Per tanti anni, è stato considerato uno status-symbol, l’icona di un’ epoca, quella del “boom economico” italiano a cavallo della fine degli anni cinquanta ed inizio anni sessanta. Il frigorifero insieme alla Fiat 600 ed alla televisione, fu appunto uno dei simboli del miracolo economico italiano tra il 1958 ed il 1963 ed oltre, tanto per limitarci ad uno dei titoli più abusati al fine di dare un sostanzioso contorno storico. “L’amico di famiglia”, per dirla con uno slogan inventato da Borghi, patron della Ignis negli anni cinquanta, un marchio che per molto tempo rimarrà indissolubilmente legato al suo capostipite. All’epoca di famiglie dotate del frigo, c’e ne erano appena cinque su cento. Quanto è sceso il prezzo di un frigorifero: da sei mesi a sei giorni di lavoro: è il confronto fra quello che serviva per l'acquisto di un frigorifero nel 1954 e quanto serve oggi. Infatti, il listino dei prezzi dell'epoca parlava di un costo di 139mila lire per un frigorifero da 160 litri; e in quell'anno la retribuzione media in Italia era di 24mila lire mensili. Oggi, in listino, un frigorifero classe A, con una capacità di 180 litri, costa 239 euro e la retribuzione media è di 1.250 euro mensili. Naturalmente il confronto non è soltanto economico, perché il livello tecnologico, quindi di prestazioni, del 1954 e quello attuale non sono minimamente comparabili: allora non esistevano i compressori ma un sistema detto ad assorbimento che utilizzava sostanze tossiche come refrigeranti. Oggi un frigo di classe A è refrigerato con un gas naturale non pericoloso e consuma meno di un sesto del suo antenato del '54. Con l'energia risparmiata oggi si possono far funzionare ogni giorno una lavatrice e una lavastoviglie. Nel '54 un frigo aveva, al massimo, una celletta per il ghiaccio, non certo il freezer; inoltre i controlli sulla temperatura erano approssimativi. Oggi, a consumi di gran lunga inferiori, un frigorifero/freezer tiene temperature fino a - 22°, garantisce il congelamento rapido degli alimenti e il mantenimento a - 15° per 10 ore almeno in caso di mancanza di corrente elettrica. «Il 1954 è un anno importante per il mercato dei frigoriferi: in Italia questo elettrodomestico cominciava a diffondersi ed è interessante notare che questa è stata la stagione che diede il la agli acquisti a rate.Il confronto fra prezzo e andamento dei salari non è pero generalizzabile: se per i frigoriferi il rapporto è significativamente sceso, lo stesso non può dirsi per il mercato delle auto. Se prendiamo la macchina simbolo della seconda metà degli anni Cinquanta, la Cinquecento Fiat, questa, nel 1959, valeva un anno di stipendio medio: oggi, per l'acquisto di un'utilitaria, se non serve il reddito medio di un anno, di certo ne occorre oltre la metà». Il riferimento alla Cinquecento Fiat non è casuale, perché quando questo fortunatissimo modello di utilitaria comparve nel 1957, Giovanni Borghi, presidente di Ignis, la prese a riferimento per stabilire il prezzo dei modelli di frigorifero attraverso un metodo molto curioso e raccontato dai suoi collaboratori del tempo. Borghi pesò una Cinquecento e un frigorifero; dato il prezzo dell'automobile, con una semplice proporzione, arrivò a fissare quello dell'elettrodomestico. Ma di tutte le sette “majors”, ossia gli elettrodomestici bianchi di grandi dimensioni, il più sofferente di tutti è sicuramente il frigorifero, prodotto dato per morto per raggiunta maturità da diversi anni, sostanzialmente povero (un compressore ed una scatola metallica), dai limitati ambiti di innovazione, che d’altro canto per le sue dimensioni elevate, esige alti costi di trasporto, fattore quest’ultimo non di poco conto visto che i mercati di sbocco, come detto sono quelli dell’est europa, e quindi purtroppo, appare lapalissiano produrlo laddove si può vendere, essendo industrialmente presenti nel mercato che si vuole presidiare, sia per una questione di sviluppo del business, che per ottimizzare i costi, senza dimenticare, ad esempio che la metà degli elettrodomestici Indesit è venduta sui nuovi mercati.
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