Dal 3 Luglio scorso, lo scenario della vertenza Indesit, scaturita con l'annuncio del piano-shock del 4 giugno, sono le stanze della sede romana di via Veneto del Mise, il Ministero dello sviluppo Economico e dove continuerà il prossimo 17 settembre per il quarto round. Lo ha ribadito alcuni giorni orsono, lo stesso ministro Flavio Zanonato,i dossier delle crisi industriali (anche se per la Indesit non si può parlare di crisi) aperti ad oggi sono ben 151. E' sfilata tutta l'Italia che produce,da Nord a Sud, dalla siderurgia fino al tessile, all'elettrodomestico. Non conosce confini, di spazio e di settore economico, la crisi che sta colpendo le imprese italiane, come emerge anche dai dati dell'unità di gestione delle crisi industriali del dicastero dello Sviluppo economico, dove vengono attivati i tavoli per affrontare le crisi industriali.I tavoli di crisi aziendali che si sono riuniti almeno una volta negli ultimi dodici mesi sono 151 e i lavoratori interessati sono circa 166 mila, secondo gli organici aziendali (anche se non tutti direttamente coinvolti). Dal 2007 ad oggi, la crescita della vertenzialità è stata costante e sono stati attivati oltre 700 tavoli di crisi, alcuni risolti, come ad esempio Berco, Golden Lady o Richard Ginori, altri purtroppo no, e altri ancora, come è successo in questi giorni, dopo essere stati risolti sono stati riproposti per l'emergere di nuove criticità. Natuzzi, Lucchini, Bridgestone, Alcoa e Eurallumina,la stessa Indesit Company, il distretto del Sulcis e Termini Imerese. Sono solo alcuni dei dossier di crisi più scottanti che oggi sono al centro dell'attività del Mise, con decine di migliaia di addetti a rischio. Se chiude un'azienda con 150 dipendenti è un problema, ma è più semplice da gestire e cercare una soluzione. Con aziende di grandi dimensioni,le cose sono diverse e la sensazione è che stia aumentando la taglia media delle aziende che chiedono ricovero al MISE. Ma tra le aziende che hanno attivato un tavolo di crisi al Ministero, ci sono anche Fincantieri, Candy, Electrolux, Ilva,Alpitour, Valtur e tante altre dell'intero tessuto produttivo italiano. Gli ultimi mesi sembrano un bollettino di guerra, fallimenti, delocalizzazioni, ridimensionamenti,non si fa in tempo a chiudere un'emergenza che se ne aprono altre a grappoli. La crisi morde,squaderna il dramma dell'industria nazionale, che continua a mangiare posti di lavoro e a perdere opportunità di sviluppo, ogni giorno di più e colpisce tutti, senza distinzione. D'altronde i consumi continuano la loro discesa verticale, la gente non compra più, le imprese non investono in nuovi macchinari che tanto poi rimarrebbero inutilizzati. Ci vorrebbe per uscire dalla crisi un'ampia strategia industriale, ora assente, basata su due cose:un drastico intervento sul costo del lavoro e politiche industriali estremamente mirate. Facile da dirsi, più difficile da farsi sicuramente.
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