Sostenere il settore italiano degli elettrodomestici con una nuova stagione di incentivi 'verdi' alla rottamazione. Per aiutare a uscire dalla crisi di domanda e di competitività un comparto che in Italia conta 130 mila addetti tra diretti e indotto, il secondo per importanza della manifattura italiana dopo quello dell'automobile.
Per Marco Milani, amministratore delegato di Indesit Company, il governo dovrebbe varare "misure volte a stimolare la domanda, che in questo momento è a un livello molto basso''.
Ma più che il volume, avverte, bisogna sostenere ''la qualità della domanda". In questo senso, sottolinea Milani, serve una nuova stagione di incentivi alla rottamazione, come fatto per i frigoriferi nel 2010. Una misura che ''stimolerebbe il ricambio e aiuterebbe l'industria, con basse ricadute in termini di costi per la comunita'''. E anche se l'aumento di un punto dell'Iva proposto dal governo non rappresenta per Milani un'ulteriore minaccia alle vendite di elettrodomestici, "uno stimolo della domanda fine a se stesso potrebbe essere pericoloso".
Meglio quindi incentivi all'acquisto di prodotti di alto di gamma. Al governo, spiega l'ad di Indesit Company, ''chiederei di incentivare la vendita e la distribuzione di prodotti ad alta efficienza energetica. Cosa che ha una doppia ricaduta: da un lato un significativo impatto ambientale, perchè gli elettrodomestici in produzione oggi sono molto migliori di quelli che sono presenti nelle case degli italiani, e dall'altro uno stimolo al ricambio di produzione, che aiuterebbe l'industria a vendere prodotti migliori''.
A livello nazionale, secondo i dati di Ceced Italia, l'associazione dei produttori di apparecchi domestici e professionali, negli ultimi dieci anni la produzione di elettrodomestici bianchi è crollata: dai 30 milioni di pezzi del 2002 ai 15 milioni dello scorso anno. Una flessione dovuta anche all'ondata di delocalizzazioni di stabilimenti produttivi italiani, fuggiti verso Paesi con un costo più basso della manodopera.
''Nel settore dell'elettrodomestico -sottolinea Milani- il costo della manodopera ha una forte influenza sul costo finale del prodotto'', tanto che in termini di manodopera diretta la produzione di un elettrodomestico medio in Italia o in un Paese dell'Est comporta una differenza di costo di circa il 10%. E alcuni Paesi dell'Est Europa, come la Polonia , che offrono garanzia analoghe di infrastrutture e indotto rispetto ai Paesi Occidentali, hanno un costo del lavoro che è circa un quarto di quello italiano. A condizioni del genere produrre in Italia diventa antieconomico.
Secondo Milani, ''oggi per manenere le produzioni in Italia ci vuole da parte dell'azienda un impegno molto significativo''. Innanzitutto le produzioni devono essere ''a minor contenuto di manodopera, con importanti investimenti nell'automazione delle fabbriche per rendere più competitiva la produzione'' e con prodotti più ricchi sia in termini di tecnologia che di ricerca.
E se per l'intero 2012 Indesit registrerà un aumento del fatturato del 2%, il merito non sarà dell'Italia. Un mercato che per il gruppo è diventato il terzo, con una quota del 15% del fatturato, mentre Regno Unito e Russia rappresentano ognuna il 25% circa delle vendite del gruppo. Per l'Italia, continua Milani, "a oggi non abbiamo prospettive molto positive. Non prevediamo per l'anno prossimo cambiamenti significativi e vediamo una stagnazione della domanda".
Il traino delle vendite per l'ultimo scorcio del 2012 dovrebbe arrivare invece da Regno Unito, Russia, Polonia e Turchia, anche se "la domanda sul mercato europeo -sottolinea l'ad di Indesit Company- continua a essere debole''.
Intanto nei primi nove mesi dell'anno Indesit, continua Milani, "ha ottenuto risultati positivi anche in mercati come Portogallo, Spagna, Polonia e Turchia, dove abbiamo registrato una crescita significativa''. L'aspetto negativo "è che i mercati importanti dell'area euro, come Italia, Germania e Francia, hanno mostrato un andamento negativo, magari in leggero miglioramento, ma che non fanno ben sperare". (intervista online su LABITALIA)
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