Quante volte parlando con i nostri colleghi di lavoro, questi ci dicono: " ho terminato i giorni di ferie" e noi gli rispondiamo: " se vuoi te ne regalo uno io". Quella che adesso si riduce ad una battuta o quasi, potrebbe forse a breve trovare realizzazione. Un sorta welfare solidale "fai da te". Una solidarietà a costo zero per lo Stato, ma dai grandi benefici per i cittadini e i lavoratori. Un emendamento al Jobs act, presentato da una senatrice leghista, vorrebbe introdurre la possibilità di cedere giorni di ferie ai colleghi che ne hanno bisogno, evitando così che questi siano costretti ad assentarsi dal lavoro o, in caso ancora più gravi, a licenziarsi. Il provvedimento nei prossimi giorni passerà al vaglio della commissione lavoro al Senato e ha già guadagnato il parere favorevole della maggioranza di governo.
In Francia ad esempio, esiste già una legge che permette ai dipendenti di "regalare" giorni di ferie. E' la "legge Mathys", il nome di un bimbo di dieci anni malato di cancro e morto pochi mesi fa. Nel 2009, dopo l’ennesima ricaduta, il padre aveva utilizzato tutti i giorni di vacanza e di permesso a sua disposizione: così i suoi colleghi avevano messo insieme i loro giorni liberi e glieli avevano ceduti. Tutto tempo prezioso per l'uomo che è riuscito ad essere al fianco del figlio fino all'ultimo giorno.
Una stessa gara di solidarietà era andata in scena a Pisa dove un'autista dei bus cittadini aveva sfruttato i giorni di ferie ceduti da colleghi e colleghe per curarsi. Tornata a lavoro era stata lei stessa, poi, a regalare i permessi "avanzati" ad altri dipendenti in difficoltà.
Nel caso italiano si è stabilito, per ora, di garantire questa possibilità in caso di figli minori affetti da gravi malattie, patologie, handicap o vittime di incidenti che necessitino di presenza fisica e cure. Questo forse è il giusto modo di concepire il luogo di lavoro, dove passiamo una buona parte della nostra giornata, come una comunità di persone nella quale dotarsi di servizi solidali, soprattutto verso coloro che sono meno fortunati di noi.
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