domenica 29 settembre 2013

PENSIONI, I CONTRIBUTI FIGURATIVI RIDUCONO L'ASSEGNO?

Non tutti i contributi consentirebbero di andare in pensione anticipata entro il 2017 senza la decurtazione dell’assegno. Il Sole 24 Ore del 26 settembre mette a fuoco una questione sulla quale ci sono ancora margini di dubbio tanto che l’Inps ha richiesto ed è in attesa del parere di due ministeri. La legge Fornero, legge 214 del 2012, articolo 24 combinata con art 14 della legge 14 del 24 febbraio 2012 prevede la decurtazioni per chi accede alla pensione anticipata (cioè prima dei 62 anni) con elevata anzianità contributiva. Decurtazioni che non valgono per chi matura i requisiti contributivi entro il 2017, a patto che l’anzianità contributiva sia determinata da prestazione effettiva di lavoro. Che cosa significa? A parte gli obblighi di leva, malattia, infortunio o cassa integrazione, vuol dire che non vengono conteggiate le altre assenze, per le quali il contributo è figurativo. Un caso emblematico, l’assenza dal lavoro per donare il sangue. A scoprire in prima persona gli effetti delle nuove regole sono state decine di donatori volontari del sangue, che nelle scorse settimane hanno avviato i conteggi per accedere alla pensione anticipata, verificando che i giorni non lavorati perché dedicati alla donazione non vengono calcolati. Già con un parere dell’ottobre 2012, la gestione ex Inpdap, aveva precisato che la presenza di contribuzione utile ai fini del diritto al trattamento di quiescenza relativa ad assenza diverse da quelle previste dalla norma, poiché non costituisce prestazione effettiva di lavoro, comporta l’applicazione delle riduzioni percentuali.Tale interpretazione, in linea con il tenore letterale della norma, comporta oggettive difficoltà applicative, soprattutto nel pubblico impiego, dove non sempre risulta possibile avere una situazione storica di tutte le tipologie di assenze effettuate dal lavoratore nel corso dell’intera vita lavorativa. Cosa sono i contributi figurativi? I contributi figurativi sono contributi "fittizi" (cioè non versati né dal datore di lavoro, né dal lavoratore), che vengono accreditati dall’Inps sul conto assicurativo del lavoratore, per periodi in cui si è verificata una interruzione o una riduzione dell’attività lavorativa e, di conseguenza, non c’è stato il versamento dei contributi obbligatori da parte del datore di lavoro. Una caratteristica dei contributi figurativi è quella di essere accreditati, d'ufficio o su domanda del lavoratore, senza alcun costo per il lavoratore stesso. Essi si differenziano pertanto dai contributi da riscatto (che coprono altri periodi, come ad esempio gli anni di studio universitario e il lavoro all’estero) i quali sono, invece, a carico del lavoratore. L’accredito automatico dei contributi figurativi, da parte dell'Inps, senza bisogno di domanda da parte del lavoratore, avviene nei seguenti casi: aspettativa per mandato elettorale e sindacale; assistenza sanitaria per tubercolosi; assistenza a persone con handicap grave; attività svolta in progetti di lavoro socialmente utili (LSU); attività svolta da lavoratori invalidi; calamità naturale; cassa integrazione guadagni; chiusura dell’attività per i commercianti; congedi di maternità e parentali; contratti di solidarietà; disoccupazione; donazione del sangue; infortunio; malattia; mobilità; servizio militare; persecuzione politica e razziale (solo durante il regime fascista o l'occupazione tedesca). Il valore dei contributi da accreditare al lavoratore, di norma, si ottiene prendendo in considerazione la media delle retribuzioni percepite nello stesso anno solare in cui si collocano i periodi di interruzione o riduzione dell’attività. Se nell’anno solare non risultano retribuzioni, il valore da attribuire ai contributi figurativi è calcolato sulle retribuzioni dell’anno precedente. I contributi figurativi sono validi a tutti gli effetti sia per raggiungere il diritto alla pensione, sia per calcolarne l’importo. Fanno eccezione alcuni casi, come i contributi figurativi per la disoccupazione e per la malattia, i quali non vanno considerati per raggiungere il diritto alla pensione di anzianità.

730 SENZA SOSTITUTO D'IMPOSTA, PROROGA FINO AL 25 OTTOBRE

L'ultimo giorno utile per la presentazione del 730 senza sostituto d'imposta, fissato in domani 30 settembre, è stato prorogato al 25 ottobre prossimo. Chi ha perso il lavoro nel 2012 e vanta crediti con il fisco, in base al decreto del Fare potrà utilizzare il 730 invece che il modello Unico: un'opzione che consente di ridurre da oltre due anni a un paio di mesi i tempi per ottenere i rimborsi. Il governo prima della crisi delle ultime ore, ha fatto in tempo a varare un provvedimento che pensa ai disoccupati in modo concreto e immediato. Dal 22 agosto è entrata in vigore la norma del decreto del Fare che rende possibile recuperare i crediti Irpef nei confronti dello Stato in tempi rapidi, compilando cioè per la dichiarazione dei redditi relativi al 2012 il modello 730 anziché il modello Unico, come è avvenuto finora. Qual è il vantaggio? Prima dell’entrata in vigore della norma, presentando l’Unico il disoccupato senza nuovo impiego avrebbe dovuto aspettare almeno due anni prima di incassare eventuali rimborsi, dovendo sottostare a lunghe e inutili lungaggini burocratiche. Con il 730 invece i tempi si accorciano nettamente, scendendo a un paio di mesi. Un provvedimento necessario per dare una boccata di ossigeno a chi sta annegando nella disperazione della disoccupazione. Si tratta di una novità importante, arrivata dopo l’allarme lanciato dai Caf, che va a modificare una stortura del nostro sistema fiscale. Il provvedimento però è stato sfruttato ancora da pochi aventi diritto, come denunciano i centri di assistenza fiscale. Nella finestra che si è aperta dal 2 al 30 settembre per usufruire di questa possibilità, i Caf hanno elaborato solo 120mila pratiche, un terzo delle 400mila potenziali, stimati dall'agenzia delle entrate. Pochissime. "Stiamo contattando i nostri utenti di Unico che hanno i requisiti per passare al 730, ma perché questa opportunità non vada sprecata è fondamentale far arrivare l'informazione al maggior numero possibile di interessati - dice Valeriano Canepari, coordinatore della Consulta dei Caf - . Probabilmente ha influito anche il fatto che la notizia di questa novità sia arrivata a ridosso del mese di agosto, e quindi può darsi che pochi contribuenti abbiano avuto l'informazione e si siano attivati già a inizio settembre. Perciò continueremo a elaborare il 730 anche oltre la scadenza annunciata del 30 settembre, in considerazione del termine ultimo fissato per la trasmissione telematica delle pratiche all'Agenzia delle Entrate da parte dei Caf, che è il 25 ottobre, allargando quindi la finestra per il 730 anti crisi". Oltre ai Caf ci si può rivolgere anche a intermediari abilitati alla compilazione e all’invio del 730, come consulenti del lavoro, commercialisti, patronati... Possono compilare il 730 invece dell’Unico solo coloro che hanno perso il lavoro nel 2012 senza trovarne un altro e che quindi non hanno più il sostituto d’imposta che gli versi il rimborso in busta paga. Anche chi ha già compilato l’Unico può ripresentare la dichiarazione usando il 730, facendosi annullare l’Unico dal Caf o dal professionista che ne ha effettuato l’invio. Per ridurre ulteriormente i tempi di attesa si può indicare il proprio codice bancario (Iban) all’Agenzia delle Entrate utilizzando il modulo scaricabile dal sito dell’amministrazione stessa (www.agenziaentrate.it). In questo modo l’accredito arriverà direttamente sul conto corrente bancario o postale.

sabato 28 settembre 2013

PACETTI, PER LA PIATTAFORMA RICERCA E SVILUPPO DI FILIERA A MELANO SERVONO 5 ANNI

"La piattaforma potrà partire solo con un orizzonte temporale di almeno 5 anni ''e finanziamenti garantiti per 3-4 mln per il funzionamento minimo'' la piattaforma fisica di ricerca e innovazione per il settore degli apparecchi domestici e professionali proposta dalla Regione Marche con il via libera del Tavolo istituzionale composto dai ministeri Sviluppo, Ricerca e Lavoro, da Cnr e Regioni. A dirlo, a margine di una conferenza stampa all'Università Politecnica, è stato il coordinatore del progetto, il rettore uscente dell'ateneo Marco Pacetti. ''Noi siamo pronti - ha spiegato - e abbiamo consegnato il piano nei tempi stabiliti, l'11 settembre scorso. Si tratta di avviare la fase esecutiva, e soprattutto di trovare i finanziamenti necessari''. Dovrebbe sorgere nello stabilimento Indesit di Melano a Fabriano la piattaforma fisica di ricerca e innovazione per il settore degli apparecchi domestici e professionali proposta dalla Regione Marche. Stabilimento che la multinazionale aveva annunciato di voler chiudere, anche se da ultimo pare aver deciso diversamente.

CASSA INTEGRAZIONE, OTTOBRE NERO PER IL POLO MELALBA

SI PROSPETTA UN OTTOBRE NERO PER I DUE STABILIMENTI DI MELANO ED ALBACINA, CHE EFFETTUERANNO COMPLESSIVAMENTE BEN 17 GIORNATE DI FERMO PRODUTTIVO SU 23 GIORNATE LAVORABILI COMPLESSIVE.QUESTO E' QUANTO NEI GIORNI SCORSI LA DIREZIONE AZIENDALE HA COMUNICATO ALLE RSU DEI DUE STABILIMENTI FABRIANESI. IL FERMO PRODUTTIVO DOVUTO ALLA PERDURANTE CONTRAZONE DEI CARICHI DI LAVORO DERIVANTE DALLA CONTRAZIONE DEL MERCATO DELL'ELETTRODOMESTICO, RIGUARDERA' LO STABILIMENTO DI MELANO PER SETTE GIORNATE LAVORATIVE E PER 10 GIORNATE LAVORATIVE IN QUELLO DI ALBACINA. DATI ALLA MANO, OTTOBRE HA IL PRIMATO POCO INVIDIABILE PER QUANTITA' DI CIG EFFETTUATA NEL 2013, DETRONIZZANDO IL MESE DI GENNAIO ALLORQUANDO NEL POLO CARTAIO ERANO STATE EFFETTUATE 14 GIORNATE DI FERMO COMPLESSIVO. CON QUESTE GIORNATE SI SFIORERA' LA QUOTA DELLE 100 GIORNATE DI FERMO PER CIGO, MURO CHE PROBABILMENTE DA QUI ALLA FINE DELL'ANNO SARA' SUPERATO. VALE LA PENA RICORDARE CHE PER LO STABILIMENTO DI MELANO, SUL FUTURO DEL QUALE SEMBRA SPIRARE UNA TIMIDA SPERANZA, RISPETTO ALLE INTENZIONI DELLA INDESIT APPALESATE NELL'ORIGINARIO PIANO INDUSTRIALE DEL 4 GIUGNO, NEI MESI DI AGOSTO E SETTEMBRE SI ERA FERMATA L'EMORAGGIA DELLA CIG.

lunedì 23 settembre 2013

VERTENZA INDESIT, IL MINISTERO CHIEDE ULTERIORI MIGLIORAMENTI DEL PIANO

''Il Governo apprezza i passi avanti dell'azienda, ma li considera ancora non sufficienti, perche' basati su una prospettiva di stagnazione che non corrisponde alle nostre previsioni per gli anni a venire''. Ad affermarlo e' il sottosegretario al ministero dello Sviluppo Economico, Claudio De Vincenti, al termine della riunione al ministero sulla vicenda Indesit. L'incontro e' stato aggiornato al 14 ottobre e sara' preceduto da approfondimenti di merito con tutte le parti interessate. Nel corso della riunione di oggi i rappresentanti di Indesit Company hanno illustrato a sindacati, istituzioni e Governo le proposte di miglioramento al piano presentato lo scorso 3 luglio. L'incontro, presieduto da De Vincenti, ha visto la partecipazione dei rappresentanti del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, le istituzioni regionali e locali, le organizzazioni sindacali e territoriali di Fiom Cgil, Fim Cisl, Uilm Uil e Ugl Metalmeccanici. Indesit ha precisato che il piano di investimenti diretti in Italia sara' elevato da 70 a 78 milioni ed ha comunicato che saranno portate all'interno dell'azienda produzioni attualmente effettuate all'esterno. Inoltre ha ribadito che non prevede licenziamenti, ma ricorrera' ai contratti di solidarieta'. Le misure correttive apportate al Piano di salvaguardia originario dovrebbero determinare, secondo l'azienda, benefici in termini di minori esuberi e minori tagli alla produzione.

VERTENZA INDESIT, ANNA TROVO': " RIMOSSO MACIGNO, PRIMA APERTURA DELL'AZIENDA, MA ANCORA INSUFFICENTE"

"E' stata importante questa prima apertura dell`azienda sulla revisione del piano presentato lo scorso 4 giugno, ma le proposte di modifica sono ancora del tutto insufficienti". Lo ha dichiarato il segretario nazionale della Fim-Cisl, Anna Trovò, parlando della vertenza Indesit. "Nella sostanza - ha proseguito - manca una revisione dei programmi che dia certezze lavorative e produttive ai siti del gruppo e risposte certe sul futuro di tutti i lavoratori a cui si aggiunge la mancanza di certezze rispetto all`allocazione delle capacità produttive e delle produzioni che possa garantire la presenza industriale del Gruppo in tutti i siti italiani. Quindi, nonostante oggi l`azienda abbia rimosso il pesante macigno del piano annunciato a inizio estate, ci aspettiamo un passo avanti che vada incontro alle nostre richieste già a partire dal prossimo incontro di ottobre".

INDESIT TIMIDA APERTURA, MENO ESUBERI E PIU' INVESTIMENTI, MA BISOGNA FARE DI PIU'

Più investimenti e meno esuberi. E' questo sommariamenteil risultato dell'incontro tra i vertici di Indesit Company, le istituzioni e i sindacati che si è svolto oggi nella sede del ministero dello Sviluppo economico per un "ulteriore confronto in merito al piano di salvaguardia, consolidamento e rilancio industriale di Indesit in Italia". Indesit ha ribadito il "ruolo centrale" che l'Italia ricoprirà per l'azienda, sia a livello di produzione che a livello di sviluppo e innovazione dei prodotti, confermando il "piano di investimenti diretti in Italia pari a 70 milioni di euro, che consentiranno di rinnovare quasi completamente la gamma di prodotti realizzati nel nostro paese sia in termini di prestazioni che di competitività" e aggiungendo la proposta di "destinare un numero maggiore di produzioni ai poli industriali italiani e di portare all'interno dell'azienda alcune attività oggi svolte fuori, con conseguente riduzione immediata del numero di addetti interessati dal piano e ulteriori investimenti per 8 milioni di euro che vanno a sommarsi ai 70 già previsti". Indesit ha confermato altresì la volontà di gestire gli impatti sociali derivanti dal piano con il mantenimento dei 3 siti produttivi di Fabriano, Comunanza e Caserta, nessun licenziamento dei dipendenti coinvolti e il ricorso ad adeguati ammortizzatori sociali (cassa integrazione straordinaria e contratti di solidarietà), per non perdere le competenze professionali, in attesa di beneficiare della ripresa del mercato e dei vantaggi derivanti dagli investimenti e il rinnovo delle gamme prodotti".In dettaglio, Indesit propone ai sindacati e al sottosegretario De Vincenti di destinare al sito di Melano il mantenimento di alcune produzioni già presenti come cucine free standing, maxi forni e prodotti speciali; portare all'interno delle sedi di Fabriano e Caserta alcuni servizi di assistenza tecnica e creare a Caserta un It service center; ridurre, in relazione ai progetti sopra riportati, di 126 addetti il numero di persone interessate dal piano; riassorbire in quattro anni i 150 impiegati degli uffici. Inoltre nel periodo di vigenza dell'accordo, 2014/16, circa 330 lavoratori matureranno i requisiti per il pensionamento. Indesit propone anche di ricorrere a strumenti come la Cassa integrazione straordinaria e i contratti di solidarietà per non perdere le competenze professionali, per un periodo sufficientemente lungo per poter beneficiare dell'incremento dei volumi generato dagli investimenti e del miglioramento del mercato. Il 4 giugno scorso Indesit aveva varato un piano 2013-2016 che prevedeva investimenti per 70 milioni ma anche la delocalizzazione in Polonia e Turchia delle produzioni non sostenibili in Italia e 1.425 esuberi. Indesit immersa in un mercato di un settore, come quello del bianco, alle prese una crisi strutturale che non risparmia nessuno (eccetto Samsung e Haier): l'industria italiana degli elettrodomestici in dieci anni è scivolata da 30 milioni di pezzi a 15 milioni. Coinvolti Whirlpool, Electrolux, Candy, Brandt, Nardi che hanno in ballo Cig, piani di smaltimento esuberi, ridimensionamenti produttivi o chiusure. Nel 2012 Indesit company ha realizzato un utile operativo migliore di Whirlpool Emea ed Electrolux Emea ma in rapida erosione: è sceso dal 6,4% del 2010 al 5,3% del 2011 fino al 4,6% dell'anno scorso. nel primo semstre è sceso sotto il 4%. Il mercato però non dà ancora segni di miglioramento: rispetto al 2007 i volumi sono inferiori del 10% in Europa e del 25% in l'Italia; inoltre i nuovi produttori turchi e coreani, molto aggressivi sui prezzi, stanno erodendo importanti quote di mercato, addirittura nell'alto di gamma. Le parti hanno concordato un nuovo incontro il 14 ottobre al Mse.

domenica 22 settembre 2013

VERTENZA INDESIT, DOMANI AL MISE QUARTO ROUND

4 GIUGNO 2013- 23 SETTEMBRE 2013, SONO PASSATI 111 GIORNI DALL’INIZIO DELLA VERTENZA INDESIT DOPO L’ANNUNCIO SHOCK IN QUEL DI ROMA DEL PIANO INDUSTRIALE DI MANTENIMENTO E RAZIONALIZZAZIONE DEI SITI ITALIANI. “APPROCCIO RESPONSABILE” COSI’ FU EUFEMISTICAMENTE DEFINITO DALLA INDESIT, QUELLO AI PIU’ APPARSO COME VERA E PROPRIA MACELLERIA SOCIALE IN DEI TERRITORI, SOPRATTUTTO QUELLO FABRIANESE A FORTE RISCHIO DI DESERTIFICAZIONE INDUSTRIALE. 100 GIORNI E’ UN LASSO DI TEMPO INDICATIVO CON CUI MISURARE L’OPERATO O L’AVANZAMENTO DI UN EVENTO, UN GOVERNO O ALTRO. 100 GIORNI E 44 ORE DI SCIOPERO COMPLESSIVE, PROCLAMATE A PIU’ RIPRESE DAL COORDINAMENTO E L’ATTESA PER L’INCONTRO DI DOMANI, QUANDO I GIORNI TRASCORSI SARANNO COME DETTO 111. E PROPRIO MENTRE E’ SCOPPIATO IL CASO DELLA VENDITA DELLA ANTONIO MERLONI A PORCARELLI, ANNULLATO DAL TRIBUNALE DI ANCONA SU RICORSO DELLE BANCHE, C’E’ FIBRILLAZIONE PER L’INCONTRO DI DOMANI, IL QUARTO DELLA SERIE, AL MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO. C’E’ CHI LO DEFINISCE STORICO, CHI FORSE COME IL GIORNO DEL GIUDIZIO, CHI COME LA LINEA SPARTIACQUE. OVVIO CHE SIA DENSO DI ASPETTATIVE E SOTTO I RIFLETTORI, SE NON ALTRO PER UNA QUESTIONE TEMPORALE, L’ULTIMO INCONTRO E’ AVVENUTO INFATTI IL 26 LUGLIO, OSSIA 59 GIORNI FA. DOMANI POMERIGGIO, ALLE 15,30 AL DICASTERO DI VIA VENETO, SI SPERA CHE L’AZIENDA SI POSSA PRESENTARE AL TAVOLO CON DELLE NOVITA’ CONCRETE RELATIVE ALLA MODIFICA SOSTANZIALE DEL PIANO, DEL RESTO L’AD E PRESIDENTE DI INDESIT, MARCO MILANI, UN PAIO DI DOMENICHE FA AVEVA DICHIARATO IN UN’INTERVISTA, RILASCIATA AL CORRIERE DELLA SERA, CHE IL MANAGEMENT DI INDESIT SI SAREBBE PRESENTATO AL TAVOLO CON ALCUNE NOVITA’ CHE, PAROLE TESTUALI “VORREMMO FOSSERO VALUTATE IN MODO SERIO E PACATO”. RIUSCIRA’ L’AZIENDA A SCIOGLIERE IL NODO GORDIANO: 1425 ESUBERI, MA SENZA LICENZIARE NESSUNO. DEL RESTO QUESTO E’ STATO IL MANTRA DELLA INDESIT, TRA L’ALTRO IN QUESTI ULTIMI PERIODI RILANCIATO IN GRANDE STILE SUI MASS MEDIA LOCALI NAZIONALI. MA A QUESTO SI CONTRAPPONE QUELLO DI FIM FIOM E UILM: MANTENERE GLI STABILIMENTI ITALIANI, DELLE PRODUZIONI E DEI LIVELLI OCCUPAZIONALI. SU QUESTI TRE CARDINI, LA TRIPLICE SINDACALE HA COSTITUITO SIN DALL’INIZIO LA PROPRIA LINEA DEL PIAVE. CERTO LA VERTENZA E’ STATA SNERVANTE, DURA MA NON PER QUESTO SENZA LESINARE ENERGIE. QUELLE CHE FORSE (MA SPERIAMO DI NO), POTREBBERO ESSERE RICHIESTE DI NUOVO AI LAVORATORI.

sabato 21 settembre 2013

EX ANTONIO MERLONI, IL GIUDICE ANNULLA LA VENDITA A PORCARELLI

Continua l'odissea negativa dell'economia fabrianese, del quale l'elettrodomestico è stato il fattore trainante dagli anni sessanta ad oggi. Infatti, secondo quanto si apprende dagli organi di informazione locali, il giudice di Ancona Edi Ragaglia ha annullato la vendita della Antonio Merloni di Fabriano al gruppo Porcarelli. Il dispositivo è stato pubblicato questa mattina: la sentenza, 35 pagine, annulla tutti gli atti preliminari e il contratto della cessione dell'azienda degli elettrodomestici. Il costo dell'operazione, approvato dal comitato di vigilanza previsto dalla legge Marzano, è stato pari a circa 10milioni di euro, più 3 milioni di crediti a cui Porcarelli ha rinunciato e che vantava nei confronti della precedente gestione della Ardo. La cifra pattuita, però, è stata giudicata bassa secondo un pool di banche - Mps, Unicredit, Banca Marche, Bpa, Carifac, CariFirenze e Popolare di Ancona, tutte creditrici nei confronti della precedente gestione della Antonio Merloni per circa 178milioni di euro - che hanno promosso una causa per chiedere l'annullamento della vendita effettuata dall'Amministrazione straordinaria allo stesso Porcarelli. Secondo il consulente del tribunale il prezzo della vendita si sarebbe dovuto aggirare intorno ai 54 milioni di euro. Nelle motivazioni è specificato che sono estranee alla sentenza tutte le questioni afferenti il mancato rispetto dell'impegno assunto al mantenimento dei posti di lavoro e all'effettiva prosecuzione dell'attività lavorativa. La sentenza, attesa da mesi, getta un cono di incertezza sul futuro dei 700 ex lavoratori del gruppo elettrodomestico dell’Antonio Merloni, riassunti dalla J. P. dell’imprenditore Giovanni Porcarelli, anche se la gran parte è attualmente in cassa integrazione straordinaria per ristrutturazione. La cessione del complesso industriale del minore dei fratelli Merloni, Antonio, era avvenuta il 27 dicembre 2011, dopo anni di amministrazione straordinaria e una complessa trattativa gestita da tre commissari nominati dal ministero dello Sviluppo economico. Contro la vendita dei tre stabilimenti A. Merloni di Santa Maria e Maragone a Fabriano e quello Gaifana (Nocera Umbra), e dei marchi Ardo e Seppelfricke, ritenuta di fatto una liquidazione di uno dei colossi del contoterzismo del bianco, il 20 febbraio 2012 avevano presentato ricorso la Mps Gestione Crediti Banca spa, Unicredit Management Bank, Banca delle Marche, Banca Popolare di Ancona, Cassa di risparmio di Fabriano e Cupramontana, Banca Cr di Firenze, Banca dell’Adriatico. Il Tribunale, ha dato sostanzialmente ragione alle banche, sostenendo che l’operazione di cessione, avvenuta sotto l’egida del Mise, ha “violato un vincolo diretto a salvaguardare, nell’ambito della pluralità degli interessi, quello dei creditori”. Il collegio ha rilevato anche varie violazioni delle “norme imperative relative al criterio di determinazione del valore” del complesso industriale, tali da “inficiare l’intera operazione di vendita per illiceità”'. La sentenza “compensa tra le parti le spese di lite”, e ordina all’Agenzia delle Entrate di “procedere alle rettifiche e integrazioni conseguenti alla presente decisione”. Resta il fatto che 700 operai ex Ardo che speravano di aver ritrovato un posto di lavoro solido e duraturo, temono che possano finire come le circa 1.300 tute blu cassaintegrate della Antonio Merloni.

venerdì 20 settembre 2013

HAI UN PROBLEMA ECONOMICO? FORSE COMETA PUO' DARTI UNA MANO

Malattie, invalidità, acquisto della prima casa, anche per i figli, disoccupazione o spese personali. Sono i casi in cui è possibile chiedere in anticipo il riscatto del capitale versato a COMETA e nella previdenza integrativa. Di norma, e secondo lo spirito dello strumento, il capitale accumulato in questi prodotti (più i rendimenti maturati), può essere ritirato dai lavoratori soltanto quando viene raggiunta la data del pensionamento, per assicurarsi un secondo pilastro oltre alla risicata pensione dell'Inps. I riscatti anticipati Tuttavia esiste la possibilità di riscattare il montante anche prima di congedarsi dal lavoro, in alcuni casi limitati previsti espressamente dalla legge. Chi rimane disoccupato per più di 12 mesi, chi ha bisogno di soldi per ristrutturare o comprare una casa oppure chi deve sostenere delle spese sanitarie impreviste, causate da gravi malattie, può farsi anticipare (del tutto o in parte) il capitale maturato nei fondi e nelle polizze integrative. Tuttavia, la legge ha fissato dei paletti ben precisi che riducono notevolmente la libertà di azione del futuro pensionato. In caso di malattia o di acquisto della casa, per esempio, è possibile richiedere fino al 75% dei soldi maturati (e non un centesimo di più). Chi rimane invalido, invece, fortunatamente non è soggetto ad alcuna limitazione e può farsi liquidare anticipatamente l’intero capitale. Discorso diverso per chi perde il posto di lavoro: in questo caso, se la disoccupazione dura da più di 12 mesi, è possibile riscattare in anticipo fino al 50% del capitale. La restante metà può invece essere ritirata soltanto se il periodo di astensione dal lavoro supera la soglia dei 4 anni. I limiti temporali Oltre a stabilire un tetto massimo per le somme liquidabili, la legge fissa anche dei limiti temporali ben precisi. Chi vuole farsi restituire i soldi per finanziare l’acquisto della casa o per pagare una ristrutturazione edilizia, per esempio, deve avere almeno 8 anni di versamenti alle spalle. Non ci sono vincoli temporali, invece, per i disoccupati o per chi subisce un’invalidità permanente, che comporta una riduzione della capacità lavorativa superiore al 66%. Infine, esiste un’ultima possibilità di farsi restituire in anticipo una parte dei soldi versati nei fondi o nelle polizze previdenziali. Dopo 8 anni di versamenti, il lavoratore può riscattare infatti fino al 30% della somma maturata per qualsiasi motivo, senza dover fornire alcuna giustificazione. Dunque, anche chi deve affrontare una spesa superflua e non strettamente necessaria (come l’acquisto dell’automobile), in teoria può attingere a una parte del tesoretto accumulato con le polizze o i fondi pensionistici. Com’è ovvio, quest’ultima scelta non è particolarmente consigliata, almeno per queli lavoratori che vogliono costruirsi una rendita di scorta consistente, in vista della terza età. Se il capitale accumulato nei fondi si riduce, infatti, anche la futura pensione integrativa sarà più bassa. Di regola, le rendite maturate con i prodotti della previdenza integrativa sono tassate con un’aliquota ridotta, che varia a seconda della lunghezza del piano di risparmio: si va da un minimo del 9% fino a un massimo del 15%. Se invece il capitale viene riscattato in anticipo per l’acquisto della casa, per una ristrutturazione edilizia o per altre spese a discrezione del lavoratore, i rendimenti sono soggetti a un’aliquota più alta, pari al 23%. Soltanto in caso di riscatto per disoccupazione, per invalidità o per spese sanitarie, resta la tassazione agevolata tra il 9 e il 15%. Nella tabella seguente, sono riassunti tutti i casi in cui è possibile farsi restituire i soldi versati nei fondi e nelle polizze integrative.

CNA E CONFARTIGIANATO, RESPINGONO IL PIANO INDESIT

NO, non ci stiamo! Le associazioni di categoria delle piccole imprese dell’artigianato e del commercio, CNA e Confartigianato, che avevano partecipato anche alla manifestazione del 12 luglio, respingono al mittente il piano proposto dal Dottor Milani, presidente ed amministratore delegato della Indesit Company, già peraltro contestato dalle stesse rappresentanze dei lavoratori. Diciamo basta a questo sciagurato disegno e a qualsiasi forma di delocalizzazione delle produzioni all’estero ed al conseguente e sistematico spopolamento produttivo del distretto industriale fabrianese. Sono ormai cinque anni che assistiamo impotenti ad una progressiva e continua desertificazione industriale del territorio operata dalle grandi aziende che portano le produzioni all’estero in Paesi dove il lavoro è più conveniente e del conseguente ricorso alla cassa integrazione come unica alternativa per una realtà che ormai conta centinaia di cassintegrati ed è ridotta allo stremo, facendo pagare al contribuente i costi sociali di queste operazioni pur di non voler rinunciare a massimizzare i profitti. Sono 3.874, a maggio di quest’anno, i lavoratori disoccupati iscritti alle liste di collocamento, il 18,8% della popolazione attiva, che aumenteranno ancora con la fine della cassa integrazione della Ex Antonio Merloni a cui si aggiungeranno i lavoratori delle altre vertenze aperte per le difficoltà del comparto delle cappe aspiranti che avrà come conseguenza la chiusura di decine di piccole imprese e di negozi – fenomeno peraltro già in corso – che per anni hanno costituito la linfa vitale di quello che è stato definito il modello marchigiano e che ora vede il suo epilogo. La posta in gioco è il progressivo depauperamento del sistema economico e sociale, che è stato alla base della società fabrianese per tutti questi anni, in una lenta, ma inesorabile, regressione che ha svuotato il nostro comprensorio di ogni possibile capacità produttiva. La cassa integrazione non può e non deve essere la soluzione del problema, anche perché questa interessa già oltre 1.500 persone. Né potrà essere una soluzione il ventilato riutilizzo del sito produttivo di Melano per la realizzazione di un centro di ricerca sulle tecnologie applicate agli elettrodomestici, domotica e quant’altro, sotto la direzione dell’università Politecnica delle Marche e con il finanziamento pubblico della Regione. Questa struttura sarà a beneficio delle attività produttive di tutto il territorio o ad esclusivo vantaggio della Indesit Company? Le piccole imprese dell’artigianato usufruiranno degli stessi servizi?

mercoledì 18 settembre 2013

COMUNICATO DELLE ASSEMBLEE DEI LAVORATORI DI MELANO ED ALBACINA

Durante le assemblee in sciopero svolte ieri ed oggi presso gli stabilimenti di Melano ed Albacina si è fatto il punto della situazione sulla vertenza in essere. In risposta all'Amministratore Delegato Milani le lavoratrici ed i Lavoratori ribadiscono le proprie posizioni. Si può aprire una trattativa solo se l'Azienda modificherà sostanzialmente il progetto industriale presentatoci, e che vada verso le priorità fino ad oggi evidenziate: -difesa dei siti produttivi e delle produzioni; -salvaguardia occupazionale; -rilancio del gruppo attraverso investimenti che diano maggiore competitività alle produzioni Italiane. Il 23 settembre, l'Indesit si presenti al tavolo ministeriale con un approccio responsabile e non contabile per affrontare i problemi industriali. Le Assemblee delle Lavoratrici e dei Lavoratori Indesit Company di Melano ed Albacina

lunedì 16 settembre 2013

FONDO COMETA: RENDIMENTI AGOSTO 2013

Nel mese di agosto i comparti del Fondo con capitale investito prevalentemente obbligazionario ( Monetario Plus e Sicurezza ) fanno registrare un sostanziale guadagno, viceversa i comparti con capitale investito parzialmente azionario (Reddito e Crescita ) riduco il loro guadagno da inizio anno.

DAL MONDO DELL'ELETTRODOMESTICO: HAIER E FAGOR SI UNISCONO IN UNA JOINT VENTURE E APRONO UNA FABBRICA IN POLONIA

Haier e Fagor hanno annunciato un accordo di collaborazione per la creazione di una joint venture al fine di diventare un punto di riferimento nel settore. La joint venture, che vedrà Haier al 51% e Fagor al 49%, supervisionerà la costruzione e la crescita di un nuovo stabilimento di produzione di frigoriferi a Breslavia (Polonia). La capacità produttiva annua del nuovo sito che si trova presso il Fagor Group Polish Industrial Park, sarà di 500mila unità, per arrivare a 1 milione entro cinque anni. Con un co-investimento di 56 milioni di euro, questo accordo permetterà a Haier di rafforzare considerevolmente la propria posizione in Europa, dove si propone di essere tra i primi 5 marchi free-standing entro il 2016. Questo obiettivo è anche parte del piano di crescita che la società spagnola Fagor ha stabilito per il 2013-2016. La fabbrica, che è ubicata strategicamente in Polonia, ed è la più grande produttrice di elettrodomestici in Europa, diventerà un nuovo pilastro della struttura operativa “Three-in-One” di Haier, consentendo al Gruppo di portare le sue attività di design, produzione e marketing più vicine al territorio di vendita. Questo stabilimento si aggiunge al Centro R&S di Norimberga (Germania), allo stabilimento ubicato a Campodoro in provincia di Padova e agli uffici marketing nel quartier generale europeo di Parigi e nelle altre filiali locali. I team industriali e di R&S uniranno le loro esperienze per sviluppare delle piattaforme di prodotti di punta, sfruttando al massimo le economie di scala legate alla mutualizzazione dei volumi di produzione e degli acquisti di componentie materie prime. La costruzione della fabbrica di frigoriferi dovrebbe iniziare a settembre 2013, per cominciare a produrre entro giugno 2014

sabato 14 settembre 2013

DELLA SERIE NON E' TUTTO ORO QUEL CHE LUCCICA, I LAVORATORI POLACCHI PROTESTANO IN MANIERA MASSICCIA

Minacciando uno sciopero generale, lanciando fumogeni e facendosi sentire con tamburi e fischietti, almeno 100mila aderenti dei sindacati polacchi (Nszz Solidarnos – Opzz alleanza sindacati – Fzz Forum dei sindacati) membri della Confederazione europea dei sindacati, hanno sfilato a Varsavia contro la riduzione delle prestazioni sociali, l'aumento dell'età pensionabile, l'alto tasso di disoccupazione e le recenti riforme restrittive dei diritti del lavoro. Il premier Donald Tusk sta perdendo velocemente popolarità dopo aver alzato l'età del pensionamento, annunciato la riforma del sistema pensionistico e permesso che si lavori più ore giornalmente e settimanalmente. I dimostranti provenienti da tutta la Polonia, con bandiere e palloncini, hanno marciato verso la piazza Castello mostrando cartelli con slogan come 'Il governo Tusk se ne vada' e 'Sono schiavo di Tusk'. Oggi è stato l'ultimo di quattro giorni di massicce proteste, cominciate mercoledì, nella città. Il sindacato organizzatore Opzz, il più grande del Paese, e altri gruppi di lavoratori, hanno stimato la partecipazione di 120mila persone, mentre le autorità cittadine hanno parlato di 100mila. Se il governo non cambierà le sue politiche, ha promesso il leader di Opzz Jan Guz durante il corteo, "bloccheremo l'intero Paese, bloccheremo ogni autostrada, ogni strada". "Non accettiamo una politica che spinga le persone alla povertà", ha detto ancora. Dal canto suo la Confederazione europea dei sindacati sostiene le iniziative dei sindacati polacchi. "Sosteniamo i sindacati polacchi nella loro azione", afferma Niemec, vicesegretario generale: "Siamo scioccati dal fatto che essi sono costretti a lottare per i diritti dei lavoratori nello stesso modo come i loro colleghi di quei paesi più colpiti dalla crisi. Siamo anche molto preoccupati per i peggioramenti delle tutele del lavoro, tra l'altro in conflitto con la legislazione europea, e riteniamo inaccettabile l'aumento dei contratti di lavoro precario".

BONANNI: " IL BIANCO E' UN ASSE PORTANTE DEL PAESE"

RAFFAELE BONANNI, SEGRETARIO NAZIONALE DELLA CISL, IERI IN ANCONA, PRESSO LA SEDE DELLA CONFINDUSTRIA, INTERVENUTO IN UN SEMINARIO SULLA COMUNICAZIONE NELLE RELAZIONI INDUSTRIALI, HA CONFEMATO LA SUA PREOCCUPAZIONE PER LA VICENDA INDESIT COMPANY E QUELLA DI UN COMPARTO COME QUELLO DELL'ELETTRODOMESTICO BIANCO, SENZA IL QUALE NON C'E' FUTURO.

(Il Resto del Carlino)

(Corriere Adriatico)/

(Con la maglia della vertenza Indesit a Roma lo scorso 22 giugno)

Licenziamento legittimo di chi usa l’indirizzario dei dipendenti per criticare l’azienda – Cassazione sentenza n. 20715 del 2013

Licenziamento legittimo di chi usa l’indirizzario dei dipendenti per criticare l’azienda – Cassazione sentenza n. 20715 del 2013 La Corte di Cassazione sez. lavoro con la sentenza n. 20715 del 10 settembre 2013 intervenendo in tema di licenziamenti ha affermato che è legittimo il licenziamento del dipendente che ha trasferito l’indirizzario aziendale sul computer del sindacato di cui era dirigente per esprimere via e-mail forti critiche all’operato dell’impresa. Gli Ermellini, con la sentenza in commento, hanno ritenuto immune da vizi il ragionamento della Corte di appello di Milano che ha giudicato sussistenti le ragioni per integrare “un giustificato motivo soggettivo di recesso”. I giudici di legittimità nelle motivazioni ricordano che la corte territoriale “ha ritenuto che l’aver estratto un indirizzario interno ad uso aziendale al quale potevano accedere tutti i dipendenti della Mondadori (si trattava di indirizzi di dipendenti e collaboratori) trasferendolo sul computer del Sindacato Libero ed averlo utilizzato per l’invio di alcune e-mail, anche con volantini allegati, critiche verso la direzione aziendale integrava una condotta rilevante dal punto di vista disciplinare”. “Ha, quindi – prosegue la sentenza -, inquadrato tale comportamento nell’ambito di una situazione conflittuale esistente tra il … e la società, così come emergente dalla documentazione acquisita agli atti, sintomatica di una crescente insofferenza del predetto rispetto alle indicazioni dei vertici aziendali, situazione evidenziata nella contestazione dell’addebito riportata testualmente nella impugnata sentenza”. “In questa valutazione il giudice del gravame … ha ritenuto, con giudizio di merito non sindacabile in questa sede che i fatti addebitati al dipendente non fossero di gravità tale da giustificare un licenziamento per giusta causa, ma erano idonei, comunque, ad integrare un giustificato motivo soggettivo di recesso”.

venerdì 13 settembre 2013

LA FIM CISL A MONTECITORIO

LA DELEGAZIONE DEI DELEGATI DELLA FIM CISL DI FABRIANO CHE HA PARTECIPATO ALL'INCONTRO CON LA PRESIDENTE DELLA CAMERA LAURA BOLDRINI, SVOLTOSI A MONTECITORIO L'11 SETTEMBRE.

CONFERENZA STAMPA ODIERNA DI MILANI, PRESIDENTE E AD DI INDESIT

Dopo cento giorni di bocche cucite o quasi, Marco Milani in meno di una settimana, irrompe per la seconda volta sui mezzi di informazione, per esternare in definitiva,il proprio mantra, che ha sempre sostenuto sin dall'inizio della vertenza. Aldila delle "non notizie", perchè quanto affermato, è come detto noto da tempo atavico, l'unica "notizia notizia" è la curiosità di scoprire, quali saranno le novità paventate dall'ad di Indesit domenica scorsa sulle colonne del Corriere della Sera e che, parole di Milani vorrebbe fossero valutate in modo serio e pacato. Milani ha ribadito nella conferenza stampa odierna che davanti, ci sono tre anni di sacrifici ma nessuno in mezzo alla strada. Niente licenziamenti e la convinzione che si puòancora investire nel settore del bianco «Indesit è fermamente convinta che sia ancora possibile investire e produrre elettrodomestici in Italia». Lo ha detto Marco Milani, presidente e Ad del gruppo Indesit in una conferenza stampa a Fabriano, ribadendo che l’azienda «non vuole abbandonare l'Italia». «Vorremmo, con gli investimenti previsti di 70 milioni in Italia, rinnovare la gamma dei nostri prodotti - ha aggiunto - a Fabriano nel settore 'cotturà, con nuove piattaforme forni ad elevata innovazione; a Comunanza nel lavaggio, con prodotti con migliori prestazioni, fortemente digitali; a Caserta nel settore cottura e freddo, con nuove gamme di prodotto, nuovi bruciatori e nuovi piani gas». «Non vogliamo abbandonare l’Italia - ha ribadito - dove rimarranno i ruoli aziendali, la cosiddetta testa pensante tra Fabriano e Milano, confermando il ruolo centrale dell’Italia per tutto il gruppo». «Oggi in Italia - ha proseguito Milani - produciamo circa il doppio di ciò che vendiamo e non potevamo abbassare i prezzi dei nostri elettrodomestici, neanche incrementarli. E’ per questo che abbiamo elaborato un piano di salvaguardia e di sviluppo con il quale investiamo per rendere migliori le nostre produzioni, portiamo nuovi prodotti ad alto valore aggiunto più vicini ai nostri clienti, manteniamo tutti i siti produttivi, ma sposteremo dall’Italia produzioni non più sostenibili». Tutto ciò, ha spiegato, verrà realizzato con l’utilizzo di ammortizzatori sociali, come contratti di solidarietà e cassa integrazione straordinaria, per tempi «sufficientemente lunghi per salvaguardare la nostra competitività». Tre anni di sacrifici, è stato quantificato, ma nessuno in mezzo a una strada. «Non vogliamo perdere le competenze professionali in attesa della ripresa dei mercati e quando questa avverrà vogliamo essere pronti a cavalcarla», «non vogliamo - ha assicurato - nessun licenziamento e i contratti di solidarietà sono il sistema migliore per consentire a tutti i nostri lavoratori, con dignità ma anche un po' di sacrificio, di contribuire alla ripresa». Milani ha concluso l’incontro, sottolineando come «Indesit abbia sempre dimostrato una grande attenzione alle persone, che continueremo ad avere».

giovedì 12 settembre 2013

INCONTRO LAVORATORI FABRIANESI E PRESIDENTE DELLA CAMERA, IL COMUNICATO DI LAURA BOLDRINI

ACCORATA E SENSIBILE LA PRESIDENTE DELLA CAMERA, LA MARCHIGIANA LAURA BOLDRINI, NELLE SUE PAROLE CON LE QUALI HA ACCOLTO I LAVORATORI DELLA INDESIT E DELLA BEST, TECNOWIND, FABER, GHERGO GROUP, JP INDUSTRIES, A. MERLONI, ELICA, OSSIA TUTTE QUELLE ALLE PRESE CON QUESTA DURA E SFINENTE CRISI CONGIUNTURALE. "SONO COMPLETAMENTE PARTECIPE DI QUESTA VOSTRA PREOCCUPAZIONE, PERCHE' VISSUTA SULLA MIA PELLE. LA MIA FAMIGLIA VIVE VICINO A FABRIANO E QUINDI CONOSCO IL DECLINO DEL TERRITORIO FABRIANESE, NON HO POTERE OPERATIVO PERO' VORREI FARE TUTTO CIO' CHE E' NELLE MIE FACOLTA' E METTERLO A VOSTRA DISPOSIZIONE. IL "NOSTRO" TERRITORIO DEVE RIALZARE LA TESTA E SICURAMENTE QUESTO NON SARA' NE L'UNICO NE L'ULTIMO INCONTRO TRA DI NOI". TRA LE PREROGATIVE DEL PRESIDENTE, ANCHE L'IMPEGNO A LIVELLO MEDIATICO AFFINCHE' L'INTERESSE SULLA CRISI DI UN TERRITORIO, PER DECENNI LOCOMOTIVA DELL'ECONOMIA MARCHIGIANA E ANCHE NAZIONALE, NON SIA MAI SOPITO. ECCO IL COMUNICATO ISTITUZIONALE. “Non vogliamo essere un popolo di cassintegrati. Siamo abituati a lavorare, e vogliamo farlo nella nostra regione. Anche se sempre più spesso alcuni di noi cominciano a pensare di emigrare nel nord Europa”. E’ quello che mi hanno detto oggi, a Montecitorio, i lavoratori dell’area di Fabriano, nelle Marche. Mi hanno raccontato le difficoltà legate alla durissima crisi che ha investito le aziende produttrici di elettrodomestici e quelle dell’indotto. Le rappresentanze sindacali unitarie di fabbriche come Indesit, Elica, Best, Tecnowind hanno denunciato le conseguenze delle delocalizzazioni, chiedendo il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali e il ripensamento delle produzioni, che la competizione internazionale rende indispensabile. Per reagire alla crisi non bisogna spostare le imprese all’estero, ma investire sulla qualità. La ricerca e una politica industriale seria devono essere all’altezza delle sfide della globalizzazione. Lo Stato deve perciò aiutare, anche agevolandone l’accesso al credito, le aziende che investono in innovazione mantenendo i livelli occupazionali. Scriverò ai Presidenti delle Commissioni Lavoro e Attività Produttive della Camera per chiedere loro di occuparsi dei problemi segnalati dalle Rsu che ho incontrato, nelle forme che riterranno più opportune. Mi rivolgerò anche ai Ministri per lo Sviluppo economico e del Lavoro, e cercherò di facilitare l’esame parlamentare di ogni iniziativa del Governo che possa affrontare con efficacia questa emergenza.

mercoledì 11 settembre 2013

L'INCONTRO DEL 17 SETTEMBRE, SLITTA PER IMPEGNI MINISTERIALI AL 23 SETTEMBRE. VIA LIBERA DAL TAVOLO ISTITUZIONALE A PROGETTO JANUS 275

L'incontro al ministero slitta al 23 settembre Il ministero dello Sviluppo Economico ha rinviato, per sopraggiunti impegni istituzionali, il tavolo sulla vertenza Indesit Company del 17 settembre. Si terrà invece il 23 settembre alle 15,30. Indesit: via libera da tavolo istituzionale a progetto Janus Piattaforma per apparecchi domestici proposta da Regione Marche Il Tavolo istituzionale composto dai ministeri Sviluppo, Ricerca e Lavoro, da Cnr e Regioni ha dato il via libera all'impianto del progetto di fattibilita' della Piattaforma fisica di ricerca e innovazione per il settore degli apparecchi domestici e professionali (Janus 275) proposto dalla Regione Marche, sotto l'egida dell'ex rettore dell'Università Politecnica delle Marche, Marco Pacetti. Si avvia ora la fase esecutiva di questa iniziativa di politica industriale, per svilupparne l'operativita' con il Cnr, che costituira' in futuro il perno operativo del progetto. L'obiettivo e' di favorire la difesa attiva e il radicamento in Italia di produzioni e lavoro del settore degli apparecchi domestici e professionali, un comparto di eccellenza del Made in Italy. Per questo il progetto di piattaforma rappresenta un presupposto fondamentale per favorire la revisione del piano Indesit e l'evoluzione positiva della vertenza, a sostegno del mantenimento in loco di attivita' produttive ed occupazione". La piattaforma secondo il progetto, dovrebbe essere localizzata nello stabilimento Indesit di Melano.

martedì 10 settembre 2013

OGGI ANCORA SCIOPERI A MELANO ED ALBACINA, DOMANI A ROMA INCONTRO CON LAURA BOLDRINI, PRESIDENTE DELLA CAMERA

Scioperi a gatto selvaggio, anche oggi, negli stabilimenti Indesit Company di Albacina e Melano, a sostegno di una vertenza che questa settimana la vedrà dipanarsi in più incontri. L'astensione dal lavoro faceva parte del pacchetto di otto ore di sciopero proclamato in occasione dell'ultimo incontro al Ministero dello Sviluppo Economico, lo scorso 26 luglio. I dipendenti del gruppo marchigiano dell'elettrodomestico, incontreranno domani, alle ore 12,00 a Montecitorio il presidente della Camera dei deputati, la marchigiana Laura Boldrini, che riceverà una delegazione composta di lavoratori della Indesit Company e di altre aziende del Fabrianese alle prese con la crisi. Per giovedì 12 alle ore 11,00 presso la sala Airoldi della sede nazionale di Fim, Fiom e Uilm in corso Trieste a Roma, si riunirà invece il coordinamento sindacale del gruppo, in vista del tavolo convocato al Ministero dello Sviluppo economico il 17 settembre. E sempre domani 11 settembre, a Roma, si riunisce il tavolo istituzionale sul progetto di piattaforma tecnologica per gli elettrodomestici da realizzare a Melano, di cui ieri la giunta regionale delle Marche ha approvato le linee guida operative.

PIATTAFORMA DI RICERCA E INNOVAZIONE, APPROVATO IL PROGETTO DI FATTIBILITA'

La Giunta regionale delle Marche, ieri ha approvato le linee guida operative di JANUS 275, il progetto di Piattaforma fisica di ricerca e innovazione per il settore degli apparecchi domestici e professionali L’obiettivo è puntare su ricerca e innovazione quale leva strategica per favorire i processi di sviluppo competitivo e tenuta occupazionale dell’intera filiera di settore, con una forte ricaduta territoriale. Inoltre l’obiettivo è dotare la regione Marche di un centro di ricerca nazionale in uno dei settori dove maggiore è la produzione di valore nell’economia regionale. Si vuole agevolare così la tutela occupazionale, rafforzando la competitività delle attività a più elevato margine della catena del valore della filiera produttiva. Il progetto prevede la localizzazione della Piattaforma nelle Marche, anche in considerazione della specializzazione produttiva più elevata in Italia a cui fa riscontro l’assenza di centri di ricerca nella regione. Siamo molto realisti: il progetto non risolve certamente tutti i problemi del settore, ma è sicuramente in grado di offrire opportunità rilevanti per sostenere strategie competitive ancorate al mantenimento in Italia di produzioni e lavoro. Il tema della competitività viene affrontato dunque nella maniera più decisa. L’augurio è che questo progetto di politica industriale possa favorire un’evoluzione positiva anche della vicenda Indesit, a tutela del lavoro e della coesione sociale dell’intera comunità marchigiana”. “Il progetto – dice il professor Marco Pacetti, incaricato della stesura del progetto - parte dall’analisi del contesto economico, tecnologico e di policy del settore degli apparecchi domestici e professionali per poi definire obiettivi, caratteristiche e attività operative della Piattaforma fisica ricerca e innovazione quale iniziativa di politica industriale a sostegno dello sviluppo e dell’occupazione del settore”. SCHEDA DI APPROFONDIMENTO: JANUS 275, LA PIATTAFORMA FISICA DI RICERCA E INNOVAZIONE PER IL SETTORE DEGLI APPARECCHI DOMESTICI E PROFESSIONALI Il contesto economico, tecnologico e di policy del settore. Gli apparecchi domestici e professionali rappresentano uno dei principali punti di forza del made in Italy, contribuendo in maniera strutturale alla creazione del reddito contribuendo con 15 miliardi di € di fatturato di cui il 60% di export e generando occupazione con 130.000 unità impegnate. E’ un settore dell’industria manifatturiera nel quale l’Italia ha consolidato nel corso degli ultimi 50 anni una significativa leadership produttiva a livello europeo e mondiale. Appare, pertanto, rilevante la progettazione e realizzazione di interventi di politica industriale volti a contenere la perdita dei livelli produttivi osservata nell’ultimo decennio e a rilanciare la capacità competitiva dell’intera filiera produttiva. La possibilità di mantenere in Italia una significativa attività manifatturiera in tale settore è associata ad una strategia di politica industriale volta a perseguire i seguenti principali obiettivi: 1.rafforzare la capacità innovativa delle imprese sui prodotti, sui processi e nell’organizzazione, soprattutto attraverso un più stretto raccordo con le istituzioni di ricerca; si tratta di modificare il modello di innovazione delle imprese dando maggiore enfasi al modello STI (Science, Technology and Innovation) rispetto al modello DUI (learning by Doing, Using and Interacting) prevalente nelle imprese italiane, in particolare quelle di piccola e media dimensione valorizzando il rapporto tra imprese di diverse dimensioni e con diverse specializzazioni; 2.rafforzare le relazioni di filiera con la finalità di facilitare i processi innovativi e diminuire i tempi di sviluppo di nuovi prodotti. Obiettivi e attività della Piattaforma fisica di ricerca e innovazione La costituzione di una ‘Piattaforma tecnologica fisica’ dedicata alla ricerca e sviluppo in tale settore costituisce un elemento chiave per il conseguimento di tali obiettivi. Le attività della Piattaforma si focalizzeranno sui seguenti ambiti: a) Ricerca e Sviluppo b) Trasferimento Tecnologico c) Foresight Tecnologico d) Alta Formazione (Dottorato Industriale) e) Public Procurement. La Piattaforma sviluppa e promuove progetti di ricerca e sviluppo, formazione e trasferimento tecnologico per l’intera filiera del settore degli apparecchi domestici e professionali, con una forte ricaduta territoriale, anche con bandi nelle aree strategiche per la competitività del settore, quali domotica, sensoristica, nanotecnologie, design. Le principali linee di ricerca della Piattaforma, infatti, si fondano su alcuni aspetti chiave degli apparecchi domestici del futuro. Un primo gruppo di temi hanno caratteristica trasversale e attengono sostanzialmente alla progettazione ed al rapporto con il consumatore e riguardano: - in primo luogo la smartness, ossia la possibilità di inglobare al proprio interno elementi di “intelligenza” in grado di farli funzionare autonomamente e “colloquiando” con l’ambiente circostante; quindi potranno essere contestualizzate nel paradigma ormai noto dell’Internet of Things. - un secondo aspetto importante è la centralità dell’utilizzatore, questo significa ideare dispositivi che siano piacevoli da usare sia per le funzionalità che mettono a disposizione sia per i meccanismi facili di interazione con l’utente; - in terzo luogo, la sostenibilità ambientale dei prodotti e dei processi legati al ciclo di vita. Quindi è necessario studiare soluzioni che portino alla massima eco-sostenibilità sia nella fase di uso che nelle fasi di produzione e fine vita. Un secondo gruppo attiene alla parte “hard” della produzione e riguarda: - i materiali utilizzabili per costruire i componenti, per rivestire le parti ed ottenere le finiture volute, per realizzare processi tecnologici particolari ecc. Quindi un ulteriore pilastro della piattaforma deve essere lo studio di materiali innovativi, anche basati su nanotecnologie. - gli aspetti relativi alla manifattura delle apparecchiature in oggetto. Essi sono legati alla necessità di mettere a punto tecnologie più idonee, anche migliorando quelle esistenti, in termini di sostenibilità economica, energetica e ambientale dei processi, dei sistemi di produzione e delle fabbriche. Per completare e rendere più pervasiva ed efficace l’azione della Piattaforma sono previste anche linee di azione verso l’esterno inteso sia come mondo delle imprese, della filiera o comunque interessate, che verso il mondo dei cittadini consumatori. Vanno inquadrate in queste linee le attività di trasferimento tecnologico, sostenuto da percorsi di alta formazione (nuovi Dottorati Industriali) di Foresight Tecnologico e di Public Procurement di Innovazione Tecnologica. La gestione della Piattaforma di ricerca e sviluppo viene affidata ad un soggetto pubblico (Fondazione) con il coinvolgimento dei Ministeri più direttamente interessati, a partire da MIUR e MISE, del CNR e delle Regioni. Il CNR svilupperà uno specifico presidio territoriale fisico dell’ente di ricerca e la Fondazione potrà aprirsi alla collaborazione anche di altri istituti di ricerca, anche internazionali. La sede è prevista nello stesso stabilimento di Melano (AN). Le fonti di finanziamento a supporto della piattaforma sono europee, nazionali e regionali. Tra queste: risorse UE 2014-202; risorse cluster nazionali “ambient assisted living” e “fabbrica intelligente”; progetto domotica regionale. Ovvio che a priori non si possa rifiutare la piattaforma, che non può essere la panacea di tutti i mali, però l'azienda, dovrà anche illustrare e spiegare, come intende riassorbire fattivamente i 1425 esuberi, che sono ancora li, così come da quel lontano 4 giugno 2013..

lunedì 9 settembre 2013

OGGI SCIOPERO A MELANO, DOMANI "GATTO SELVAGGIO" AD ALBACINA ED INTANTO IL TITOLO "VOLA"

A Piazza Affari l’intervista di Milani, presidente e ad della Indesit Company, apparsa ieri sul Corriere della Sera, è stata ben accolta: il titolo è salito del 6,57% a 7,3 euro. È da tre sedute che Indesit sale in Borsa (+15% totale) mentre si attende la convocazione del 17 settembre del tavolo ministeriale sul piano da 1.425 esuberi presentato dall’azienda. Di nuovo scioperi articolati nei siti fabrianesi della Indesit Company: oggi hanno incrociato per un'ora le braccia, in maniera articolata i lavoratori dello stabilimento di Melano Marischio. Intanto, mentre domani si replicherà a Melano, la Rsu Fim-Fiom-Uilm di Albacina e le segreterie provinciali proclamano sempre per domani 10 settembre lo sciopero articolato a "gatto selvaggio" mezz'ora per mezz'ora, reparto per reparto. "A sostegno della vertenza, per la difesa del lavoro in Italia e la salvaguardia delle lavoratrici e dei lavoratori di Indesit - spiega Andrea Cocco, Fim Cisl Marche - chiediamo sempre più ad alta voce che si cambi il piano industriale, noi non molliamo".

domenica 8 settembre 2013

INTERVISTA A MILANI, PRESIDENTE E AD DI INDESIT COMPANY

SUL CORRIERE DELLA SERA DI OGGI MARCO MILANI RILASCIA UN'INTERVISTA NELLA QUALE PRESENTA IL PIANO INDUSTRIALE

LA SPOON RIVER DELL'ECONOMIA ITALIANA. I 151 TAVOLI APERTI AL MINISTERO

Dal 3 Luglio scorso, lo scenario della vertenza Indesit, scaturita con l'annuncio del piano-shock del 4 giugno, sono le stanze della sede romana di via Veneto del Mise, il Ministero dello sviluppo Economico e dove continuerà il prossimo 17 settembre per il quarto round. Lo ha ribadito alcuni giorni orsono, lo stesso ministro Flavio Zanonato,i dossier delle crisi industriali (anche se per la Indesit non si può parlare di crisi) aperti ad oggi sono ben 151. E' sfilata tutta l'Italia che produce,da Nord a Sud, dalla siderurgia fino al tessile, all'elettrodomestico. Non conosce confini, di spazio e di settore economico, la crisi che sta colpendo le imprese italiane, come emerge anche dai dati dell'unità di gestione delle crisi industriali del dicastero dello Sviluppo economico, dove vengono attivati i tavoli per affrontare le crisi industriali.I tavoli di crisi aziendali che si sono riuniti almeno una volta negli ultimi dodici mesi sono 151 e i lavoratori interessati sono circa 166 mila, secondo gli organici aziendali (anche se non tutti direttamente coinvolti). Dal 2007 ad oggi, la crescita della vertenzialità è stata costante e sono stati attivati oltre 700 tavoli di crisi, alcuni risolti, come ad esempio Berco, Golden Lady o Richard Ginori, altri purtroppo no, e altri ancora, come è successo in questi giorni, dopo essere stati risolti sono stati riproposti per l'emergere di nuove criticità. Natuzzi, Lucchini, Bridgestone, Alcoa e Eurallumina,la stessa Indesit Company, il distretto del Sulcis e Termini Imerese. Sono solo alcuni dei dossier di crisi più scottanti che oggi sono al centro dell'attività del Mise, con decine di migliaia di addetti a rischio. Se chiude un'azienda con 150 dipendenti è un problema, ma è più semplice da gestire e cercare una soluzione. Con aziende di grandi dimensioni,le cose sono diverse e la sensazione è che stia aumentando la taglia media delle aziende che chiedono ricovero al MISE. Ma tra le aziende che hanno attivato un tavolo di crisi al Ministero, ci sono anche Fincantieri, Candy, Electrolux, Ilva,Alpitour, Valtur e tante altre dell'intero tessuto produttivo italiano. Gli ultimi mesi sembrano un bollettino di guerra, fallimenti, delocalizzazioni, ridimensionamenti,non si fa in tempo a chiudere un'emergenza che se ne aprono altre a grappoli. La crisi morde,squaderna il dramma dell'industria nazionale, che continua a mangiare posti di lavoro e a perdere opportunità di sviluppo, ogni giorno di più e colpisce tutti, senza distinzione. D'altronde i consumi continuano la loro discesa verticale, la gente non compra più, le imprese non investono in nuovi macchinari che tanto poi rimarrebbero inutilizzati. Ci vorrebbe per uscire dalla crisi un'ampia strategia industriale, ora assente, basata su due cose:un drastico intervento sul costo del lavoro e politiche industriali estremamente mirate. Facile da dirsi, più difficile da farsi sicuramente.

venerdì 6 settembre 2013

OGGI DUE ORE DI SCIOPERO A MELANO

A Fabriano riprende la mobilitazione contro il piano di 1.425 esuberi annunciato, lo scorso 4 giugno dalla Indesit Company, che vuole chiudere, come ormai noto lo stabilimento marchigiano di Melano e quello campano di Teverola, in provincia di Caserta. Oggi le Rsu Fim, Fiom e Uilm della fabbrica di Melano hanno proclamato due ore di sciopero alla fine di ogni turno di lavoro del pacchetto di otto da effettuarsi entro il 12 settembre, proclamato dopo l'ultimo incontro di Roma del 26 luglio scorso e annunciato nuove mobilitazioni per l'inizio della prossima settimana, che si annuncia tra l'altro ricca di appuntamenti, dapprima la visita di una delegazione di lavoratori del fabrianese, anche della Indesit al presidente della Camera, la marchigiana Laura Boldrini, incontro questo previsto per mercoledì 11 ed il giorno successivo sempre presso la capitale il coordinamento sindacale Fim, Fiom e Uilm della Indesit Company, a cui come noto seguirà il 17 settembre il rendez-vouz attesissimo con l'azienda, per la ripresa della trattativa.

giovedì 5 settembre 2013

SETTORE DELL'ELETTRODOMESTICO, A SETTEMBRE SCIOPERO NAZIONALE DEL SETTORE?

Probabile sciopero generale del settore degli elettrodomestici. L'ipotesi, caldeggiata in occasione dell'attivo nazionale dei delegati di Fim, Fiom e Uilm del settore, lo scorso 8 luglio a Roma, è stata confermata ieri, a Susegana (in provincia di Treviso), al termine delle assemblee dei dipendenti di Electrolux. I vertici del sindacato nazionale hanno sottolineato che il secondo settore manifatturiero dell'industria italiana, con i suoi 140mila lavoratori «è a rischio di drastica riduzione se non della sua scomparsa in assenza di fatti nuovi». A confermare questa situazione sono le difficili vertenze relative proprio ad Electrolux (1.128 i dipendenti coinvolti),o a Indesit (1.425 gli esuberi annunciati dall'azienda), alle quali si affiancano «focolai» di carattere regionale (recentemente Whirlpool ha raggiunto un accordo per la chiusura dello stabilimento di Trento) non per questo meno preoccupanti. Al fine di «scongiurare lo scenario peggiore», con relativi drammi occupazionali, le segreterie nazionali del sindacato metalmeccanici hanno già avviato la mobilitazione in tutto il settore. I sindacalisti hanno annunciato che in assenza di risultati sui tavoli aperti con il Governo o peggio la mancata convocazione da parte dello stesso in un apposito tavolo di settore, sollecitato lo scorso 5 novembre al ministro Passera, sarà necessario un «primo sciopero generale di 8 ore con manifestazione di tutti i lavoratori del settore». A fare crescere il nervosismo nel sindacato è anche il difficile scenario politico attuale. La situazione diventa sempre più fragile e il sindacato ha bisogno di un interlocutore concreto. L'azione del sindacato, cambierà in base all'evoluzione della vicenda, ma senza dubbio è necessaria un'iniziativa di tutto il settore». Le proposte che il sindacato, anche attraverso il documento dell'8 luglio scorso ha avanzato al governo riguardano, sia interventi che vanno dalla definizione di un piano pluriennale di incentivi all'acquisto delle apparecchiature a maggior efficenza e minor consumo energetico, anche attraverso la rottamazione delle vecchie apparecchiature, all'introduzione di stringenti controlli di conformità sulle apparecchiature importati da paesi Ue ed extra-Ue, passando all'incentivazione fiscale delle aziende che non delocalizzano le produzioni, mantengono i livelli occupazionali ed effettuano nel nostro paese investimenti ed attivitò diR&D, in sinergia con le Regioni maggiormente coinvolte. Inoltre il documento di Fim-Fiom e Uilm prevedeva l'incentivazione di politiche attive del lavoro ed il ripristino di incentivi all'occupazione, oltre che giovanile, inoltre ridurre l'incidenza contributiva, a favore di lavoratori e aziende in crisi, che scelgono di attuare accordi a tutela dell'occupazione, come i contratti di solidarietà, il ripristino di una possibilità per i lavori di accedere alla pensione per chi fa lavori usuranti, oltre alla necessità di introdurre penalizzazioni per le imprese che importano elettrodomestici da paesi terzi. In attesa di una convocazione di settore, i prossimi appuntamenti per il mondo degli elettrodomestici sono fissati a giovedì prossimo (coordinamento nazionale Indesit) e al 30 settembre (incontro tra la direzione di Electrolux e le rsu).

mercoledì 4 settembre 2013

DELEGAZIONE DELLA INDESIT RICEVUTA L'11 DAL PRESIDENTE DELLA CAMERA BOLDRINI

Una delegazione di lavoratori della Indest Company, che ha annunciato un piano da 1.425 esuberi in Italia, sarà ricevuta mercoledì 11 settembre a Roma dalla presidente della Camera Laura Boldrini, tra l'altro anche lei di origini marchigiane. Della delegazione faranno parte anche operai di altre aziende del Fabrianese colpite da pesanti crisi aziendali e da ristrutturazioni, e i segretari provinciali di Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil. I sindacati chiederanno ''un interessamento urgente di tutto il Parlamento sulla drammatica situazione in cui versa il territorio''.

lunedì 2 settembre 2013

DA OGGI FINO AL 30 SETTEMBRE POSSIBILE COMPILARE IL 730 "PARTICOLARE"


DA OGGI, FINO ALLA FINE DI SETTEMBRE, ANCHE CHI HA AVUTO LA SFORTUNA DI PERDERE IL LAVORO E QUINDI SI RITROVERA' SENZA UN SOSTITUTO D'IMPOSTA, MA TROVANDOSI NELLA CONDIZIONE DI VANTARE UN CREDITO D'IMPOSTA NEI CONFRONTI DEL FISCO, POTRA' PRESENTARE LA PROPRIA DICHIARAZIONE DEI REDDITI ATTRAVERSO IL MODELLO 730, ED AVERE IN TEMPI RAPIDI SUL PROPRIO CONTO CORRENTE DA PARTE DELL'AGENZIA DELLE ENTRATE. SECONDO IL CAF DELLA CISL NE POTREBBERO BENEFICIARE CIRCA 400 MILA CONTRIBUENTI. COME DETTO CHI NON AVEVA POTUTO PRESENTARE IL MODELLO 730 ORDINARIO, PERCHE' PER COLPA DELLA CONGIUNTURA ECONOMICA HA PERSO IL POSTO DI LAVORO, SENZA TROVARE UN NUOVO IMPIEGO, ORA IN ALTERNATIVA AL MODELLO UNICO, POTRA' USUFRUIRE DI QUESTO STRUMENTO SPERIMENTALE CHE DOVREBBE ANDARE A REGIME DAL PROSSIMO ANNO. PER INFORMAZIONI RIVOLGERSI AL CAF CISL.

domenica 1 settembre 2013

RIDOTTE LE DETRAZIONI SULLE POLIZZE VITA DAL 2013

Imu In Decreto Legge taglio a detrazioni per premi assicurazioni Il testo ieri in Gazzetta Ufficiale Le coperture al decreto per la revisione dell'Imu che comprende anche il rifinanziamento della Cig e la salvaguardia per 6.500 esodati attiveranno anche da un riduzione della detrazione del 19% per i premi assicurativi vita, da fruire ogni anno attraverso la dichiarazione dei redditi. Lo prevede l'articolo 12 del decreto che prevede che la detrazione per 2 milioni e 500 mila delle vecchie lire (pari a 1291,14 euro) scende a 630 euro per il periodo d'imposta in corso dal 31 dicembre 2013 (dichiarazione 2014), nonché a 230 euro a decorrere dal periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2014". "Nel limite di euro 630 per il periodo d'imposta in corso alla data del 31 dicembre 2013, nonchè di euro 230 a decorrere dal periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2014, sono compresi i premi versati per i contratti di assicurazione sulla vita e contro gli infortuni stipulati o rinnovati entro il periodo d'imposta 2000", si legge nel decreto ieri in Gazzetta ufficiale. Rimane il fatto che si vìola uno dei principi basilari del patto Stato-cittadini, vale a dire la non retroattività delle norme fiscali, infatti eventuali variazioni dovrebbero influire solo per il futuro, infatti chi quest'anno ha già versato un premio sulle polizze lo ha fatto anche in funzione di un beneficio fiscale che ore viene meno.