E alla fine, dopo tre mesi esatti accordo fu. Con l'esito positivo del referendum. (Alla consultazione hanno partecipato, in totale, 5.162 fra lavoratrici e lavoratori su 6.548 aventi diritto (pari al 78,83%), l'intesa è stata approvata con 4.200 voti favorevoli (82,77%) e 874 contrari (17,23%), mentre 88 sono state le schede bianche e nulle). Ma la storia, di questa faticosa vicenda, comincia in realtà lo scorso 19 febbraio al Ministero dello sviluppo Economico, allorquando davanti alle sollecitazioni sindacali ed in presenza del Ministro Guidi, il management della Whirlpool, dichiarò la disponibilità a presentare, entro aprile un nuovo piano industriale, denominato, piano integrazione Italia. Alla fine del mese di ottobre, mentre gli americani si apprestano a salire al controllo totale della storica società di elettrodomestici, acquisita l'11 luglio, la Whirlpool svela, almeno in parte, i piani futuri sulla Indesit, parlando di un generale processo di "riorganizzazione" che non sembra escludere categoricamente la chiusura di qualche stabilimento. E difatti il 16 aprile il gruppo la multinazionale americana, presenta il suo piano industriale e le indiscrezioni autunnali trovano conferma in tutta la loro durezza. Dichiarati 1.350 esuberi, di cui 1.200 nelle fabbriche e 150 nei centri di ricerca. Prevista la chiusura della Indesit di Caserta e del centro ricerca e sviluppo di None (Torino). In quattro mesi, così, riappare lo spettro dei licenziamenti, si torna in strada a manifestare e vengono bruscamente interrotte le trattative. Il 20 aprile, presso il centro congressi Cavour, in sede sindacale, rottura fra l'azienda e Fim, Uilm e Ugl che si alzano dal tavolo, in quanto il tavolo deputato è quello ministeriale, vista la complessità della situazione, mentre la Fiom si dichiara disposta al confronto in quella sede. Vista la situazione, a stretto giro di posta arriva la convocazione ministeriale per il 27 aprile, per cercare di ricomporre la situazione. Poi il 29 aprile il 5 e l'8 maggio sempre al Mise, si svolgono tre tavoli di consultazione, esplorazione e approfondimento sul piano industriale, con la vertenza che sembra essersi avvitata in una pericolosa fase di stallo. Interviene il Governo e il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi convoca per il giorno 12 maggio il tavolo sulla vertenza Whirlpool dal quale non esce nulla di concreto ma le parole di sindacati e azienda fanno sperare che si sia entrati in una nuova fase della trattativa, dopo lo stallo dei precedenti incontri. Il Governo convoca un nuovo tavolo ristretto per il 20 maggio, tra segreterie nazionali e azienda. In questa occasione arriva un'altra doccia fredda, mentre i sindacati speravano di vedere concretizzarsi le aperture sull'impianto di Carinaro in provincia di Caserta, la Whirlpool non riduce gli esuberi previsti dal piano industriale ma, anzi, ne annuncia altri 480 tra gli impiegati, portando il totale a 2.060 a fronte dei 1350 previsti fino a ieri. Dura la reazione del Governo: il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi definisce il piano "inqualificabile" e chiede all'azienda nuove proposte "credibili e tangibili" che diano certezze ai lavoratori, prima di riconvocare la parti esprimendo "delusione e preoccupazione" per il tempo perso. Anche il ministro del lavoro Giuliano Poletti vuole che la società Usa "ripresenti il piano" perché "continuiamo a non essere d'accordo, pensiamo che vadano mantenuti gli accordi fatti all'epoca di Indesit". Riprendono, quindi, gli scioperi e le manifestazioni. Il 28 maggio l'azienda convoca un tavolo sindacale a Firenze, che provoca non poche tensioni fra sindacati, in quanto anche in questa occasione l'unica ad accettare l'invito della Whirlpool è la sola Fiom, mentre il diniego di Fim, Uilm e Ugl è legato alla strada ministeriale come unica via, in grado di dirimere la questione. Inizia quindi un mese di giugno fitto di faccia a faccia al Mise, il 9 e successivamente il 17 giugno in un ennesimo incontro al Ministero dello Sviluppo economico si aprono nuovi spiragli: Whirlpool non chiuderà Carinaro. Anzi allo stabilimento sarà assegnata una 'missione produttiva'. La multinazionale americana si è impegnata a presentare entro una settimana un nuovo piano industriale che preveda missioni industriali per tutti i siti, incluso quello di Caserta. Il 23 giugno nell'incontro fiume svoltosi dalle 10 alle 20, la svolta che fa imboccare alla vertenza l'ultimo chilometro, infatti si registrano nuovi e decisivi passi avanti: il nuovo piano che prevede l'impiego dei lavoratori senza esuberi e un polo europeo dei ricambi e accessori a Carinaro, lo stabilimento a Caserta. Nonostante si riconosca che la trattativa abbia fatto dei passi avanti, per i sindacati non ci sono ancora le condizioni per chiudere un'intesa. Nell'incontro successivo del 26 giugno, la Whirlpool, presenta la griglia degli incentivi per l'outplacement del personale. Ed infine, il 2 luglio, viene presentato un documento, l'ipotesi di un accordo quadro che dovrà essere approvata dai lavoratori, ma la compagnia statunitense ha preso l'impegno formale a non licenziare fino al 2018 (termine del piano industriale e tra l'altro previsto anche dal vecchio piano Indesit del 2013) e ritira la dichiarazione di oltre 2 mila esuberi. Previsti, inoltre, diversi interventi per oltre 500 milioni di euro in tre anni e incentivi all'esodo. A Caserta sarà insediato il polo europeo ricambi e accessori (320 persone) e il magazzino di None sarà ceduto in continuità alla piemontese Mole. Si ristabilisce in pratica un quadro stabile per il futuro industriale della società, senza licenziamenti. Almeno fino a tutto il 2018. Ed il documento raccoglie anche il consenso esplicito del ministro Guidi, del sottosegretario al lavoro Bellanova e dei segretari nazionali di Fim, Fiom e Uil, rispettivamente Bentivogli, Landini e Palombella. Ed infine l'ultimo atto, il referendum consultivo che ratifica l'accordo stesso, al netto di tutte le declinazioni in sede locale per la sua implementazione. Il responso quasi plebiscitario decretato dai lavoratori, con oltre l'80% (82,77% per la precisione) di si, pur non sottovalutando qualche mal di pancia, conferma che l’accordo raggiunto era il migliore degli accordi possibili in un’ottica nazionale. Ora per Fim, Fiom e Uilm c’è un altro pezzo di lavoro, forse il più faticoso. Dopo la ratifica dell’accordo quadro nelle singole sedi, si dovranno affrontare le singole posizioni per i prepensionamenti, i trasferimenti e le uscite incentivate dei lavoratori, nonchè gli investimenti, le produzioni, secondo quanto esplicitato nell'intesa, come ad esempio per Melano, che accogliendo i lavoratori di Albacina, diventerà l'hub europeo - mediterraneo per la produzione dei piani cottura Whirlpool da 2,4 milioni di pezzi sfornati.
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