sabato 14 settembre 2013
DELLA SERIE NON E' TUTTO ORO QUEL CHE LUCCICA, I LAVORATORI POLACCHI PROTESTANO IN MANIERA MASSICCIA
Minacciando uno sciopero generale, lanciando fumogeni e facendosi sentire con tamburi e fischietti, almeno 100mila aderenti dei sindacati polacchi (Nszz Solidarnos – Opzz alleanza sindacati – Fzz Forum dei sindacati) membri della Confederazione europea dei sindacati, hanno sfilato a Varsavia contro la riduzione delle prestazioni sociali, l'aumento dell'età pensionabile, l'alto tasso di disoccupazione e le recenti riforme restrittive dei diritti del lavoro. Il premier Donald Tusk sta perdendo velocemente popolarità dopo aver alzato l'età del pensionamento, annunciato la riforma del sistema pensionistico e permesso che si lavori più ore giornalmente e settimanalmente. I dimostranti provenienti da tutta la Polonia, con bandiere e palloncini, hanno marciato verso la piazza Castello mostrando cartelli con slogan come 'Il governo Tusk se ne vada' e 'Sono schiavo di Tusk'.
Oggi è stato l'ultimo di quattro giorni di massicce proteste, cominciate mercoledì, nella città. Il sindacato organizzatore Opzz, il più grande del Paese, e altri gruppi di lavoratori, hanno stimato la partecipazione di 120mila persone, mentre le autorità cittadine hanno parlato di 100mila. Se il governo non cambierà le sue politiche, ha promesso il leader di Opzz Jan Guz durante il corteo, "bloccheremo l'intero Paese, bloccheremo ogni autostrada, ogni strada". "Non accettiamo una politica che spinga le persone alla povertà", ha detto ancora.
Dal canto suo la Confederazione europea dei sindacati sostiene le iniziative dei sindacati polacchi. "Sosteniamo i sindacati polacchi nella loro azione", afferma Niemec, vicesegretario generale: "Siamo scioccati dal fatto che essi sono costretti a lottare per i diritti dei lavoratori nello stesso modo come i loro colleghi di quei paesi più colpiti dalla crisi. Siamo anche molto preoccupati per i peggioramenti delle tutele del lavoro, tra l'altro in conflitto con la legislazione europea, e riteniamo inaccettabile l'aumento dei contratti di lavoro precario".
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