Quando diciamo Manisa, in Turchia, pensiamo agli elettrodomestici, alla Indesit Company alla Faber ( oggi Franke Company), che da un pò, hanno dei siti produttivi nella terra della mezzaluna e che stà diventando il nuovo eldorado produttivo, ma.....Un buongiorno con Nutella fa più buona la vita. Uno slogan
commerciale, però, che non a niente a che fare con il fatto che Nutella sia
diventata più turca. Non molti lo sanno, ma da 30 anni la Ferrero si rifornisce di
nocciole sul mar Nero: il colosso di Alba ha acquistato il 30% della produzione
della Turchia, che rappresenta l'80% del totale mondiale. Nutella e Rocher già
turchi nel cuore. Non deve stupire che il gruppo alimentare italiano abbia
inaugurato un impianto produttivo a Manisa, che ha comportato un investimento
di 90 milioni di euro. Impiegherà a regime 200 dipendenti diretti e altrettanti
nell'indotto. L'investimento della Ferrero riassume perfettamente la qualità e
l'importanza delle relazioni tra Turchia e Italia: il nostro Paese è il quinto
partner commerciale della Turchia e sono più di mille le imprese italiane che
operano in questo paese. Una partnership strutturale e strategica che oggi si
arricchisce di un pezzo pregiato ed importante.
L'apertura dell'impianto si inserisce all'interno della strategia di sviluppo
in Turchia della compagnia, che punta in futuro a soddisfare una parte del suo
fabbisogno con nocciole provenienti dalla regione turca del Mar Nero. L'impegno
è imponente: un costo complessivo 90 milioni di euro; un'area di 146.000 mq, di
cui 22.000 coperti; una produzione iniziale di 30.000 tonnellate che con un
piccolo investimento possono arrivare a 50.000.
"Positivo il commento del sindacato. "L'investimento in
Turchia - esordisce Stefano Faiotto, segretario nazionale Fai Cisl - significa
che Ferrero amplia la produzione nel mondo, che già conta 20 stabilimenti e
circa 25 mila addetti. E questa operazione non avrà ricadute negative sugli
stabilimenti italiani, non ci sarà una redistribuzione sul lato
dell'occupazione. Anzi".
D'altronde, sembra logico che un gruppo multinazionale che voglia entrare nel
mercato turco, acquisisca un impianto in quell'area, anche perchè parliamo del
primo produttore di nocciole al mondo. Un trampolino di lancio anche per i
mercati dell'Est. "Noi siamo soddisfatti - sottolinea Faiotto - perchè
Ferrero compenserà il calo delle vendite in Italia proiettandosi in un altro
mercato e aumentando così la produzione di Nutella. Senza dimenticare che
nasceranno nuove linee produttive anche in Italia a cominciare da Alba con un
nuovo snack". Il sogno? "Forse il mercato cinese - dice la Fai - anche se questo richiede
una educazione alimentare di lungo periodo e una abitudine dei cinesi ad
utilizzare il pane, necessario per il consumo della Nutella".
Ferrero è in Turchia da quattro anni, la prima pietra della fabbrica è stata
posata nel marzo 2012: l'attivazione delle linee produttive è stata quindi
estremamente rapida, i cinque responsabili italiani (il personale totalizza circa
200 unità, che arrivano a 500 con il commerciale e la distribuzione) sono
contentissimi sia della qualità delle materie prime - il latte, ad esempio ma
anche i barattoli di vetro sono turchi - sia della capacità di apprendimento
dei locali che a breve cominceranno a fare tutto da soli. Le ragioni della
presenza diretta in Turchia e specificamente a Manisa sono semplici é
affidabile, collaborativa e disponibile e assicura un sostegno professionale
agli investimenti attraverso l'agenzia governativa Ispat. Cosa che non succede
in Italia.
Ma la storia e il futuro del colosso di Alba sono saldamente
ancorati nel nostro Paese. Una storia che nasce ufficialmente il 14 maggio 1946
ad Alba nei locali della pasticceria Biffi, in via Rattazzi, dove una
cinquantina di dipendenti producono, oltre ai classici prodotti di pasticceria,
anche la Pasta Gianduia ,
inventata dal signor Pietro Ferrero. Giovanni Ferrero, fratello minore di
Pietro, è l'altro personaggio-chiave per l'ascesa del gruppo. Un giorno,
Giovanni capita a Milano con un furgone carico di qualche quintale di pasta
Gianduia destinato ad un grossista. Il magazzino nel quale deve scaricare è
chiuso e il suo camioncino viene circondato da una folla di persone desiderose
di comprare il prodotto: in breve tempo smaltisce l'intera partita. L'avventura
milanese gli suggerisce di saltare i grossisti e di vendere il prodotto
direttamente ai negozianti, risparmiando le spese di distribuzione e
utilizzando automezzi propri come agenti pubblicitari.
Giovanni organizza il commercio e la vendita del Giandujot che lui stesso
consegna in giro per l'Italia assicurandosi ordinazioni tali da richiedere
nuovo lavoro per la fabbrica.
Pochi mesi dopo Pietro inventa la confezione monodose della Pasta Gianduia: il
Cremino, destinata ad un successo immediato e di vaste proporzioni. Nel marzo
del 1948 la produzione della fabbrica raggiunge e supera i 3000 quintali e la
domanda non è ancora soddisfatta; lo stabilimento deve continuamente
ingrandirsi ed è necessario assumere nuovo personale.
A metà degli anni '50 la
Ferrero apre uno stabilimento in Germania a Allendorf (vicino
a Francoforte), destinato a rappresentare il primo esempio di
"internazionalizzazione" dell'industria italiana nel settore
dolciario. In Germania si incomincia con un solo prodotto, la Cremalba , a cui segue la
produzione del Mon Chèri. Quest'ultimo ha un successo esorbitante.
Durante gli anni '60 nascono la
Ferrero francese e quella belga; inoltre grazie a una
adeguata rete commerciale la
Ferrero porta i suoi prodotti in tutta l'Europa. Alla fine
degli anni 60 la Ferrero
opera sul mercato europeo con 8 società.
Parallelamente all'espansione estera, avviene quella italiana; nel
1960 si inaugura la fabbrica di Pozzuolo Martesana, vicino a Milano, dove si
producono le Brioss; successivamente si inaugura lo stabilimento di Avellino, e
nel 1964 si inaugura a Pino Torinese un nuovo centro direzionale. Nello stesso
anno nasce la Nutella.
Negli anni '80 la Ferrero
è presente negli Usa, in Canada, in America Latina, nel Sud-Est Asiatico e in
Australia. Si realizzano due stabilimenti nel Sud d' Italia che contribuiscono
alla rinascita delle zone devastate dal terremoto avvenuto nel 1980.
Negli anni '90, dopo la caduta del muro di Berlino, la Ferrero installa sedi
commerciali in Polonia, in Ungheria e nella Repubblica Ceca. Inoltre si
inaugura un nuovo stabilimento produttivo a Belsk in Polonia. I figli del
signor Michele, Pietro e Giovanni, diventano Chief Executive Officers della
Ferrero International, la società capogruppo, la cui sede è a Lussemburgo e che
possiede 29 società operative di cui 18 in Europa e 11 nel resto del mondo, e 15
stabilimenti produttivi per un totale di 16000 dipendenti. Infine l'espansione
in terra turca, marcata sempre made in Italy.
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