Un aumento di 105 euro nel triennio 2016-2018. E' quanto chiedono Fim e Uilm, che, come si direbbe in gergo ippico rompono gli indugi e hanno approvato nei consigli nazionale e generale la piattaforma da presentare a Federmeccanica per il rinnovo del contratto nazionale che scade il 31 dicembre 2015. La cifra richiesta dai due sindacati e' ben lontana dai 2,67 euro indicati da Federmeccanica, che ha inviato nei giorni scorsi una lettera ai segretari generali di Fim, Fiom e Uilm per sottolineare che "dal 2007 le retribuzioni pro-capite dei lavoratori dipendenti sono cresciute del 23,6%, rispetto a una dinamica inflattiva del 13,2%" ed ora il "contratto nazionale non puo' e non deve piu' determinare incrementi di costo". "La nostra e' una piattaforma ambiziosa", ha dichiarato il segretario generale della Uilm Rocco Palombella, secondo cui federazione degli imprenditori ha inviato la lettera "provocatoriamente, dicendo in sostanza che il contratto collettivo nazionale va abolito". "Questo sara' il rinnovo piu' difficile perche' la controparte non vuole rinnovare il contratto - ha detto Marco Bentivogli, leader Fim - ma la nostra e' una piattaforma programmatica che guarda alla fabbrica del futuro". "Se Federmeccanica manterra' una posizione rigida sull'aumento salariale e dimostrera' di non voler rinnovare il contratto - ha aggiunto - si assumera' la responsabilita' di mettere tutto il sindacato su posizione antagoniste".
Contro "l'inutile temporeggiare" della federazione guidata da Maurizio Landini, dopo 6 incontri a livello di segretari generali, Fim e Uilm hanno deciso di presentare richieste comuni, velocizzando il piu' possibile le tappe: il 22 luglio si riuniranno i delegati sindacali e successivamente verranno organizzate le assemblee per arrivare a settembre con la piattaforma passata al vaglio della base. Per Bentivogli "il velleitarismo" e l"idea plebiscitaria" della Fiom di continue consultazioni dei lavoratori "rischia di dar man forte alla Confindustria" che da parte sua cerca di non rinnovare i contratti.
Nella lettera Federmeccanica sostiene che occorre "avviare un'opera di revisione complessiva dei vecchi modelli contrattuali, al fine di renderli sostenibili e funzionali a quest'opera di ricostruzione. E' necessario quindi avviare una fase di 'rinnovamento contrattuale' che tenga conto del mutato contesto in cui il sistema produttivo opera, anche in presenza di una concorrenza internazionale che si sta facendo di giorno in giorno sempre piu' agguerrita"; "Il contratto nazionale deve svolgere un ruolo di garanzia e di tutela per le fasce piu' deboli, mentre la distribuzione della ricchezza aggiuntiva deve avvenire solo dove questa di fatto viene prodotta: in azienda". Fim e Uilm rispondono chiedendo la conferma del livello nazionale come soglia di tutela minima dei salari per tutto il settore e come riferimento per le normative e specializzazione del secondo livello (aziendale e territoriale) destinato a distribuire premi legati alla crescita della produttivita' nella direzione della partecipazione dei lavoratori. La piattaforma di Fim e Uilm - ha spiegato Bentivogli - e' basata su quattro pilastri: partecipazione, formazione professionale, inquadramento e welfare integrativo. I sindacati chiedono la stabilizzazione dei contratti precari, il rafforzamento del fondo di previdenza e di quello sanitario, un pacchetto di ore di formazione per ogni lavoratore, il rilancio dell'apprendistato, la costituzione di un fondo bilaterale finalizzato al sostegno al reddito e la possibilita' negli ultimi anni di lavoro di utilizzare il part time in cambio di assunzioni. "Vogliamo un rafforzamento della staffetta generazionale - ha spiegato Bentivogli - riducendo l'orario di lavoro nell'ultimo periodo di vita lavorativa, con cambio di mansioni se troppo gravose per l'eta', e assunzioni di giovani".Le richieste di Fim e Uilm non sono rivolte sono alla controparte datoriale: al governo - ha concluso Bentivogli - la richiesta e' di accelerare l'approvazione del ddl sulla partecipazione dei lavoratori all'azienda, di detassare il salario di secondo livello e di realizzare una seria politica industriale.
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