Non sono stati sufficienti neanche i 50 milioni di euro stanziati dalla Giunta regionale della Campania, all'interno della proposta di intervento “La Campania per Carinaro”, a favore del gruppo Whirlpool Corporation, a far recedere la multinazionale americana dalla decisione di chiudere il sito di Carinaro. Nel dettaglio, la delibera fissa entro l’ammontare di 50 milioni di euro, a valere sulle risorse della Programmazione unitaria 2014-2020, la dotazione finanziaria complessiva massima a disposizione per l’attuazione della suddetta proposta; subordina l’attivazione degli strumenti negoziali ritenuti più idonei all’attuazione della proposta “La Campania per Carinaro” alla conclusione di un accordo con Governo, Azienda e Sindacati che assicuri adeguate prospettive di crescita allo stabilimento sito in Carinaro e alle altre strutture di ricerca e sviluppo, produttive o commerciali dell’Azienda, operanti in Campania. Per l'azienda l'impegno assunto dalla Regione Campania per le politiche attive del lavoro e l'ammodernamento della struttura è considerato condizione necessaria, ma non sufficiente per modificare l'assetto industriale del perimetro Italia, attualmente previsto dal piano. Nei fatti secondo quanto asserito dall'azienda al momento attuale c'è una fabbrica in più in Italia e l'assetto industriale, mette a rischio il futuro degli altri siti. Sempre secondo l'azienda le scelte industriali, frutto anche di compromessi, vanno fatte e bisognerà trovare le soluzioni meno impattanti sulle persone, anche se al momento non ne è stata trovata nessuna. L'azienda ha rimarcato come sia disposta a trovare soluzioni sostenibili per Carinaro, in un arco di tempo medio-lungo. Una strada ipotizzata è riportare a Carinaro volumi produttivi da altri siti del perimetro Emea, soluzione al momento non praticabile, in quanto la saturazione media degli impianti italiani, ossia i pezzi prodotti, rispetto alla capacità installata si attesterebbe intorno al 50%, oltre che dall'esigenza di specializzare ogni impianto su specifiche piattaforme di prodotto.
Di fatto la vertenza è entrata in una fase di stallo. L'incontro di oggi al Mise tra sindacati e azienda infatti non ha segnato nessun passo avanti, un incontro fotocopia con quello dello scorso 29 aprile. Un braccio di ferro e spiragli concreti per una evoluzione del negoziato, al momento, non sembrano possibili, ne di rapida risoluzione. Fim, Fiom, Uilm e Ugl continuano a chiedere di togliere dal tavolo di negoziato, in via preliminare, ogni ipotesi di chiusura degli stabilimenti di Carinaro e None e un dietrofront sui 1350 esuberi; la multinazionale americana di elettrodomestici, invece, conferma le ragioni economiche del piano che prevede la chiusura dei due siti. Inoltre l'azienda ha fornito altri particolari in merito al polo fabrianese, che sarà realizzato nello stabilimento di Melano, al termine del processo di integrazione che dovrebbe durare non oltre i sei/sette mesi. Inoltre l'azienda ha spiegato, conti alla mano, le scelte sul versante logistico che premia il polo di Piacenza, determinando la chiusura di None. Se ne tornerà a discutere venerdì prossimo alle ore 11,00, partendo da quegli spiragli che qualcuno ha intravisto e che possano diventare delle porte in grado di risolvere i problemi che al momento ci sono.
Nessun commento:
Posta un commento