giovedì 8 agosto 2013
FABBRICHE CHIUSE PER FERIE, MA FORTI TIMORI PER LA RIPRESA
Marche, le aziende chiudono per ferie Ma la ripresa fa paura ed incute timore
Le ferie non sono più quelle di una volta,quelle del divago, della spensieratezza, del relax meritato dopo un anno di duro lavoro. Hanno il sapore amaro della preoccupazione per l'incertezza del futuro che non sembra promettere niente di buono,anche se qualcuno sembra cogliere il segno, seppur flebile di una timida ripresa economica, dettato dalla ripartenza della produzione industriale e dal calo della CIG, ma tutto è da verificare e concretizzare.
Uniocamere-Prometeia: ogni giorno 16 aziende costrette a chiudere nelle Marche. Ecco la mappa della crisi da Pesaro ad Ascoli
Da gennaio a giugno, nelle Marche 16 aziende al giorno hanno chiuso l'attività: ogni 24 ore, 27 persone hanno visto scomparire il proprio posto di lavoro.
Bastano questi dati di Unioncamere Marche-Prometeia a spiegare lo stato d'animo con cui vanno in ferie altre centinaia di lavoratori delle Marche, la regione più manifatturiera d'Italia.
Dai 1.425 esuberi dichiarati dalla Indesit in Italia (oltre 700 nelle Marche) ai 32 della Febal, una delle imprese storiche del distretto del mobile di Pesaro - 3.800 gli addetti del settore in mobilità o Cig - il quadro è drammatico e la tenuta del tessuto sociale si sta lacerando.
In cinque anni, dall'inizio della grande crisi, la regione ha perso 24.200 unità lavorative; nel primo trimestre 2013 il tasso di disoccupazione è salito all'11,4% mentre a giugno (fonte Inps) sono stati chieste 2,8 mln di ore di cassa integrazione. Numeri pesanti per un territorio di piccola imprenditorialità diffusa: una strage nell'indotto artigiano.
Sotto scacco l'elettrodomestico e il settore cappe a Fabriano, il mobile-arredamento a Pesaro, gli strumenti per la sanità nell'Ascolano, mentre gli investimenti in turismo, agroalimentare e cultura sono troppo modesti e forse tardivi per sperare di compensare almeno in parte le voragini che si aprono nella manifattura.
Su uno scenario simile aleggia l'allarme Banca Marche, con l'istituto di credito in corsa contro il tempo per reperire i 300 milioni di ricapitalizzazione imposti da Bankitalia dopo il rosso di bilancio 2012 (520 milioni). Anche qui, esuberi in arrivo.
INDESIT - A Fabriano la multinazionale del bianco vorrebbe chiudere lo stabilimento di Melano e ridurre (senza licenziamenti) la forza lavoro di 480 operai più alcuni impiegati. 230 gli esuberi a Comunanza. Fra scioperi creativi e sit-in davanti alla villa della famiglia Merloni è questa la vertenza più calda, il banco di prova nazionale anche per Governo e Confindustria. Prossimo incontro al tavolo ministeriale il 17 settembre, mentre l'11 la Regione Marche presenterà un progetto di piattaforma di ricerca e innovazione per l'elettrodomestico.
ARDO - Il 13 novembre scade la Cigs per i 650 ex dipendenti dell'ex Antonio Merloni-Ardo, in cassa dal 2007. Poi si apre la procedura di mobilità: un dramma sociale prevede il sindacato.
J&P - L'azienda nata dalle ceneri dell'A. Merloni con la riassunzione di 700 persone, stenta a decollare e deve fare i conti con un ricorso delle banche creditrici della ex Merloni sul prezzo della cessione. La sentenza del Tribunale è attesa a settembre.
ELICA - Il polo produttivo di cappe di Serra San Quirico viene riconvertito in polo logistico con lo spostamento della produzione nella fabbrica di Mergo. Per poco meno di 200 addetti è aperta la procedura di mobilità volontaria. Cigs di due ore per turno per chi resta al lavoro.
BERLONI - Riparte dopo la pausa estiva con 100 lavoratori su 300 uno dei marchi d'oro dei cucinieri. Il pacchetto di controllo (50%) è passato alla holding di Taiwan Hcg, il 44% va a Intermedia, la famiglia Berloni scende al 6%.
TEUCO - A Montelupone, l'azienda di vasche da idromassaggi del Gruppo Guzzini ha dichiarato 118 mobilità entro il 2014.
HAEMONETICS - Lo stabilimento di Ascoli della multinazionale che produce sacche per la raccolta del sangue rischia la chiusura. In lotta per salvarlo 150 addetti.
BANCA MARCHE - Le organizzazioni sindacali contestano il piano industriale presentato dai nuovi vertici dell'istituto che prevede dismissioni di filiali, della controllata Carilo e un intervento sul centro di elaborazioni dati di Banca Marche a Macerata. Proclamato uno sciopero che è stato anticipato al 30 agosto.
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