venerdì 20 settembre 2013

HAI UN PROBLEMA ECONOMICO? FORSE COMETA PUO' DARTI UNA MANO

Malattie, invalidità, acquisto della prima casa, anche per i figli, disoccupazione o spese personali. Sono i casi in cui è possibile chiedere in anticipo il riscatto del capitale versato a COMETA e nella previdenza integrativa. Di norma, e secondo lo spirito dello strumento, il capitale accumulato in questi prodotti (più i rendimenti maturati), può essere ritirato dai lavoratori soltanto quando viene raggiunta la data del pensionamento, per assicurarsi un secondo pilastro oltre alla risicata pensione dell'Inps. I riscatti anticipati Tuttavia esiste la possibilità di riscattare il montante anche prima di congedarsi dal lavoro, in alcuni casi limitati previsti espressamente dalla legge. Chi rimane disoccupato per più di 12 mesi, chi ha bisogno di soldi per ristrutturare o comprare una casa oppure chi deve sostenere delle spese sanitarie impreviste, causate da gravi malattie, può farsi anticipare (del tutto o in parte) il capitale maturato nei fondi e nelle polizze integrative. Tuttavia, la legge ha fissato dei paletti ben precisi che riducono notevolmente la libertà di azione del futuro pensionato. In caso di malattia o di acquisto della casa, per esempio, è possibile richiedere fino al 75% dei soldi maturati (e non un centesimo di più). Chi rimane invalido, invece, fortunatamente non è soggetto ad alcuna limitazione e può farsi liquidare anticipatamente l’intero capitale. Discorso diverso per chi perde il posto di lavoro: in questo caso, se la disoccupazione dura da più di 12 mesi, è possibile riscattare in anticipo fino al 50% del capitale. La restante metà può invece essere ritirata soltanto se il periodo di astensione dal lavoro supera la soglia dei 4 anni. I limiti temporali Oltre a stabilire un tetto massimo per le somme liquidabili, la legge fissa anche dei limiti temporali ben precisi. Chi vuole farsi restituire i soldi per finanziare l’acquisto della casa o per pagare una ristrutturazione edilizia, per esempio, deve avere almeno 8 anni di versamenti alle spalle. Non ci sono vincoli temporali, invece, per i disoccupati o per chi subisce un’invalidità permanente, che comporta una riduzione della capacità lavorativa superiore al 66%. Infine, esiste un’ultima possibilità di farsi restituire in anticipo una parte dei soldi versati nei fondi o nelle polizze previdenziali. Dopo 8 anni di versamenti, il lavoratore può riscattare infatti fino al 30% della somma maturata per qualsiasi motivo, senza dover fornire alcuna giustificazione. Dunque, anche chi deve affrontare una spesa superflua e non strettamente necessaria (come l’acquisto dell’automobile), in teoria può attingere a una parte del tesoretto accumulato con le polizze o i fondi pensionistici. Com’è ovvio, quest’ultima scelta non è particolarmente consigliata, almeno per queli lavoratori che vogliono costruirsi una rendita di scorta consistente, in vista della terza età. Se il capitale accumulato nei fondi si riduce, infatti, anche la futura pensione integrativa sarà più bassa. Di regola, le rendite maturate con i prodotti della previdenza integrativa sono tassate con un’aliquota ridotta, che varia a seconda della lunghezza del piano di risparmio: si va da un minimo del 9% fino a un massimo del 15%. Se invece il capitale viene riscattato in anticipo per l’acquisto della casa, per una ristrutturazione edilizia o per altre spese a discrezione del lavoratore, i rendimenti sono soggetti a un’aliquota più alta, pari al 23%. Soltanto in caso di riscatto per disoccupazione, per invalidità o per spese sanitarie, resta la tassazione agevolata tra il 9 e il 15%. Nella tabella seguente, sono riassunti tutti i casi in cui è possibile farsi restituire i soldi versati nei fondi e nelle polizze integrative.

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