giovedì 31 ottobre 2013

VERTENZA INDESIT- ANNA TROVO': "SERVE UNA SOLUZIONE CHE NON SACRIFICHI LE PERSONE"

(Anna Trovo')
Doveva svolgersi oggi l'incontro al Ministero dello Sviluppo economico tra la Indesit e i rappresentanti sindacali, ma l'appuntamento è stato rimandato. L'azienda ha presentato a giugno un piano industriale che prevedeva esuberi e delocalizzazioni, a cui sono seguite subito la risposta dei sindacati e la protesta dei lavoratori. Ad oggi, l'azienda di elettrodomestici ha apportato delle modifiche al piano iniziale, ma non sono sufficienti per garantire il futuro dei siti produttivi e degli operai. La trattativa resta dunque aperta, in attesa di essere discussa nuovamente in sede ministeriale. Ne abbiamo parlato con Anna Trovò, segretario nazionale della Fim Cisl. Come sta andando la trattativa Indesit? Cosa propone l'azienda? L'azienda il 4 giugno aveva prospettato un piano industriale con riallocazioni in Turchia e Polonia e in parte negli stabilimenti italiani. Si parlava di 1.425 esuberi. Dopo che i sindacati hanno protestato dicendo che tutto ciò era insostenibile, l'azienda ha modificato il suo piano, ma sono modifiche a tutt'oggi insufficienti. Sono apprezzabili, sì, ma continuano a produrre un numero elevato di esuberi e un'incertezza sulle prospettive aziendali. Si è parlato sui giornali di un “ricatto” aziendale. Di cosa si tratta? Dall'inizio l'azienda sostiene che riorganizzare in questo modo la produzione sia necessario. Ha chiesto il consenso dei sindacati minacciando, in caso contrario, di portare avanti unilateralmente il piano senza avere accesso agli ammortizzatori sociali. Quali sono le richieste dei sindacati? Noi vogliamo fare l'accordo, ma con contenuti sufficientemente garantiti sia per quanto riguarda l'aspetto occupazionale che quello produttivo. L'azienda lega una parte del riassorbimento degli esuberi a un recupero produttivo, a un potenziamento della produzione. Sembra affidarsi all'ottimismo, ma nel settore del bianco la Indesit ha perso un volume enorme, pari al 50% tra il periodo pre-crisi e oggi. Si fanno previsioni produttive da qui a 4 o 5 anni, e si possono pensare positivamente o negativamente, ma sono comunque previsioni teoriche, senza prove concrete. Come si fa a rendere più solide le produzioni? Investendo molto sui nuovi prodotti in modo da renderli più vendibili rispetto agli altri, e questo operando non solo sulla politica del prezzo, ma anche sulla qualità del prodotto, per farlo divenire migliore. Cosa vi aspettate dal prossimo incontro? Ho appena saputo che l'appuntamento è stato nuovamente slittato: ora è fissato per l'11 novembre. Noi sindacati abbiamo chiesto al governo un maggior interesse sulla questione, ma per ora non ci è arrivata nessuna risposta. Devono essere fatte migliori modifiche al piano aziendale, alle singole fabbriche si devono garantire produzioni sufficienti per occupare le persone. Insieme si deve costruire una modalità operativa che non sacrifichi le persone e i siti produttivi, dando prospettive più concrete. Sono molte le aziende che si avviano ad effettuare esuberi o a chiudere l'attività. Lei vede uno spiraglio di luce per il futuro, o pensa che il periodo buio continuerà ancora per molto? Guardando ora al settore elettrodomestici, di cui io mi occupo, non vedo elementi di luce. Ogni giorno va sempre peggio. Bisogna rafforzare l'idea che, a livello istituzionale, serva guardare con più forza all'economia, all'industria e alla manifattura. C'è un estremo bisogno di effettuare delle scelte che diano maggiore fiato alle imprese
(da IL DIARIO DEL LAVORO)

ULTIM'ORA L'INCONTRO AL MISE DEL 4 NOVEMBRE RINVIATO ALL'11 NOVEMBRE

INCONTRO RINVIATO PER IMPEGNI MINISTERIALI, ECCO IL DOCUMENTO UFFICIALE DEL MINISTERO, SCIOPERO ANNULLATO E RINVIATO

DAL MONDO DEL "BIANCO"- WHIRLPOOL, ACCORDO CON LA REGIONE LOMBARDIA

Mentre Indesit Company ed Electrolux, sono alle prese con problemi derivanti dal ridimensionamento della capacità produttiva degli stabilimenti della penisola, da Whirlpool invece arriva una buona notizia. La Regione Lombardia dà una mano alla multinazionale americana che in provincia di Varese, oltre al quartier generale per l'Europa, ha un grande polo produttivo, di ricerca e design. Il governatore Roberto Maroni ha siglato un protocollo d'intesa per la competitività proprio nel Centro operativo della multinazionale degli elettrodomestici a Comerio, in provincia di Varese. Per Whirlpool Europe ha firmato l'amministratore delegato Davide Castiglioni. Il protocollo, che si colloca all'interno del programma di azioni e interventi con cui la Regione vuole favorire l'attrattività e gli investimenti produttivi nel territorio lombardo, riguarda il sito Whirlpool di Cassinetta di Biandronno, individuato dal piano industriale della multinazionale degli elettrodomestici come hub europeo per i prodotti da incasso (cooking e refrigeration). Il protocollo recepisce le novità contenute nel progetto di legge votato dalla Giunta regionale e denominato "Libertà di imprese e competitività". Dal progetto di legge discende la possibilità per la Regione di stipulare accordi di competitività per rispondere in tempi rapidi alle richieste delle imprese. In questo caso si tratta di un accordo per la competitività pilota, nato sulla base delle previsioni del Piano industriale di Whirlpool che contempla il potenziamento del sito di Cassinetta di Biandronno. Regione e Whirlpool, in seguito, declineranno questo accordo in progetti specifici. Tra gli obiettivi prioritari del protocollo la promozione della ricerca e dell'innovazione tecnologica, il supporto agli investimenti in nuove tecnologie di prodotto e di processo e la valorizzazione delle risorse umane che si occupano di attività di ricerca. «A Cassinetta si svilupperanno sinergie tra gli stabilimenti e i centri di ricerca e sviluppo regionali e globali presenti, il Global Consumer Design e il Food Stream Institute -spiega Castiglioni -. L'investimento di 250 milioni di euro su questo sito non incrementerà solo la capacità produttiva, ma si tradurrà in ricadute positive per le Pmi dell'indotto del nostro territorio, anche attraverso lo sviluppo di nuove imprese tecnologiche innovative quali start up e spin-off universitari». Per Whirlpool il trasferimento di nuove produzioni a Cassinetta comporterà la modifica delle linee esistenti e l'acquisizione di nuove, l'incremento della produzione, l'ottimizzazione della logistica, oltre alla specializzazione e alla riqualificazione delle risorse umane. L'andamento del mercato europeo degli elettrodomestici rimane, in generale, debole. Recentemente il colosso americano ha chiuso lo stabilimento di Trento mentre deve ancora terminare un vecchio piano di smaltimento esuberi. Whirlpool corporation nel 2012 ha fatturato 18,1 miliardi di dollari ma in Europa perde soldi da diversi anni: solo nel terzo trimestre del 2013 ha azzerato la perdita di 36 milioni di dollari rispetto all'analogo periodo del 2012. Costanti invece i profitti generati in Nord e Sud America. Competitività, ricerca e semplificazione sono le parole che il presidente della Regione Lombardia, ha utilizzato più volte nella sede di Whirlpool Emea di Comerio, durante la firma del protocollo di intesa tra la multinazionale americana, leader mondiale della produzione di elettrodomestici, e l'ente regionale "Per favorire l'attrattività e gli investimenti produttivi nel territorio lombardo". Si tratta di un modello che potrà essere adottato anche da altre imprese, non necessariamente grandi, perché riprende alcuni punti contenuti nello "Small business act", principi guida per lo sviluppo delle pmi elaborati dall'Unione Europea, con una particolarità: non si tratta di un modello astratto, ma ritagliato come un vestito sul contesto territoriale.

mercoledì 30 ottobre 2013

INDESIT, TERZO TRIMESTRE IN CALO ED INTANTO IL COORDINAMENTO SINDACALE RIUNITOSI A ROMA GIUDICA INSUFFICENTI LE APERTURE AZIENDALI SULLE MODIFICHE AL PIANO

Nelle stesse ore in cui a Roma, il coordinamento Fim, Fiom e Uilm valutava le proposte aziendali circa le modifiche del piano, Indesit divulgava i dati finanziari del terzo trimestre.La holding fabrianese, ha archiviato il terzo trimestre con ricavi e utili in calo, ma sostanzialmente in linea con le attese, risentendo della flessione della domanda e del rafforzamento dell'euro. L'azienda di Fabriano ha quindi rivisto in lieve ribasso le stime sui ricavi per l'intero anno, guardando però con maggiore fiducia al 2014. "Per il 2013 prevediamo un fatturato di poco superiore ai 2,7 miliardi e una redditività in linea con gli obiettivi già comunicati al mercato", spiega in una nota il presidente e AD Marco Milani. In precedenza la società aveva detto di aspettarsi un calo dei ricavi nell'ordine del 3-4% rispetto al 2012, quando aveva fatturato circa 2,9 miliardi, quindi intorno a 2,78-2,81 miliardi."Credo che nel 2014 possiamo performare un po' meglio del 2013", ha poi spiegato Milani nella conference call con gli analisti.Questo miglioramento in parte potrebbe essere legato a una lieve ripresa del mercato. L'AD ritiene infatti che la domanda di grandi elettrodomestici nell'area "Greater Europe" il prossimo anno possa registrare un miglioramento nell'ordine dell'1-1,5%. sottolineando che è ancora troppo presto per dare delle previsioni puntuali su indesit. Nel terzo trimestre i ricavi sono scesi a 719 milioni di euro dagli 800 milioni di un anno prima (-10,1%). A cambi costanti, il calo sarebbe stato pari al 5,4%. Il risultato netto di pertinenza dei soci della controllante è sceso a 9 milioni dai 20,4 milioni di un anno prima.L'Ebit ante oneri non ricorrenti si è contratto a 30 milioni da 44 milioni, con un Ebit margin pari al 4,1% da 5,5%.In borsa il titolo ha chiuso in rialzo del 4,5%. "Sono risultati che confermano la strategia del gruppo di difendere la redditività in un mercato non facile", ha commentato un operatore. AD DETERMINATO A PORTARE AVANTI PIANO RIORGANIZZAZIONE Durante la conference call con gli analisti Marco Milani ha detto di sperare che si trovi un accordo con i sindacati sul piano di riorganizzazione dell'azienda, che prevede una serie di esuberi e lo spostamento di alcune produzioni fuori dall'Italia, sottolineando però di essere determinato a portarlo avanti anche senza un'intesa."Rinvieremo il piano? Assolutamente no", ha detto l'AD, sottolineando che sta venendo rispettata la tempistica data all'inizio, che prevede di chiudere entro fine anno.L'AD ha però detto di essere "positivo" sul raggiungimento di un accordo con i sindacati, anche perché l'azienda ha fatto degli "sforzi per rendere il piano socialmente più accettabile"."Se non ci sarà un accordo, dovremo proseguire da soli e il processo sarà più doloroso per tutti" ha quindi concluso il presidente, sottolineando però di sperare che un accordo venga raggiunto. Anche i sindacati auspicano un accordo, ma ritengono che le aperture non siano sufficienti."Le aperture di Indesit sono interessanti ma insufficienti. Per raggiungere un accordo non bastano", ha spiegato a Reuters Anna Trovò, segretaria nazionale della Fim Cisl, sintetizzando quanto emerso dal coordinamento sindacale del gruppo Indesit e delle segreterie nazionali che si è tenuto oggi a Roma. Sindacati e azienda si confronteranno presso il ministero dello Sviluppo Economico il prossimo 4 novembre.

PENSIONE ANTICIPATA E PENALIZZAZIONI, IMPORTANTI MODIFICHE A FAVORE DEI DONATORI DI SANGUE E FRUITORI DELLA LEGGE 104

lunedì 28 ottobre 2013

VERTENZA INDESIT, OGGI PRESIDIO AD ALBACINA

Un corteo di alcune centinaia di operai dell'Indesit di Fabriano ha rallentato il traffico e la circolazione stradale nella zona di accesso alla statale 76, che collega l'area con Ancona. La manifestazione, guidata da rappresentanti di Fim, Fiom e Uilm, e' partita dallo stabilimento di Albacina per poi dirigersi, dalla strada provinciale verso la supestrada che connette il fabrianese con il capoluogo di regione. L'iniziativa di protesta e' mirata a sensibilizzare ulteriormente le istituzioni e l'opinione pubblica circa il piano di riordino di Indesit Company previsto per l'Italia. Fim, Fiom e Uilm, hanno giudicato "insufficienti" le aperture fatte dall'azienda nelle scorse settimane. Alle 8,30, approfottando della concomitante giornata di cassa integrazione i lavoratori di Melano e Albacina, hanno deciso di dare vita alla nuova iniziativa di protesta proprio ad Abacina. Tra cori, bandiere e striscioni, sotto lo sguardo vigile delle forze dell'ordine, i lavoratori hanno prima bloccato il traffico a intermittenza davanti all'unita' produttiva creando diverse code di auto lunghe fino a qualche centinaio di metri, poi si sono diretti in corteo verso il vicino svincolo alla Statale 76 per fare altrettanto. Solo nella tarda mattinata hanno tolto il blocco alla circolazione stradale per l’accesso alla superstrada. I lavoratori e le lavoratrici del polo Melalba, nel chiedere scusa ai cittadini per il disagio arrecato, al contempo con forza rimarcano le loro istanze di questa vertenza che il 4 novembre compirà 5 mesi esatti, essendo incominciata con l'annuncio shock del management della holding fabrianese dell'elettrodomestico e gridano forte che la disperazione, non lascerà mai posto alla rassegnazione. Servono anche a livello governativo, risposte concrete per un futuro industriale dell'area ma anche di un comparto, affinchè non si trasformi in una spoon river dell'elettrodomestico.

ULTIM'ORA: DESTINAZIONE ROMA ANCHE SE L'INCONTRO E' STATO RINVIATO, SCIOPERO DI 8 ORE IL 4 NOVEMBRE

NONOSTANTE L'INCONTRO AL MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO SIA STATO POSTICIPATO AL 4 NOVEMBRE ALLE ORE 10,00, LE SEGRETERIE PROVINCIALI DI ANCONA DELLA FIM-CISL, FIOM-CGIL, UILM-UIL, HANNO MANTENUTO LA VOLONTA' DI ORGANIZZARE I PULLMAN PER RECARSI A ROMA, PROCLAMANDO 8 ORE DI SCIOPERO PER LO STESSO GIORNO. OVVIAMENTE LA MACCHINA ORGANIZZATIVA AVRA' BISOGNO DI ESSERE RITARATA IN TEMPI RAPIDI. CHI COMUNQUE VOLESSE ADERIRE, E' PREGATO CORTESEMENTE DI CONTATTARE IL PROPRIO DELEGATO SINDACALE DI RIFERIMENTO. NEI PROSSIMI GIORNI SEGUIRANNO ALTRE INFORMAZIONI ANCHE LOGISTICHE PER LA GESTIONE DELLA GIORNATA DEL 4 NOVEMBRE.

ULTIM'ORA: L'INCONTRO DEL 31 OTTOBRE POSTICIPATO AL 4 NOVEMBRE

L'ATTESO INCONTRO DEL 31 OTTOBRE E' STATO POSTICIPATO DAL MINISTERO AL 4 NOVEMBRE ALLE ORE 10,00. ECCO IL DOCUMENTO UFFICIALE DEL MISE

LA LUNGA GIORNATA DI "FRIGOCITY". OPERAI INDESIT COMPANY E JP INDUSTRIES, UNITI NELLA LOTTA E NELLA PROTESTA

SARA' UNA LUNGA GIORNATA PER I LAVORATORI E LE LAVORATRICI DELLA INDESIT COMPANY DEL POLO MELALBA E DELLA JP INDUSTRIES. MONTA LA PROTESTA E LO STATO DI AGITAZIONE SUL FRONTE INDESIT, SUBIRA' UN'ALTRA IMPENNATA.INFATTI STAMATTINA ALLE 8,00- 8,30 LE MAESTRANZE DEI DUE STABILIMENTI FABRIANESI DI MELANO ED ALBACINA PER DIRE ANCORA UNA VOLTA DI NO AL PROGETTO INDUSTRIALE DEL MANAGEMENT INDESIT, RITENUTO SCELLERATO, EFFETTUERANNO UN PRESIDIO NEI PRESSI DELLA STRADA STATALE 76, PROPRIO ALL'ALTEZZA DEL SITO INDESIT. SI APRE QUINDI IN MANIERA VIBRANTE UNA SETTIMANA CHE VEDRA' L'EPILOGO GIOVEDI' 31 AL MISE CON IL FACCIA A FACCIA TRA LA HOLDING FABRIANESE DELL'ELETTRODOMESTICO, RAPPRESENTANTI DEL DICASTERO, REGIONI E IL COORDINAMENTO NAZIONALE FIM-FIOM-UILM, CON ALCUNE CENTINAIA DI LAVORATORI PRONTI A MARCIARE SU ROMA. MA OGGI TORNERANNO A PROTESTARE ANCHE I DIPENDENTI DELLA JP INDUSTRIES, ALLE PRESE CON L'ANNULLAMENTO DELLA VENDITA A PORCARELLI, EFFETTUANDO UNA NUOVA MARCIA SU ANCONA, DOVE ALLE 15,30 VERRA' ISTITUITO UN PRESIDIO DA PARTE DEI LAVORATORI PROVENIENTI DA MARCHE ED UMBRIA DAVANTI ALLA PREFETTURA ED ALLE ORE 16,30 UNA DELEGAZIONE VERRA' RICEVUTA DAL PREFETTO ALFONSO PIRONTI. ALTA TENSIONE CON PROBABILI DISAGI AI CITTADINI, MA LA VERTENZA INDESIT E JP DEI CIRCA 3000 LAVORATORI COMPLESSIVAMENTE INTERESSATI, NE POTREBBE RIGUARDARE CIRCA 2000 TRA MARCHE ED UMBRIA.

sabato 26 ottobre 2013

VERTENZA INDESIT, LA SETTIMANA DI PASSIONE COMINCIA LUNEDI'

Indesit: lunedì mobilitazione lavoratori. Concentramento davanti stabilimento Albacina Fim, Fiom e Uilm e le Rsu degli stabilimenti Indesit di Albacina e Melano annunciano ''una forte mobilitazione per lunedì 28'' contro il piano di ristrutturazione degli impianti italiani presentato dalla multinazionale, che ha annunciato 1.030 esuberi. I lavoratori Indesit si ritroveranno alle 8,00 davanti alla fabbrica di Albacina.

DAL MONDO DEL "BIANCO"- ELECTROLUX SHOCK, PRODUZIONE DEGLI ELETTRODOMESTICI IN ITALIA A RISCHIO, SOTTO "INVESTIGAZIONE" I QUATTRO STABILIMENTI DELLA PENISOLA

La notizia più temuta è arrivata. Electrolux ha annunciato oggi, insieme alla trimestrale, l’avvio dell’investigazione sulla produzione di elettrodomestici in Italia, ovvero su tutti e 4 gli stabilimenti. Porcia per le lavatrici, Susegana per i frigoriferi, Solaro per le lavastoviglie, Forlì per forni e piani cottura. Complessivanete sono a rischio oltre 4.500 posti di lavoro escluso l’indotto. Sino a oggi, storicamente, il termine “investigazione” è sempre stato usato da Electrolux come sinonimo di “chiusura”. Le dichiarazioni di Keith McLoughlin, Ceo della multinazionale. «L'Europa continua a soffrire di una domanda debole –spiega McLoughlin nel commento alla trimestrale – mentre il gruppo in Nord America continua a a registrare forti vendite e la crescita degli utili. In risposta alla situazione attuale del mercato europeo – prosegue il ceo di Electrolux – inizieremo una serie di attività finalizzate ad adeguare ulteriormente la struttura dei costi del Gruppo». E tra queste azioni strategiche rientra “l'investigazione”, che è la modalità consueta della multinazionale svedese per avviare una sorta di indagine sulla struttura dei costi e sulle modalità per incidervi in modo significativo. In passato ogni “investigazione” annunciata si è sempre conclusa con la dismissione delle fabbriche indagate. E' accaduto in Germania con lo storico stabilimento Aeg, al pari della Svezia, della Spagna, degli Usa e dell'Italia dove, nel '94, Electrolux fermò la produzione di frigoriferi nello stabilimento di Scandicci dove tentò un progetto di reindustrializzazione poi naufragato (ma per responsabilità altrui). Va detto che nella trimestrale luglio-settembre la crescita organica del Gruppo in Europa si è attestata al 4,9%, «superiore al nostro obiettivo del 4% - riconosce McLoughlin – e dimostra che continuiamo a fornire la nostra innovazione e strategia di crescita. I mercati emergenti hanno continuato a mostrare una forte crescita del fatturato, mentre i guadagni sono stati influenzati dai movimenti valutari negativi». Continuando a riferirsi al vecchio continente «le nostre operazioni in quest'area hanno continuato ad essere influenzate dalle condizioni di mercato difficili soprattutto in sud Europa (e al primo posto c'è l'Italia) con un impatto negativo sui volumi e sui ricavi. Le vendite organiche sono rimaste invariate anno su anno con alcuni segnali positivi nel Regno Unito, nei Paesi nordici e in Germania. In risposta alla situazione attuale del mercato europeo abbiamo avviato un nuovo programma di riduzione del sovraccarico di produzione e finalizzato ad adattare la struttura dei costi del Gruppo». Non ci sono aspettative positive per i prossimi mesi. «ci attendiamo – ha dichiarato a questo proposito McLoughlin – che la domanda europea di elettrodomestici a fine 2013 si attesti a-1/2%». Oggi «stiamo annunciando anche la prossima fase del piano per migliorare la competitività del Gruppo rispetto ai costi, sulla base di un piano avviato nel 2011 e che prevede di essere completato tra il 2014 e il 2016. Chiusure in Australia. Abbiamo deciso di chiudere lo stabilimento di frigoriferi e congelatori a Orange (Australia) e concentrare la produzione nella fabbrica di Rayong in Thailandia. In aggiunta a questo – è il passaggio che riguarda direttamente gli stabilimenti ex Zanussi – sarà avviata l'inchiesta sulle unità produttive Electrolux Major Appliance in Italia». Il costo dell'operazione e stimato in 3,4 miliardi di corone svedesi e dovrebbe determinare un «beneficio totale» di 1,8 miliardi di corone su base annua. Nella relazione il Ceo di Electrolux rimarca i buoni risultati ottenuti dal Gruppo negli Usa, in Sud America e nell'area Asia-Pacifico. McLoughlin Conclude dichiarando: «le misure difficili annunciate oggi, combinate con il focus strategico sulla crescita nei mercati emergenti e un aumento dei consumi, le rilevanti innovazioni di prodotto ci rendono convinti che Electrolux è ben posizionata per soddisfare e superare i nostri obiettivi finanziari chiave a lungo termine». Electrolux in Italia. L'Italia, per numero di fabbriche e per numero di occupati, è uno dei Paesi europei dove più è concentrata l'attività della Electrolux. Le fabbriche sono quattro: Forlì, dove sono occupate 800 unità e si producono piani cottura e forni; Porcia, con 1200 occupati e produzione di lavatrici; Solaro (Milano) con 900 unità e produzione di lavastoviglie e Susegana (Treviso), 1.000 occupati e produzione di frigoriferi e congelatori da incasso. (FONTE: IL MESSAGGERO VENETO)

lunedì 21 ottobre 2013

VERTENZA INDESIT, NUOVO ROUND IL 31 OTTOBRE. DISPONIBILITA' DELL'AZIENDA A RIVEDERE IL PIANO INDUSTRIALE, DOMANI ASSEMBLEE A MELANO E ALBACINA

Disponibilità dell'azienda a rivedere il piano industriale presentato e, soprattutto, il numero degli esuberi che 1.425 in si sono più che dimezzati, con una cospicua percentuale riferibile ad addetti in possesso dei requisiti per la quiescenza. Questo, in sintesi, il risultato del confronto che si è svolto oggi al ministero dello Sviluppo economico sulla vertenza Indesit. Un confronto che il Governo,rappresentato dal sottosegretario, Claudio De Vincenti giudica "costruttivo". "La riunione, lunga e a tratti anche vivace - informa una nota del Mse - è stata aggiornata al 31 ottobre. In quella sede si potrà verificare l'esistenza delle condizioni per giungere ad un'intesa. Da qui alla data della nuova convocazione, i sindacati avranno confronti diretti con l'azienda. All'incontro odierno hanno preso parte rappresentanti delle Regioni Campania e Marche, delle istituzioni locali, parlamentari delle realtà interessate, la direzione della multinazionale, le organizzazioni dei lavoratori a livelli nazionale, territoriale e aziendale". Domani si terranno le assemblee dei mlavoratori negli stabilimenti di Melano ed Albacina.

LA PIOGGIA NON FERMA LA MOBILITAZIONE DEI LAVORATORI DI MELANO ED ALBACINA

Neanche le condizioni meteorologiche da tregenda di questa mattina hanno fermato la rabbia, la contrarietà degli operai Indesit di Melano ed Albacina. Quando era ancora era buio si sono ritrovati in oltre un centinaio di lavoratori, dei due stabilimenti, oggi chiusi per cassa integrazione, per una nuova iniziativa di protesta verso il piano industriale redatto dal manangement della società di via Merloni. Il meteo proibitivo ed una pioggia incessante, ha costretto a cambiare in corso d'opera il programma, originariamente incentrato con un, un corteo dal parcheggio Coop e un presidio presso la Wr@p, il centro ricerche di Indesit e spostarsi davanti l'headquarter dell'azienda. Scortati dalle forze dell'ordine che hanno presidiato l'ingresso degli uffici, i lavoratori sono rimasti in sit-in, in forma pacifica sotto la tettoia antistante l'entrata, fino alla partenza della delegazione desitinazione Ministero dello sviluppo economico a Roma dove per le ore 14,00 è previsto lo start del 5° incontro tra Indesit, rappresentanti del Ministero, coordinamento nazionale Fim-Fiom-Uilm e regioni interessate. Un rendez-vouz, dopo l'ultimo dello scorso 23 settembre,forse decisivo non si sa, ma quantomeno carico di aspettative anche alla luce di quando esternato dalla holding fabrianese dell'elettrodomestico negli ultimi giorni.

sabato 19 ottobre 2013

AL VERTICE DELLA TENSIONE- LUNEDI' 5° INCONTRO AL MISE

C'è una spasmodica fibrillazione, degna dell'omonimo film tecno-thriller di alcuni anni fa, per l'incontro al MISE di lunedì prossimo per la vertenza Indesit Company. Sarà il 5° incontro della serie, ma tutto sembra far presagire, soprattutto nella parole della multinazionale fabrianese che possa essere quello della svolta. In una nota diramata dall'headquarters della Indesit Company, infatti si legge, come la stessa si presenterà il 21 ottobre al ministero dello Sviluppo economico con un ulteriore miglioramento al piano di riorganizzazione presentato il 4 giugno, senza pregiudicarne l'efficacia, per andare incontro alle richieste dei lavoratori casertani e delle istituzioni, aggiungendo che per superare "questo momento di oggettiva difficoltà, nell'attesa di agganciare la ripresa del mercato", è necessario "senso di responsabilità e un dialogo costruttivo tra tutte le parti coinvolte". "Indesit auspica che le controparti comprendano l'importanza di questo piano per garantire la competitività dell'azienda nel medio-lungo periodo e attuino scelte responsabili nell'interesse dei lavoratori. Qualora malauguratamente ciò non accadesse e non si potesse giungere ad un accordo, che è condizione indispensabile per l'utilizzo dei contratti di solidarietà e quindi evitare licenziamenti, data l'importanza del piano per il futuro dell'azienda e il suo sviluppo in Italia quando arriverà la ripresa, Indesit sarebbe costretta a portare avanti uni lateralmente il piano e senza avere accesso agli ammortizzatori sociali". Ed è sicuramente questa seconda parte della nota stampa, a far innalzare il termometro della vertenza verso il torrido, ma contestualmente anche le barricate per respingere le parole della holding e del suo management, che sono pesate sicuramente come macigni e oltre ad essere sembrate un vero e proprio aut-aut. Nonostante nel settore dell’elettrodomestico le relazioni sindacali non siano mai state conflittuali, e soprattutto in Indesit sempre corrette e volte alla partecipazione e condivisione delle scelte, queste parole sembrano lontane anni luce, dal Merloni style, caratterizzato da quanto sopra. Negli ultimi anni i lavoratori di Indesit, hanno infatti accettato accordi gravosi, ma questo non ha evitato le delocalizzazioni, né reso più competitivi gli stabilimenti italiani. In pratica Indesit non avrà nessuna firma in bianco, come afferma Andrea Cocco della segreteria regionale Fim-Cisl Marche, piuttosto dovrebbe concentrarsi su reali e consistenti modifiche al piano di salvaguardia, consolidamento e rilancio industriale, perchè è sul merito di esso che ci si dovrà confrontare. Intanto dopo gli scioperi "border line" di Melano, ossia a gatto selvaggio "a discrezione" dell'ultima settimana lunedì mattina, i lavoratori di Albacina e Melano si ritroveranno davanti alla Wr@p a Fabriano, con l'intenzione di tornare a manifestare per tenere sempre alta l'attenzione su questa vicenda arrivata a quattro mesi e mezzo dal suo inizio. Un negoziato complesso e difficile che ha comunque visto la partecipazione, il protagonismo e la determinazione dei lavoratori.

giovedì 17 ottobre 2013

SCIOPERO A " GATTO SELVAGGIO A DISCREZIONE"

Indesit,sciopero 'a discrezione' Melano Turni di 10 minuti e effetto 'ola' In attesa del tanto atteso tavolo di lunedì 21 ottobre al Ministero dello sviluppo economico a Roma, proseguono le iniziative di protesta dei lavoratori negli stabilimenti Indesit di Fabriano. Oggi, a Melano, è andata in onda una versione rivisitata del celeberrimo sciopero a gatto selvaggio, ossia 'a discrezione'. In prativa astensione dal lavoro per 30 minuti, in 3 step da 10 minuti non consecutivi. Ognuno sceglie a discrezione quando fare sciopero, ma con l'obiettivo di staccarsi dal lavoro a effetto 'ola', con l'intento di creare il massimo disagio possibile all'organizzazione del lavoro. Iniziativa che sarà ripetuta con alcune varianti anche domani venerdì.

mercoledì 16 ottobre 2013

DAL MONDO DEL "BIANCO"- ELECTROLUX FORLI', FIRMATA LA CIGS PER 12 MESI

E' stato firmato nella sede della Provincia di Forlì-Cesena, davanti a rappresentati della Regione Emilia-Romagna, l'accordo per la proroga di 12 mesi della cassa integrazione straordinaria per riorganizzazione sino al 17 ottobre 2014 per lo stabilimento Electrolux di Forli’, uno dei più grandi poli produttivi in Romagna e dove secondo il piano, presentato a febbraio risultavano esserci circa 300 esuberi. L'accordo deve traghettare lo stabilimento, uno dei quattro presenti in Italia e dove si realizzano circa 1,5 mln. di prodotti per la cottura, verso l'utilizzo dei contratti di solidarietà, per evitare gli esuberi annunciati. Le modalità di gestione della cassa integrazione saranno quelle già concordate tra i sindacati e l'azienda, che prevedono l'utilizzo della cassa ad ore, ridistribuendo il lavoro su tutto il personale. Lo stabilimento, dove si producono forni da incasso, piani da incasso e cucine free-standing con diverse funzionalità, di tutte le dimensioni, inoltre risulta essere una delle smalterie più grandi di tutta Italia. "Nonostante un utilizzo condiviso degli ammortizzatori sociali - è il commento dei sindacati -, resta evidente il problema dell'assenza di una qualsiasi politica industriale a sostegno di un settore strategico per il paese come quello dell'elettrodomestico (secondo in Italia come numero di addetti solo a quello dell'automotive)". I sindacati forlivesi "ritengono necessario che, pure nella difficile situazione del settore l'azienda garantisca il mantenimento nel sito di Forlì di quei volumi produttivi che sono previsti e necessari per l'implementazione del piano di riorganizzazione".

martedì 15 ottobre 2013

A CUORE APERTO - C'ERA UN RAGAZZO CHE... PICCOLA STORIA DI UNO STABILIMENTO

16 OTTOBRE 1986 - 16 OTTOBRE 2013, DOMANI SARANNO 27 GLI ANNI DI “ONORATA CARRIERA” SPESA, CON ORGOGLIO, ALLA INDESIT DI MELANO. E PENSARE CHE ANCHE ALLORA, I “VECCHI” DELLA FABBRICA MI DICEVANO: “TANTO MELANO TRA POCO CHIUDE…”.  
MA SONO QUI A RACCONTARE LA STORIA DI UNO STABILIMENTO “HIGHLANDER”, IMMORTALE CHE DA SEMPRE RIFUGGE AD UN DESTINO CHE SEMBRA PERENNEMENTE SCRITTO E PER QUESTO NE ALIMENTA IL FASCINO E L’ATTACCAMENTO, NON FOSSE ALTRO CHE MI HA VISTO ENTRARE RAGAZZO, ACCOMPAGNANDOMI FINO ALL’ETA’ DI MEZZO E SPERIAMO ANCHE PIU’ AVANTI… CI HANNO PROVATO IN TANTI A “CHIUDERLO” MA ALLA FINE HA ACCOLTO DUE DEI PERSONAGGI  SIMBOLO DELLA NOSTRA STORIA CONTEMPORANEA, PAPA GIOVANNI PAOLO II° E IL PRESIDENTE PERTINI. ED OGGI E’ ALLE PRESE CON L’ULTIMA, FORSE LA PIU’ DURA DELLE BATTAGLIE… 
“21 luglio 2006, a Melano-Marischio, stabilimento della Indesit-Company finisce un epoca, durata quasi quaranta anni, quella del frigorifero, per aprirsene (forse) un'altra, quella della cottura”. Questo l’incipit di un articolo che scrissi alcuni anni orsono dal titolo: “L’ultimo frigorifero” e a seguire, integralmente il capitolo dedicato allo stabilimento di Melano-Marischio ed alla sua storia, quella che ho vissuto sulla mia pelle…. L’ANOMALIA DI MELANO Oggi a dominare è la globalizzazione, neologismo a farla da padrone nei nostri discorsi quotidiani, con la famigerata delocalizzazione, la sua espressione più eloquente. Nuovi mercati su cui puntare sono quelli dell’est europa, dalle grosse capacità, sia produttive per i bassi costi della manodopera ed appetibili come mercato di vendita, i produttori emergenti di oggi, saranno i mercati emergenti di domani. Oggi come oggi, lo stabilimento di Melano-Marischio, sta vedendo la produzione degli ultimi frigoriferi, per lasciare posto ai prodotti della cottura, così come previsto dall’accordo sulla sua riconversione, siglato lo scorso anno. Dopo circa quaranta anni, il sito della Indesit Company, vedrà cambiare la propria mission produttiva. Costruito nel 1969, e che l’anno successivo vide nascere la produzione di frigoriferi, trasferendo ed ampliando l’esperienza dell’Alia, un’azienda del settore con sede a Milano, acquistata dall’allora Ariston nel lontano 1966; negli anni ruggenti, in cui la globalizzazione e la delocalizzazione neanche si sapeva cosa fossero, venivano sfornati circa 3000 pezzi quotidiani, per un totale di 600000 frigoriferi all’anno, impiegando anche oltre 600 operai, in una vera e propria crescita esponenziale, rappresentando per oltre tre lustri anche uno sbocco occupazionale per numerosi lavoratori delle zone limitrofe al fabrianese, come la vicina Umbria, il primo pesarese, ma anche per maestranze provenienti anche da altre parti d’Italia. Eppure a Melano, stabilimento da sempre penalizzato per le proprie dimensioni in termini di volumi, quando il limite per la sopravvivenza era 1 milione di pezzi, di sfide, lavoratori e sindacato ne hanno giocate e vinte tante, dalla flessibilità a volte innovativa, che costringeva a lavorare come matti, come le due settimane di ferie ad agosto, invece delle tre settimane tradizionali o le quattro di tutte le altre aziende del circondario, oppure il sabato pomeriggio lavorativo o le feste comandate od il ciclo continuato, oppure i sabati lavorati in estate con il recupero in periodi di bassa stagionalità, quando non c’era lavoro, in autunno ed in inverno, per il frigorifero, per poter arrivare prima degli altri sui mercati internazionali o come ad esempio il premio 2004 come migliore stabilimento dell’Indesit Company per la qualità realizzata. Un traguardo non di poco conto, se si pensa che tra i paletti del successo odierno c’è anche questo fattore, al quale il cliente oltre all’estetica ne fa una necessità per fidelizzarsi ad un “brand”, come si dice oggi, il marchio come si diceva ieri. Eppure neanche la flessibilità chiesta ed ottenuta, oggigiorno non basta più. E non si parla di chissà quanti anni fa, ma di un paio, al massimo tre anni fa. E neanche nel 1997, nella tragica situazione post-terremoto, dove era emerso con chiarezza lo spirito più autentico delle popolazioni, con molti lavoratori provenienti dalla penalizzata Umbria, che pur convivendo con la terra che trema, ma che andava puntualmente a lavorare, si era arrestata la crescita e di volumi e di occupazione di uno stabilimento, situazione che esprimeva l’atavica inclinazione dei marchigiani e dei loro “cugini” umbri, di lavorare come matti, tanto da diventare quasi ideologia produttiva. C’erano due leve per poter crescere, innovazione e disponibilità della gente, e a questa gente, si poteva chiedere qualsiasi cosa. Il saper fare, la tenacia, la passione, l’orgoglio e l’impegno dei discendenti del “metalmezzadro”, la figura dell’operaio-contadino, un tempo irrisa dai supporter e dai soloni dell’industria metropolitana, al centro del modello marchigiano, con ai vertici fabbrica, casa e famiglia, erano stati vincenti non erano stati scalfiti, così come le idee di Aristide Merloni, che affondavano le radici nell’Italia contadina ed artigiana del ’900. Del resto in quegli anni, era difficile resistere al fascino del reddito, dell’occupazione, del benessere, della ricchezza prodotta, delle auto e delle case possedute in ogni famiglia, che aumentavano in maniera esponenziale, in cui tutto andava come un “treno”. Erano gli anni in cui il “piccolo è bello”,una nuova “via italiana al capitalismo”, una grande onda, uno tsunami, come si definirebbe oggi che ha portato vantaggi e benessere a tutti, da imprese a lavoratori al sindacato stesso. Ma di tutte le sette “majors”, ossia gli elettrodomestici bianchi di grandi dimensioni, il più sofferente di tutti è sicuramente il frigorifero, prodotto dato per morto per raggiunta maturità da diversi anni, sostanzialmente povero (un compressore ed una scatola metallica), dai limitati ambiti di innovazione, che d’altro canto per le sue dimensioni elevate, esige alti costi di trasporto, fattore quest’ultimo non di poco conto visto che i mercati di sbocco, come detto sono quelli dell’est europa, e quindi purtroppo, appare lapalissiano produrlo laddove si può vendere, essendo industrialmente presenti nel mercato che si vuole presidiare, sia per una questione di sviluppo del business, che per ottimizzare i costi, senza dimenticare, ad esempio che la metà degli elettrodomestici Indesit è venduta sui nuovi mercati. La competizione con i produttori emergenti, sia asiatici ma anche turchi è giocata sul costo di produzione, e guardando il costo del lavoro, 2 € in Russia, 3 € in Polonia, 4 € in Turchia, si capisce perché i produttori italiani siano svantaggiati. I paesi dell’europa dell’est, soprattutto quelli da poco entrati a far parte della UE, spinti anche dall’impulso e dall’ansia di modernizzazione, offrono condizioni ideali, dati i bassi salari, il buon livello di qualificazione della manodopera, le tradizioni industriali, l’alto tasso di disoccupazione e l’ansia di entrare a far parte del gruppo di punta dell’economia mondiale, a costo di rinunciare ai vecchi sistemi di protezione sociale, dove a volte la deregulation socio-economica regna assoluta e dove anche la tutela sindacale dei lavoratori risulta praticamente assente. Insomma governi che riformano le leggi ed offrono condizioni uniche, come ad esempio i prezzi competitivi dell’energia, una fiscalità sulle imprese bassa, ad esempio in Polonia, quest’ultimo aspetto, pesa la metà rispetto all’Italia. E nel paragone,il costo del lavoro si riduce addirittura a un quarto, tra orari più lunghi, vacanze più corte, stipendi contenuti e oneri ridotti. Tutti fattori decisivi per le scelte produttive e commerciali, perché rendono competitivo il rapporto fra numero e costo di addetti e quantità prodotte, facendo divenire questi paesi dei veri e propri “paradisi produttivi”, e delle calamite per gli investimenti. Finche c’era crescita economica, per le aziende italiane era fondamentale il vantaggio del prodotto derivante dalla creatività, innovazione, design e meno importanza si dava ai processi organizzativi. Oggi invece, quella formula industriale, che comunque stranamente continua a destare interesse all’estero, sembra essere entrata in crisi, giacchè in molti aspetti della produzione, si lavora limando i centesimi. La liberalizzazione del commercio mondiale e l’eliminazione delle frontiere segnano la fine di antiche certezze e senza inoltre poter più contare sulla leva della svalutazione alla bisogna della “defunta” lira, che tanti vantaggi sul mercato mondiale ci ha regalato. Altro problema contingente del settore freddo è stata la contrazione dei consumi, che ha penalizzato i budget improntati alla crescita, dopo che negli ultimi due anni si era venduto parecchio. Ecco quindi la decisione di puntare sui due grandi poli del freddo da parte di Indesit Company, quello di Lodz in Polonia e Lipetzk in Russia, mentre in Italia, resta lo stabilimento di Carinaro a Caserta, dove la standardizzazione del prodotto rende ancora competitiva la sua produzione in Italia. Così i prodotti di cottura in vetroceramica che stanno uscendo, da fine 2005 ed inizio 2006, perlopiù built-in, da incasso, che sostituiranno i frigoriferi, sono più facili da trasportare, viste le loro dimensioni ed inoltre l’alto contenuto di design e tecnologia, con conseguenti margini di guadagno, rendono possibile la loro produzione in Italia, oltre ad esaltare il marchio e le capacità tecniche rispetto alla concorrenza. Secondo gli analisti del settore, si salveranno solo le produzioni di fascia alta, quelle di prodotti ad alto valore aggiunto, dove i clienti sono disposti a riconoscere il valore della marca, mentre il resto è destinato ad essere delocalizzato. Una via quella dell’est, dalla Polonia alla Repubblica Ceca, all’Ungheria, alla Romania che ha subito un colpo di acceleratore, grazie anche ai ricavi sotto pressione da un lato e la pressione sui prezzi, determinata dalla concorrenza delle tigri asiatiche, una vera e propria guerra selvaggia che ha bruciato spazi di manovra, azzerando o quasi i margini di guadagno; perseguita anche dagli altri produttori di frigoriferi ed elettrodomestici in genere, da Candy, a Whirlpool, a Zanussi ai coreani, costruendo siti produttivi o acquistando stabilimenti già attivi in quei paesi, nei quali in passato venivano indirizzate le esportazioni. Anche la Antonio Merloni, il terzista più grande del settore, che ora sta riconvertendosi alla valorizzazione dei marchi propri, aprirà un sito in Ucraina. E qualcuno si è spinto ancora più ad est, in Asia o nel centro america. Si sa l’economia, è una scienza triste, guidata da leggi spietate, che propongono a velocità supersonica una trasformazione radicale dell’ambiente industriale nel quale siamo cresciuti e abbiamo prosperato e se non le conosci, ti assesta certe mazzate da lasciarti di sasso.

AD OTTOBRE DUE GIORNI IN PIU' DI CASSA INTEGRAZIONE A MELANO

LA DIREZIONE AZIENDALE HA COMUNICATO CHE L'ASSETTO DEL MESE DI OTTOBRE DEL SITO DI MELANO, DOVRA' ESSERE VARIATO CON L'ULTERIORE AGGIUNTA DI DUE GIORNATE DI CASSA INTEGRAZIONE ORDINARIA, CHE SI ANDRANNO A SOMMARE ALLE SETTE GIA' PROGRAMMATE A FINE SETTEMBRE. L'ULTERIORE RICHIESTA DI FERMO PRODUTTIVO E' DOVUTA ALLA PERDURANTE CONTRAZONE DEI CARICHI DI LAVORO DERIVANTE DALLA ORMAI CRONICA FLESSIONE DELLE VENDITE DEL MERCATO DELL'ELETTRODOMESTICO, E ALLA CONSEGUENTE NECESSITA' DI EVITARE EXTRA-STOCK PRODUTTIVO CON RISCHIO DI INVENDUTO A MAGAZZINO. LE NOVE GIORNATE DI FERMO SI AGGINGONO ALLE 10 GIORNATE DI CASSA DI ALBACINA. DATI ALLA MANO, OTTOBRE, CON BEN 19 GIORNATE DI STOP HA IL PRIMATO POCO INVIDIABILE PER QUANTITA' DI CIG EFFETTUATA NEL 2013, DETRONIZZANDO IL MESE DI GENNAIO ALLORQUANDO NEL POLO CARTAIO ERANO STATE EFFETTUATE 14 GIORNATE DI FERMO COMPLESSIVO. CON QUESTE GIORNATE AGGIUNTIVE, SI TOCCHERA' LA CIFRA TONDA DELLE 100 GIORNATE DI FERMO PER CIGO NEL POLO DI MELALBA.

domenica 13 ottobre 2013

PENSIONE ANTICIPATA E PENALIZZAZIONI

Con l’entrata in vigore della riforma Fornero delle pensioni l. 214/2011, è stata introdotta la pensione anticipata in sostituzione della pensione di anzianità con i requisiti di accesso: 41 anni di contributi + aspettativa di vita per le donne; 42 anni di contributi + aspettativa di vita per gli uomini. La stessa legge stabilisce che per l’accesso alla pensione anticipata, donne e uomini, debbono aver compiuto 62 anni di età. Chi va in pensione anticipata con i requisiti contributivi previsti, ma con una età anagrafica inferiore a 62 , va incontro ad una penalizzazione dell’1% per i primi due anni e del 2% per gli anni successivi, da calcolarsi sulla quota di pensione con calcolo retributivo. Successivamente alla riforma, il decreto mille proroghe 2012 ha stabilito il principio che chi matura il diritto a pensione entro il 31/12/2017 può andare in pensione anticipata senza penalizzazione a condizione che la contribuzione maturata sia derivante da giorni di effettivo lavoro e non quelli coperti da contributi figurativi, fatta eccezione per: infortuni, malattia, servizio di leva, maternità obbligatoria. Quindi alcune forme di contribuzione figurative ( donazione sangue, legge 104, congedo straordinario, congedi) non sono utili ad evitare la penalizzazione (entro il 30/12/2017), mentre rimane intero il diritto alla pensione anticipata. A cura del Patronato Inas Cisl Marche

sabato 12 ottobre 2013

FIM E FEMCA, PRIMI PASSI PER IL NUOVO SINDACATO DELL'INDUSTRIA DELLA CISL

LO SCORSO 3 OTTOBRE SI SONO RIUNITE LE SEGRETERIE NAZIONALI DELLA FEMCA E DELLA FIM PER DARE CONTINUITA' ALLE SCELTE FATTE NEI RISPETTIVI CONGRESSI, DI PROGRESSIVA INTEGRAZIONE E UNIFICAZIONE DELLE DUE CATEGORIE PER DAR VITA, ENTRO LA META' DEL QUADRIENNIO CONGRESSUALE, AD UN NUOVO SOGGETTO SINDACALE DI RAPPRESENTANZA DEI LAVORATORI DELL'INDUSTRIA DELLA CISL. DAL MESE DI OTTOBRE SI AVVIERA' IN TUTTE LE REGIONI E NEI TERRITORI UNA VERIFICA CONGIUNTA CON LE SEGRETERIE NAZIONALI FIM/FEMCA AL FINE DI REALIZZARE UNA FASE ISTRUTTORIA DI CONOSCENZA E APPROFONDIMENTO DULLA COMPOSIZIOME ORGANIZZATIVA E SULLA CONSISTENZA PATRIMONIALE ED ECONOMICA DELLE REALTA' TERRITORIALI DELLA FIM E DELLA FEMCA DA CONCLUDERSI ENTRO DICEMBRE 2013. LE SEGRETERIE NAZIONALI DELLA FIM E DELLA FEMCA NEL CONFERMARE L'UNICITA' NAZIONALE DELLA RESPONSABILITA' DELLA GESTIONE DEL PROCESSO DI UNIFICAZIONE RITENGONO TUTTAVIA DARE SLANCIO E AUMENTARE IL GRADI DI COLLABORAZIONE OPERATIVA DELLE DUE FEDERAZIONI NEI TERRITORI E PROMUOVERE SUCCESSIVAMENTE ALLE VERIFICHE ORGANIZZATIVE/ AMMINISTRATIVE INIZIATIVE DI FORMAZIONE E/O SEMINARIALI CONGIUNTE NELLE QUALI AFFRONTARE I TEMI INDUSTRIALI E CONTRATTUALI COMUNI ED IN GRADO DI COINVOLGERE I DELEGATI DELLA FIM E DELLA FEMCA NEL PROCESSO DI INTEGRAZIONE E COSTITUZIONE DEL NUOVO SINDACATO DELL'INDUSTRIA DELLA CISL. NEI PROSSIMI GIORNI LE SEGRETERIE NAZIONALI FEMCA E FIM, PRENDERANNO I CONTATTI CON LE RISPETTIVE SEGRETERIE REGIONALI PER LA CALENDARIZZAZIONE DELLE VERIFICHE TERRITORIALI. NEL MESE DI DICEMBRE 2013, VERRA' RICONVOCATO IL GRUPPO DI LAVORO NAZIONALE E LA RIUNIONE DEI CONSIGLI GENERALI DELLA FIM E DELLA FEMCA PER DISCIUTERE SU POLITICHE INDUSTRIALI E SINDACALI E DEFINIRE LE ULTERIORI INIZIATIVE COMUNI E I PASSAGGI SUCCESSIVI DEL PROCESSO DI INTEGRAZIONE E UNIFICAZIONE DELLE DUE FEDERAZIONI.

DIRETTIVO REGIONALE FIM-CISL MARCHE

SI E' SVOLTO GIOVEDI' 10 OTTOBRE A CHIARAVALLE IL DIRETTIVO REGIONALE DELLA FIM-CISL, CON LA PRESENZA DEL SEGRETARIO NAZIONALE DELLA FIM-CISL GIUSEPPE FARINA E DEL SEGRETARIO REGIONALE DELLA CISL, STEFANO MASTROVINCENZO. HANNO PARTECIPATO CIRCA 90 DELEGATI IN RAPPRESENTANZA DELLE QUATTRO PROVINCE MARCHIGIANE. E' IL PRIMO ATTO UFFICIALE DOPO IL CONGRESSO REGIONALE DI POTENZA PICENA DELLO SCORSO 25 MARZO, CON IL QUALE SI ERA SANCITO IL NEW DEAL DEI METALMECCANICI DELLA CISL, CON LA REGIONALIZZAZIONE, SCELTA COME MODELLO DI RIORGANIZZAZIONE, PER ESSERE ANCORA PIU' VICINI AI DELEGATI ED AlLE LAVORATRICI ED AI LAVORATORI DENTRO LE FABBRICHE. NUMEROSE LE TEMATICHE SVILUPPATE INTORNO AI TEMI CALDI DEL MOMENTO ED ALLA SITUAZIONE POLITICO SINDACALE REGIONALE E NAZIONALE, SVISCERATE NEL PARTECIPATO DIBATTITO. INOLTRE E' STATO ELETTO IL COMITATO ESECUTIVO REGIONALE DELLA FIM-CISL.

FONDO COMETA RENDIMENTO MESE DI SETTEMBRE 2013

SETTEMBRE PROMETTENTE PER IL FONDO COMETA. DIFATTI TUTTI E QUATTRO I COMPARTI DELLA PREVIDENZA INTEGRATIVA DEI METALMECCANICI, HANNO FATTO REGISTRARE CONTEMPORANEAMENTE UN TREND POSITIVO, ATTESTANDOSI NEL CAMPO CON IL SEGNO PIU' E CONFERMANDO IN GENERE L'ANDAMENTO POSITIVO DA INIZIO 2013.

mercoledì 9 ottobre 2013

IL VERTICE AL MISE RINVIATO AL 21 OTTOBRE, ED INTANTO OGGI A MELANO " GATTO SELVAGGIO" AL CONTRARIO

Il prossimo 14 ottobre avrebbe dovuto riprendere la trattativa a Roma sul piano da oltre mille esuberi per gli stabilimenti della Indesit di Melano e Fabriano, presso il Ministero dello Sviluppo Economico. Il vertice tanto atteso, infatti, è stato rinviato al 21 ottobre alle ore 14.00.’' Nell’ultimo rendez-vouz al Ministero, la Indesit aveva dichiarato l’intenzione di mantenere aperto il sito di Melano, con condizioni occupazionali però del tutto insufficienti. L'impianto deve rimanere aperto mantenendo gli attuali volumi produttivi e almeno gli stessi livelli occupazionali''. E' anche a tal proposito che i lavoratori, oggi hanno dato vita ad una forma di protesta diversa, più "innovativa e rivoluzionaria". Non si incroceranno le braccia, dunque, né si sciopererà: piuttosto i lavoratori, dopo la pausa pranzo di ogni turno, riprenderanno a lavorare quindici minuti prima, che non saranno conteggiati all'interno dello stipendio e dunque non saranno retribuiti, per aumentare la produzione. Una sorta di gatto selvaggio a rovescio dove le lavoratrici ed i lavoratori resteranno lungo le linee assemblando spontaneamente pezzi creando notevoli disagi all’organizzazione delle produzioni”. Gli operai hanno deciso, insieme ai sindacati, nell’assemblea di ieri, di attuare questa forma di protesta per creare disagio all'azienda, al momento che una maggiore produzione, a causa della stagnazione del mercato, non è necessaria. Una manifestazione del tutto simbolica, nessun regalo all’azienda, piuttosto a difesa della laboriosità dei lavoratori di queste fabbriche, il vero fulcro del successo dell’epopea Merloni prima ed Indesit oggi. Massiccia la partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori, che hanno dimostrato anche in quest’occasione encomiabile senso di responsabilità nel gestire una situazione del tutto nuova.

sabato 5 ottobre 2013

I LAVORATORI DELLA ANTONIO MERLONI DA PAPA FRANCESCO AD ASSISI

C'erano anche gli operai della ex Antonio Merloni ieri ad Assisi tra le decine di migliaia di fedeli presenti e così come accaduto con la visita del Pontefice in Sardegna, un paio di settimane orsono, i cassintegrati dell'Umbria e delle Marche, di quello che fino ad un lustro fa circa, era il piu' grande terzista del settore degli elettrodomestici, hanno consegnato una lettera al Santo Padre, evidenziando il loro bisogno di aiuto, così come le loro famiglie. Con il ricordo che "senza lavoro non c'è dignità, non c'è futuro, non c'è vita", il messaggio arriva forte e chiaro tra le mani di Papa Francesco, sceso nella città del patrono d'Italia, del quale Bergoglio ha preso il nome. Questo il testo integrale della lettera degli operai: "Santo Padre! Accogliamo con gioia e speranza il suo arrivo ad Assisi, terra di Francesco, di Pace e di Dignità. Noi lavoratori ex Merloni in cassa integrazione e dipendenti JP siamo la più grande realtà produttiva di questo territorio. Mille lavoratori con prospettive molto incerte, con un età media superiore ai 40 anni, troppo giovani per poter andare in pensione e troppo anziani per le poche aziende che assumono, siamo, o meglio rischiamo di essere stati, la più grande realtà produttiva di questa fascia appenninica. Una fascia appenninica a cavallo tra Umbria e Marche con 70 mila abitanti e dove già abbiamo perso 3 mila posti di lavoro, dopo aver subito nel 1997 un terremoto durissimo dal quale ci siamo faticosamente rialzati. La crisi economica che colpisce duramente le condizioni di noi lavoratori, che rischiamo di non avere futuro, è nei fatti un secondo terremoto dopo quello del 1997. Noi vogliamo reagire e costruire il futuro, che passa attraverso la dignità e il lavoro. Perché come Lei stesso ha sottolineato nel recente incontro in Sardegna, non c’è dignità senza lavoro. Chiediamo anche attraverso la sua sensibilità che venga data visibilità a questa nostra mobilitazione per il futuro. Chiediamo che tutti gli ostacoli frapposti alla ripresa dell’attività produttiva vengano presto superati, su questo il Governo nazionale, ritornato nella pienezza delle sue funzioni deve operare velocemente visto che si tratta della più grande vertenza a livello nazionale. Anche per questo chiediamo che la cassa integrazione in scadenza il prossimo 13 novembre, tra meno di 40 giorni, venga prorogata. Altrimenti è a rischio la coesione sociale di tutta la fascia appenninica. La nostra mobilitazione è per il lavoro, i diritti e la dignità ! Siamo convinti che non c’è futuro per l’Umbria, per l’Italia e per il Mondo se non si coniugano lavoro e dignità. Questa è il messaggio di vita che lanciamo! Questa terra francescana getta questo seme nella sicurezza che possa essere raccolto e fatto vivere! Grazie Papa Francesco".

mercoledì 2 ottobre 2013

VERTENZA EX ARDO, DOMANI LA PROTESTA VERSO LE BANCHE


IL LAVORATORE IN CIGS O MOBILITA' CHE STIPULA UN CONTRATTO DI LAVORO SUBORDINATO NON DEVE PIU' INVIARE LA COMUNICAZIONE ALL'INPS A SUO CARICO

Il lavoratore IN CIGS o mobilità che ha firmato un contratto per svolgere lavoro subordinato a tempo parziale o indeterminato o che svolge attività autonoma non deve più effettuare all’Inps la comunicazione a suo carico. Lo precisa l' INPS con messaggio n. 15079 del 25 settembre. Il dipendente in cassa integrazione o in mobilità non perde più il diritto alla corrispondente integrazione salariale se non effettua la comunicazione relativa allo svolgimento di attività lavorativa compatibile con il suo stato. È sufficiente la comunicazione preventiva obbligatoria fatta dal datore di lavoro. l’Inps ha fornito le prime istruzioni derivanti da quanto previsto dal recente decreto lavoro. Si è stabilito, così, che le comunicazioni di assunzione, cessazione, trasformazione e proroga obbligatorie a carico del datore di lavoro sono valide ai fini dell’assolvimento di tutti gli obblighi di comunicazione posti anche a carico dei lavoratori.  Di conseguenza, le persone in cassa integrazione straordinaria che svolgono attività autonoma o subordinata non devono più effettuare la comunicazione preventiva alla sede provinciale dell’Inps per non decadere dal diritto all’integrazione salariale. Allo stesso modo chi è in mobilità non deve più comunicare all’Inps entro cinque giorni dall’assunzione che ha firmato un contratto per svolgere lavoro subordinato a tempo parziale o a tempo determinato. D’ora in avanti, precisa l’istituto di previdenza, in presenza di una comunicazione da parte del datore di lavoro,non scatta la decadenza dal diritto all’integrazione salariale o all’indennità di mobilità anche se il lavoratore non ha effettuato la comunicazione a suo carico.

AL VIA GLI INCENTIVI PER ASSUNZIONI DEI GIOVANI UNDER 30

Al via gli incentivi per le nuove assunzioni a tempo indeterminato di giovani under30, privi d’impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi ovvero privi di diploma di scuola media superiore o professionale previsti dall'art. 1 del Decreto Legge n. 76 del 28 giugno 2013, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 99 del 9 agosto 2013. Gli incentivi saranno riconosciuti per le assunzioni avvenute a partire dal 7 agosto 2013, data di emanazione del decreto di riprogrammazione delle risorse del Piano Azione Coesione, e fino al 30 giugno 2015, subordinatamente alla verifica da parte dell'Inps della capienza delle risorse finanziarie. Le modalità operative per poter usufruire del beneficio sono state definite dall'INPS con la Circolare n. 131. Per approfondire: http://www.ipsoa.it/Lavoro/al_via_gli_incentivi_per_le_nuove_assunzioni_a_tempo_indeterminato_di_giovani_lavoratori_id1141448_art.aspx Il testo della Circolare Inps http://www.inps.it/bussola/VisualizzaDoc.aspx?sVirtualURL=/Circolari/Circolare%20numero%20131%20del%2017-09-2013.html

martedì 1 ottobre 2013

MODIFICA CODICE IBAN IN METASALUTE, ECCO COME FARE

Come ricordano tutti gli aderenti dwl Fondo Metasalute, all'atto dell'iscrizione allo stesso, veniva richiesto il codice IBAN (per ricevere eventuali rimborsi, ecc ). Ebbene da qualche giorno, per poterlo modificare, perchè magari si è cambiato istituto di credito o per qualsiasi altro motivo, è sufficiente entrare sulla propria posizione personale e seguire le seguenti istruzioni: “www.fondometasalute.it”, “Area Aziende e Aderenti”, “Login” ( utilizzando l’ID utente e la password ), “Prestazioni Sanitarie”, "Estratto conto sinistri e aggiornamento dati”, “Aggiorna qui i tuoi recapiti e quelli del tuo nucleo familiare, i tuoi contatti e il codice IBAN utile per i tuoi rimborsi “, Quindi modificare il codice IBAN o altri dati personali Al termine “ Conferma”