CGIA di Mestre, un eventuale taglio del 30% dell’Irpef che grava sulle tredicesime lascerebbe nelle tasche di un operaio 115 euro in più, 130 euro in quelle di un impiegato e oltre 315 euro in quelle di un capo ufficio.
“Visto l’avvicinarsi del Natale – conclude Bortolussi – mai come in questo momento abbiamo la necessità di lasciare qualche soldo in più nei portafogli delle famiglie italiane. Ricordo che a dicembre bisognerà pagare il saldo dell’Imu e una serie di bollette molto pesanti. Pertanto, se non ci sarà qualche provvedimento a sostegno delle famiglie, prevedo che i consumi natalizi saranno molto modesti, con effetti economici molto negativi per i bilanci degli artigiani e dei commercianti”. 



EVENTIQUATTRO - Spread giù, su le pensioni

EVENTIQUATTRO - Spread giù, su le pensioni

venerdì 2 novembre 2012

Milani (Indesit): sostenere settore elettrodomestici con incentivi acquisto

Sostenere il settore italiano degli elettrodomestici con una nuova stagione di incentivi 'verdi' alla rottamazione. Per aiutare a uscire dalla crisi di domanda e di competitività un comparto che in Italia conta 130 mila addetti tra diretti e indotto, il secondo per importanza della manifattura italiana dopo quello dell'automobile.

Per Marco Milani, amministratore delegato di Indesit Company, il governo dovrebbe varare "misure volte a stimolare la domanda, che in questo momento è a un livello molto basso''.
Ma più che il volume, avverte, bisogna sostenere ''la qualità della domanda". In questo senso, sottolinea Milani, serve una nuova stagione di incentivi alla rottamazione, come fatto per i frigoriferi nel 2010. Una misura che ''stimolerebbe il ricambio e aiuterebbe l'industria, con basse ricadute in termini di costi per la comunita'''. E anche se l'aumento di un punto dell'Iva proposto dal governo non rappresenta per Milani un'ulteriore minaccia alle vendite di elettrodomestici, "uno stimolo della domanda fine a se stesso potrebbe essere pericoloso".
Meglio quindi incentivi all'acquisto di prodotti di alto di gamma. Al governo, spiega l'ad di Indesit Company, ''chiederei di incentivare la vendita e la distribuzione di prodotti ad alta efficienza energetica. Cosa che ha una doppia ricaduta: da un lato un significativo impatto ambientale, perchè gli elettrodomestici in produzione oggi sono molto migliori di quelli che sono presenti nelle case degli italiani, e dall'altro uno stimolo al ricambio di produzione, che aiuterebbe l'industria a vendere prodotti migliori''.
A livello nazionale, secondo i dati di Ceced Italia, l'associazione dei produttori di apparecchi domestici e professionali, negli ultimi dieci anni la produzione di elettrodomestici bianchi è crollata: dai 30 milioni di pezzi del 2002 ai 15 milioni dello scorso anno. Una flessione dovuta anche all'ondata di delocalizzazioni di stabilimenti produttivi italiani, fuggiti verso Paesi con un costo più basso della manodopera.
''Nel settore dell'elettrodomestico -sottolinea Milani- il costo della manodopera ha una forte influenza sul costo finale del prodotto'', tanto che in termini di manodopera diretta la produzione di un elettrodomestico medio in Italia o in un Paese dell'Est comporta una differenza di costo di circa il 10%. E alcuni Paesi dell'Est Europa, come la Polonia, che offrono garanzia analoghe di infrastrutture e indotto rispetto ai Paesi Occidentali, hanno un costo del lavoro che è circa un quarto di quello italiano. A condizioni del genere produrre in Italia diventa antieconomico.
Secondo Milani, ''oggi per manenere le produzioni in Italia ci vuole da parte dell'azienda un impegno molto significativo''. Innanzitutto le produzioni devono essere ''a minor contenuto di manodopera, con importanti investimenti nell'automazione delle fabbriche per rendere più competitiva la produzione'' e con prodotti più ricchi sia in termini di tecnologia che di ricerca.
E se per l'intero 2012 Indesit registrerà un aumento del fatturato del 2%, il merito non sarà dell'Italia. Un mercato che per il gruppo è diventato il terzo, con una quota del 15% del fatturato, mentre Regno Unito e Russia rappresentano ognuna il 25% circa delle vendite del gruppo. Per l'Italia, continua Milani, "a oggi non abbiamo prospettive molto positive. Non prevediamo per l'anno prossimo cambiamenti significativi e vediamo una stagnazione della domanda".
Il traino delle vendite per l'ultimo scorcio del 2012 dovrebbe arrivare invece da Regno Unito, Russia, Polonia e Turchia, anche se "la domanda sul mercato europeo -sottolinea l'ad di Indesit Company- continua a essere debole''.
Intanto nei primi nove mesi dell'anno Indesit, continua Milani, "ha ottenuto risultati positivi anche in mercati come Portogallo, Spagna, Polonia e Turchia, dove abbiamo registrato una crescita significativa''. L'aspetto negativo "è che i mercati importanti dell'area euro, come Italia, Germania e Francia, hanno mostrato un andamento negativo, magari in leggero miglioramento, ma che non fanno ben sperare". (intervista online su LABITALIA)

giovedì 1 novembre 2012

ELETTRODOMESTICI “SINDACATI CONVOCATI AL MISE
ALLE 10.30 DEL 5 NOVEMBRE.



Il dicastero dello Sviluppo economico ha convocato i sindacati per il 5 novembre per il tavolo di confronto sul settore degli elettrodomestici, secondo settore del manifatturiero italiano per numero di occupati dietro l’automotive .
Al secondo incontro che si riunirà successivamente saranno presenti anche le imprese del settore del bianco.
L’incontro che si terrà lunedì 5 novembre alle ore 10.30 nella Sala Commissioni al V piano del ministero di via Molise, vedrà il sindacato avanzare al Governo  proposte come ridurre il cuneo fiscale e contributivo del lavoro; intensificare  controlli per gli elettrodomestici importati, sui consumi energetici dichiarati rispetto a quelli effettivi; infine, condizionare qualsiasi incentivo alla ricerca ed al consumo ad una accertata responsabilità sociale delle imprese, secondo standard oggettivi europei,  poiché i benefici pubblici sono utili solo se sono rivolti allo sviluppo ed a quelle società che rispettano ambiente e lavoratori, garantendo la presenza effettiva nel nostro Paese.

SOS IMU: niente proroga per il saldo anche senza aliquote comunali

Saldo IMU: respinta la richiesta di proroga dei CAF anche se manca l'80% delle aliquote comunali definitive.

Fumata nera per la proroga IMU 2012, anche se la maggioranza dei Comuni italiani non ha stabilito le aliquote per il saldo del 17 dicembre: risultato, si rischia un ingorgo drammatico in vista della scadenza imminente per il pagamento dell’imposta sugli immobili.
A lanciare l’allarme caos sono i CAF: i centri di assistenza fiscale hanno infatti visto respinta la richiesta di proroga dal ministro Vittorio Grilli, che ha rimandato al mittente la proposta di rinvio al 31 dicembre avanzata a causa delle “criticità evidenti”.
Insomma, ennesimo grattacapo per contribuenti privati, imprese e professionisti.
I Comuni che hanno deliberato le aliquote IMU definitive sono meno del 20% e c’era tempo solo fino al 31 ottobre per l’80% delle amministrazioni comunali.  L’iter burocratico prevede 30 giorni di tempo per la pubblicazione delle aliquote online e per la trasmissione al Ministero dell’Economia. In questo modo si arriva a fine novembre, a ridosso della scadenza del 17 dicembre.