giovedì 29 agosto 2013
mercoledì 28 agosto 2013
VIAGGIO NEL MONDO DELL'ELETTRODOMESTICO 1). IN POLONIA DOVE SI CLONANO LE INDUSTRIE DEGLI ELETTRODOMESTICI
UN INTERESSANTISSIMO REPORTAGE DI QUALCHE SETTIMANA FA DEL "MESSAGGERO VENETO", DALLA POLONIA, DOVE SI GIOCA LA "BATTAGLIA" DELL'ELETTRODOMESTICO E CI SONO BEN 27 FABBRICHE DEL "BIANCO".
Viaggio in Polonia, dove clonano le industrie friulane
Electrolux, a Olawa a pieno regime la stessa piattaforma di lavatrici di Porcia. Gli stipendi medi in molti casi non superano i 600 euro. Sgravi fiscali alle imprese
OLAWA. L'incubo delocalizzazione ha una origine precisa. E' quella di Olawa, una cittadina di 30 mila abitanti, nella Bassa Slesia, alle porte di Wroclaw, capoluogo della regione. Tanto è manifatturiera la prima, ben collocata in un distretto produttivo nuovo di zecca, quanto è hi-tech la seconda, tutta intenta a creare un'idea di Silicon Valley. Nell’area strategica alle porte della Germania, si è formato così un equilibrio tra industria, innovazione e servizi finanziari.
C'è mescolanza tra presente e futuro. Invece il passato, la Polonia tenta di dimenticarlo per macinare record di crescita, senza pesanti zavorre ideologiche. Dopo il crollo del regime comunista, è partita da zero e si è lasciata trascinare dal vento del capitalismo.
La bussola di oggi è l’economia di mercato. L'unico obiettivo è di recuperare i ritardi storici, che restano comunque ben marcati, nei confronti della Vecchia Europa. Costi quel che costi. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Dall’anno (2004) di adesione alla Ue, il Pil ha avuto un balzo di quasi il 50 per cento. Si tratta di performance straordinarie, peraltro ottenute senza sconquassare gli equilibri di bilancio, considerato che il rapporto debito pubblico / prodotto interno lordo si è mantenuto al di sotto della soglia del 60 per cento.
E’ stata una corsa a perdifiato, sostenuta da abbondanti finanziamenti europei (una settantina di miliardi). Soldi spesi bene. Il governo ha avviato un imponente piano di ammodernamento delle infrastrutture; ha creato le condizioni per lo sviluppo; ha attratto abbondanti capitali esteri.
Restano ancora molte contraddizioni interne, a partire dagli strappi evidenti tra il tenore di vita delle città e quello delle campagne. Intanto, quest’anno la Polonia dovrà accontentarsi di percentuali minime di crescita (poco più di un punticino), ma in tempo di crisi chiunque si accontenterebbe. L’Italia stapperebbe lo champagne. Invece il nostro Paese fa fatica a difendere la competitività delle fabbriche, aggredite dal dinamismo e dai bassi costi di quelle polacche.
I distretti industriali. L’esempio è proprio quello di Olawa, dove le industrie stanno mangiando le campagne, com'era successo al Friuli dei tempi d'oro, quando il lavoro era una solida certezza. L'avanzata urbana, fatta di condomini spesso simili, tipo case popolari, si salda con il piccolo centro storico, raccolto attorno alla piazza del Mercato. Resistono le casupole sparpagliate nei campi, tutti coltivati, e qualche casermone di impronta sovietica. Spesso la storia non inventa nulla. Si ripete. Il nostro “miracolo economico” è replicato un migliaio di chilometri a nord-est. Il groviglio delle strade sistemate alla buona conduce alla fabbrica Electrolux, dove si producono lavatrici, anche con il marchio storico Zanussi. Praticamente, la piattaforma produttiva è la stessa che funziona a Porcia. Quello di Olawa è uno stabilimento di grandi dimensioni, moderno, ben collegato alle vie di comunicazione, l'unico tra i tanti ad avere lo scalo ferroviario di servizio. Un ampio parcheggio per le auto dei dipendenti (un migliaio) e un altro per agevolare il via vai di Tir. Sul piazzale, la bandiera polacca sventola accanto a quella svedese. Il simbolo aziendale è indicato ovunque, esattamente come si trattasse della denominazione di una via tra le più importanti.
E' chiaramente un segno di riconoscenza, ricambiato dal gruppo multinazionale, che ha fatto scrivere sulla facciata principale il beneaugurante motto “Our way to excellence” (“Il nostro cammino verso l'eccellenza”). Tutto ciò mette definitivamente in crisi chi ancora pensava a produzioni di serie B. Non è altro che la conferma delle promesse fatte dall'allora direttore generale della multinazionale, Hans Straberg, il giorno dell'inaugurazione: “Gli apparecchi fabbricati a Olawa avranno la più alta qualità garantita da Electrolux”. Era il 2006. E dall'interno iniziavano a uscire i primi pezzi: dai 100 mila del primo anno siamo arrivati al milione.
Bassi stipendi. E’ chiaro che la regione della Slesia raggruppa ormai una serie di efficienti distretti industriali: dagli elettrodomestici all'automotive, in aggiunta a una fitta rete di subfornitura. Per esempio, all’interno dello stabilimento di Olawa opera il gruppo Rosa, con casa madre in provincia di Pordenone, che produce gli elementi in plastica per le lavatrici. Si capisce che nulla è nato per caso. Esisteva già un piccolo nucleo produttivo, poi preda dei grandi gruppi. E' successo che, agli inizi del Duemila, l’americana Whirlpool ha messo il cappello sulla Polar, l'azienda polacca leader nei settori della refrigerazione e del lavaggio, che operava sul mercato interno scarsamente esigente.
Quella mossa ha scatenato un “effetto carovana”, aprendo la strada ad altre multinazionali. C’è anche l’italianissima Indesit, anch’essa alle prese con una tormentata vertenza delocalizzazione. La regione ha acquisito progressivamente una mentalità industriale. Il carburante dello sviluppo è ancora costituito da retribuzioni basse. In realtà, molti bilanci familiari possono contare su integrazioni provenienti dal lavoro dei campi e dalle rimesse finanziarie degli emigrati, occupati prevalentemente nelle città tedesche. La leva della crescita è in parte nelle mani dei metal mezzadri. Si è riprodotto quindi il vecchio modello pordenonese, che ha permesso il riscatto sociale di intere generazioni. La fabbrica resta l'aspirazione dei più giovani. Gli stipendi sono a livelli lontani dai nostri.
La media di una paga netta mensile di un operaio è di 3 mila zloty, pari a 750 euro, ma circolano cifre contrattuali più contenute, anche inferiori ai 600 euro. Guadagna qualcosa di più l’impiegato: a spanne un cinquantone. In realtà, le cifre sono assai articolate. L’importo cala nei piccoli centri, mentre aumenta nelle grandi città, perché il costo della vita è diverso. Sono retribuzioni che, rapportate ai prezzi correnti di alloggi e beni essenziali, lasciano margini all'accumulazione di risparmi. Dovendoci aggrappare a qualcosa, qualcuno potrà pensare che sia sufficiente fare il tifo per l’euro per smorzare l’euforia dei polacchi: “Anche loro dovranno fare i conti con la moneta unica”.
In realtà i passaggi non sono immediati. Il governo, pur mantenendo un’impronta filo-Ue, è molto cauto sull’introduzione della valuta comunitaria, sulla quale i cittadini scaricano le paure della crisi. Secondo alcuni sondaggi, il 70% della popolazione non ne vuol sapere dell’euro, considerato il capro espiatorio di tutti i mali. Se ne riparlerà nel 2015, dopo le elezioni. Intanto lo zloty, vecchio e arrugginito, serve pur sempre da salvagente: può essere svalutato nei periodi più duri per difendere i livelli della competitività.
Strategie multinazionali. A queste condizioni, non poteva mancare il rilancio di Electrolux. Ha esteso così i suoi tentacoli duplicando le fabbriche italiane, con le stesse specializzazioni: a Olawa, che è lo stabilimento più grande (si estende in una superficie di 300 mila metri quadrati), si producono le lavatrici; a Siewierz le asciugatrici; a Zarow le lavastoviglie; a Swidnica le stufe e le cucine. Tutto è raccolto nel raggio di un centinaio di chilometri. Non solo.
A Cracovia è operativo il centro finanziario e di contabilità generale. Lì si compilano le buste paga per tutti. Vi lavorano 450 dipendenti. Il problema è che in tempo di crisi, o meglio di cambiamenti strutturali degli assetti economici mondiali, le multinazionali avviano una costante “tortura psicologica”. E’ fatta passare sotto la denominazione tecnica di “investigazione”, che consiste in meticolosi raffronti su produttività e redditività degli stabilimenti sparsi nel mondo.
E con la matematica non si scherza. Le aziende ne traggono le conseguenze con tagli, ridimensionamenti e delocalizzazioni. Purtroppo questo metodo potrebbe aprire una terribile sfida Italia-Polonia, perché è funzionale alla cinica logica della globalizzazione, che impone le mosse su una nuova scacchiera: sposti lì, chiudi là. E i giochi sono fatti inevitabilmente sulla testa dei lavoratori, i quali hanno pur sempre contribuito al successo delle fabbriche. Chi perde manifesta tutta la sua rabbia, chi vince disegna il futuro. E in mezzo c'è la politica: nel primo caso (Italia), insensibile ai temi del lavoro e incapace di decidere; nel secondo caso (Polonia), pronta a fare ponti d’oro alle imprese.
Così, prima di intraprendere il viaggio nella Bassa Polonia, ho cercato di ripassare la lezione con l'ingegner Luigi Campello, fino all'anno scorso direttore generale di Electrolux Italia. Mi ha riproposto il dossier del Ceced, che è l'osservatorio strategico nazionale degli elettrodomestici, ricco di analisi e di proposte. E' rimasto lettera morta. Mi è servito però come “navigatore” per comprendere meglio le dinamiche delle sfide, che ruotano essenzialmente attorno ad alcune cifre impietose.
Destini incrociati. Il costo medio orario del lavoro in Italia è di 24 euro (di cui 8 di oneri sociali), quello in Polonia è di 11 euro (di cui 2,5 di oneri sociali). Forse pensiamo di colmare il divario facendo affidamento sull'elevata efficienza delle nostre fabbriche. E’ un ragionamento ormai fragile, perché il gap di competenze organizzative e industriali si sta annullando. Lo ha sostenuto senza mezzi termini Andrea Bandirali, dirigente dell'ItalDesk e componente del consiglio di amministrazione della Camera di commercio italiana in Polonia.
E' stato lui il consulente di Electrolux nella costruzione dello stabilimento di Olawa: “La piattaforma produttiva è di qualità elevata, quindi è competitiva a qualsiasi livello”. Oggi, nel raffronto con la gemella polacca, la fabbrica di Porcia può vantare l'alto di gamma dei modelli di lavatrice, la ricerca e il design.
Porcia rischia. Ma fino a quando potrà difendere questi margini tecnologici? E' stato lo stesso Bandirali a calare altre carte a favore della Polonia: “Il governo accompagna le aziende, crea cioè l'ambiente favorevole alla cultura d'impresa”.
FONTE: MESSAGGERO VENETO
lunedì 26 agosto 2013
RIPRESO IL LAVORO NEGLI STABILIMENTI INDESIT COMPANY
E' ripresa regolarmente questa mattina, dopo tre settimane di ferie negli impianti di Melano e Albacina, a Fabriano, l'attività produttiva della Indesit Company. Il rompete le righe, era stato dato lo scorso 2 agosto, ultimo giorno lavorativo. Un periodo di ferie quest'anno dal sapore quanto mai amaro e velato dalla preoccupazione dettata dall'incertezza del futuro lavorativo. Il tutto in attesa che il 17 settembre a Roma si riapra il tavolo ministeriale sulla vertenza aperta dopo che la multinazionale dell'elettrodomestico aveva annunciato, lo scorso 4 giugno, gli ormai arcinoti 1.425 esuberi in Italia di cui 710 nella regione Marche, 480 a Fabriano e 230 a Comunanza di Ascoli; derivante dalla chiusura degli stabilimenti di Melano e Teverola a Caserta, con il conseguente trasferimento di parte della produzione in Polonia e in Turchia. Da qui al 12 settembre quando dapprima si riunirà il coordinamento sindacale nazionale, Fiom, Fim e Uilm hanno a disposizione ancora alcune ore di sciopero dell'ultimo pacchetto di otto, mentre entro l'11 settembre la Regione Marche dovrà presentare al ministero dello Sviluppo economico un progetto di piattaforma fisica di ricerca innovazione e trasferimento tecnologico per il settore elettrodomestico, che la stessa Regione Marche dovrà elaborare in collaborazione con il MIUR ed il CNR, sotto la supervisione dell'ingegner Marco Pacetti, rettore uscente dell'Università Politecnica delle Marche, il cui impatto sugli esuberi è ancora tutto da verificare compiutamente. Indesit assicura che non vuole licenziare nessuno e che investirà 70 mln di euro in tre anni negli impianti italiani. Il 24 luglio scorso l'ad Marco Milani aveva spiegato agli analisti finanziari che il piano di riassetto “si può modificare”, senza però “perdere di vista l'obiettivo di rendere la presenza industriale in Italia sostenibile nel tempo”. I sindacati temono però un disimpegno graduale del gruppo dall'Italia, e chiedono modifiche sostanziali del piano, mentre per il ministro Flavio Zanonato, così come affermato una settimana fa in un'intervista al quotidiano l'Unità. “l'obiettivo primario è non far chiudere le unità produttive nelle Marche e in Campania” Sempre che nel frattempo non cada il Governo gettando incertezza su incertezza.
mercoledì 21 agosto 2013
LA STORIA SIAMO (SEMPRE E SOLO) NOI!!!
LO STRISCIONE DELLA NOSTRA VERTENZA HA VEGLIATO SULLE VACANZE DEI FABRIANESI MA ANCHE DEI TANTI TURISTI CHE SONO PASSATI DALLE NOSTRE PARTI, RICORDANDO A TUTTI: 1425 VOLTE NO!! LA STORIA SIAMO NOI!!!
martedì 20 agosto 2013
RENDIMENTI FONDO COMETA LUGLIO 2013
DOPO UN MESE DI GIUGNO FIACCO TUTTI I COMPARTI RIPRENDONO A GALOPPARE COMPLICE LO SPREAD IN FASE DI CALO.
FERMARE LE RATE DEL MUTUO PER 18 MESI? ECCO COME SI PUO' FARE
Difficoltà nel pagamento delle rate del mutuo prima casa? Arriva in aiuto il fondo di solidarietà: come fare richiesta
Tutti i mutuatari, che hanno acceso un mutuo per l'acquisto della prima casa, possono tirare un sospiro di sollievo grazie al fondo di solidarietà che stanzia 20 milioni di euro per richiedere la sospensione del pagamento di massimo diciotto rate del mutuo. Il fondo, istituito nel 2010, è stato rifinanziato a fine aprile 2013 e rientra all'interno delle misure stabilite dal decreto salva-Italia.
Vediamo quali sono le operazioni necessarie per farne richiesta e quali i requisiti indispensabili per potervi accedere.
Purtroppo il fondo di solidarietà cesserà di essere erogato con il finire dei fondi messi a disposizione, ma si calcola che saranno centinaia le famiglie italiane che potranno godere di questo vantaggio. Il consiglio migliore è quello di non aspettare e fare subito la domanda per accedere al fondo.
L'adesione al fondo, è totalmente gratuita, non prevede il pagamento di commissioni nè tantomeno sono richieste garanzie aggiuntive per aderirvi.
Come si viene ammessi al fondo di solidarietà? Intanto bisognerà dimostrare di essere senza lavoro ed inoltre i requisiti fondamentali sono il contratto di mutuo e il comportamento tenuto dal mutuatario nel pagamento delle precedenti rate del mutuo.
Per prima cosa occorre verificare che l'ammontare del mutuo, escluse le spese accessorie e di istruttoria, sia inferiore ai 250 mila euro. Al di sopra di questa cifra, infatti, non si ha diritto al fondo di solidarietà. Il contratto di mutuo deve essere stato acceso per l'acquisto della prima casa e il pagamento delle rate non deve aver registrato un ritardo superiore ai tre mesi.
Se si posseggono tutti i requisiti richiesti per l'ammissione al fondo e non si ha goduto di altre agevolazioni pubbliche, allora si può procedere alla richiesta di ammissione, tramite una domanda che deve essere presentata alla propria Banca. Alla domanda deve essere presentato il certificato Isee, che attesta il proprio stato patrimoniale e viene redatto dai Caf in forma gratuita.
Una volta redatto il certificato Isee, se quest'ultimo attesta un reddito complessivo al di sotto dei 30 mila euro, allora ci sono tutti i requisiti perchè la domanda di assegnazione del fondo venga accettata. La Banca provvede, nel termine di 15 giorni, ad inviare tutta la documentazione alla Consap, la quale ci informerà se la nostra richiesta è stata accettata o meno.
Vale la pena ricordare che tra le situazioni cui è prevista l'adesione al fondo c'è anche la morte dell'intestatario del mutuo, ed in questo caso ne beneficeranno gli eredi, o il riconoscimento di un'invalidità civile non inferiore all'80%. Entrambe le condizioni, devono essersi verificate dopo la stipula del contratto di mutuo e al massimo nei tre anni antecedenti la domanda di accesso al fondo di solidarietà.
lunedì 19 agosto 2013
WASHOUT- IL DECLINO DELLA MANIFATTURA ITALIANA- THE ECONOMIST
THE ECONOMIST, SETTIMANALE INGLESE CHE CON 1,5 MILIONI DI COPIE VENDUTE E' DI GRAN LUNGA LA TESTATA DI ARGOMENTO ECONOMICO PIU' LETTA AL MONDO, TRACCIA UN'ISTANTANEA DEL DIFFICILE MOMENTO CHE STA VIVENDO IL COMPARTO MANIFATTURIERO ITALIANO, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AL SETTORE DELL'ELETTRODOMESTICO.
L'Italia é la seconda nazione manifatturiera d'Europa dopo la Germania ma la sua posizione sta scricchiolando sempre piú sotto i colpi della competizione internazionale e della perdurante stagnazione economica nel mercato domestico. Il tutto condito con l'impossibilitá di essere competitivi con un sistema Italia che si sta frantumando: •Tra il 2009 e il 2012 quasi un'azienda manifatturiera su cinque ha chiuso e il massacro continua •Dall'inizio della crisi finanziaria internazionale, l'Italia é stata colpita da ben due recessioni (la prima tra il 2008 e il 2009 con la caduta della produzione manifatturiera del 24%, la seconda, iniziata nel 2011 deve ancora concludersi ma la produzione é giá scesa del 10% azzerando i guadagni fatti con la timida ripresa dal 2009. •La produzione industriale é ora, ad agosto 2013, sotto il picco del 2007 •Solo la moda di lusso (abbigliamento ed accessori) stanno facendo relativamente bene sotto la spinta della domanda da parte dei nuovi ricchi dei mercati emergenti •I produttori di abbigliamento di massa / basso costo sono stati colpiti duramente e la produzione del settore é giú del 35% •La produzione di materiale elettrico é scesa di oltre il 30% •La produzione automobilistica é scesa del 45% (vedi Numeri Utili: Capacitá Produttiva delle Fabbriche di Auto in Europa - 2013). Nel 2012 sono state prodotte, dagli stabilimenti italiani della FIAT, 397.000 auto contro le 911.000 del 2007. Di furgoni ne sono stati prodotti 207.000, leggermente sopra i livelli del 2009 ma comunque un buon 18% sotto i livelli di pre-crisi. •L'Italia era leader mondiale nel settore del "bianco" cioé gli elettrodomestici (Merloni/Indesit, Candy, Ignis e Zanussi). Nel 2007 l'Italia ha prodotto 24 milioni di elettrodomestici, nel 2012, dopo soli 5 anni di declino, si é arrivati a soli 13 milioni. Le lavatrici giú del 52% (a 4.4. milioni), lavastoviglie del 59% (a 1.1 milioni), i frighi meno 55% (a 1.8 milioni) e i piani cottura giú del 75% (a 300mila). •Il settore del bianco di fascia medio bassa in Italia non é piú competitivo e 130.000 posti di lavoro sono apertmente a rischio •La crisi del bianco porta con se anche la crisi dell'indotto che spinge le grose imprese a spostarsi all'estero e ricreare il sistema dell'indotto lá dove si sposta •La Cassa Integrazione passa la palla alle casse dello Stato che iniettano fino all'80% del salario del lavoratore. Lo schema dura al massimo per tre ogni quinquennio ma la crisi ha fatto alleggerire le regole. •Dal 2009, ben 11.000 dipendenti Fiat su 41.000 in Italia, hanno usufruito della Cassa Integrazione.
L'Italia é la seconda nazione manifatturiera d'Europa dopo la Germania ma la sua posizione sta scricchiolando sempre piú sotto i colpi della competizione internazionale e della perdurante stagnazione economica nel mercato domestico. Il tutto condito con l'impossibilitá di essere competitivi con un sistema Italia che si sta frantumando: •Tra il 2009 e il 2012 quasi un'azienda manifatturiera su cinque ha chiuso e il massacro continua •Dall'inizio della crisi finanziaria internazionale, l'Italia é stata colpita da ben due recessioni (la prima tra il 2008 e il 2009 con la caduta della produzione manifatturiera del 24%, la seconda, iniziata nel 2011 deve ancora concludersi ma la produzione é giá scesa del 10% azzerando i guadagni fatti con la timida ripresa dal 2009. •La produzione industriale é ora, ad agosto 2013, sotto il picco del 2007 •Solo la moda di lusso (abbigliamento ed accessori) stanno facendo relativamente bene sotto la spinta della domanda da parte dei nuovi ricchi dei mercati emergenti •I produttori di abbigliamento di massa / basso costo sono stati colpiti duramente e la produzione del settore é giú del 35% •La produzione di materiale elettrico é scesa di oltre il 30% •La produzione automobilistica é scesa del 45% (vedi Numeri Utili: Capacitá Produttiva delle Fabbriche di Auto in Europa - 2013). Nel 2012 sono state prodotte, dagli stabilimenti italiani della FIAT, 397.000 auto contro le 911.000 del 2007. Di furgoni ne sono stati prodotti 207.000, leggermente sopra i livelli del 2009 ma comunque un buon 18% sotto i livelli di pre-crisi. •L'Italia era leader mondiale nel settore del "bianco" cioé gli elettrodomestici (Merloni/Indesit, Candy, Ignis e Zanussi). Nel 2007 l'Italia ha prodotto 24 milioni di elettrodomestici, nel 2012, dopo soli 5 anni di declino, si é arrivati a soli 13 milioni. Le lavatrici giú del 52% (a 4.4. milioni), lavastoviglie del 59% (a 1.1 milioni), i frighi meno 55% (a 1.8 milioni) e i piani cottura giú del 75% (a 300mila). •Il settore del bianco di fascia medio bassa in Italia non é piú competitivo e 130.000 posti di lavoro sono apertmente a rischio •La crisi del bianco porta con se anche la crisi dell'indotto che spinge le grose imprese a spostarsi all'estero e ricreare il sistema dell'indotto lá dove si sposta •La Cassa Integrazione passa la palla alle casse dello Stato che iniettano fino all'80% del salario del lavoratore. Lo schema dura al massimo per tre ogni quinquennio ma la crisi ha fatto alleggerire le regole. •Dal 2009, ben 11.000 dipendenti Fiat su 41.000 in Italia, hanno usufruito della Cassa Integrazione.
domenica 18 agosto 2013
IL FRIGORIFERO, DA SIMBOLO DEL BOOM ECONOMICO A SIMBOLO DEL DECLINO. C'ERA UNA VOLTA IL FRIGORIFERO, ASCESA E CADUTA DEL "RE" DEGLI ELETTRODOMESTICI BIANCHI
Per tanti anni, è stato considerato uno status-symbol, l’icona di un’ epoca, quella del “boom economico” italiano a cavallo della fine degli anni cinquanta ed inizio anni sessanta. Il frigorifero insieme alla Fiat 600 ed alla televisione, fu appunto uno dei simboli del miracolo economico italiano tra il 1958 ed il 1963 ed oltre, tanto per limitarci ad uno dei titoli più abusati al fine di dare un sostanzioso contorno storico. “L’amico di famiglia”, per dirla con uno slogan inventato da Borghi, patron della Ignis negli anni cinquanta, un marchio che per molto tempo rimarrà indissolubilmente legato al suo capostipite. All’epoca di famiglie dotate del frigo, c’e ne erano appena cinque su cento. Quanto è sceso il prezzo di un frigorifero: da sei mesi a sei giorni di lavoro: è il confronto fra quello che serviva per l'acquisto di un frigorifero nel 1954 e quanto serve oggi. Infatti, il listino dei prezzi dell'epoca parlava di un costo di 139mila lire per un frigorifero da 160 litri; e in quell'anno la retribuzione media in Italia era di 24mila lire mensili. Oggi, in listino, un frigorifero classe A, con una capacità di 180 litri, costa 239 euro e la retribuzione media è di 1.250 euro mensili. Naturalmente il confronto non è soltanto economico, perché il livello tecnologico, quindi di prestazioni, del 1954 e quello attuale non sono minimamente comparabili: allora non esistevano i compressori ma un sistema detto ad assorbimento che utilizzava sostanze tossiche come refrigeranti. Oggi un frigo di classe A è refrigerato con un gas naturale non pericoloso e consuma meno di un sesto del suo antenato del '54. Con l'energia risparmiata oggi si possono far funzionare ogni giorno una lavatrice e una lavastoviglie. Nel '54 un frigo aveva, al massimo, una celletta per il ghiaccio, non certo il freezer; inoltre i controlli sulla temperatura erano approssimativi. Oggi, a consumi di gran lunga inferiori, un frigorifero/freezer tiene temperature fino a - 22°, garantisce il congelamento rapido degli alimenti e il mantenimento a - 15° per 10 ore almeno in caso di mancanza di corrente elettrica. «Il 1954 è un anno importante per il mercato dei frigoriferi: in Italia questo elettrodomestico cominciava a diffondersi ed è interessante notare che questa è stata la stagione che diede il la agli acquisti a rate.Il confronto fra prezzo e andamento dei salari non è pero generalizzabile: se per i frigoriferi il rapporto è significativamente sceso, lo stesso non può dirsi per il mercato delle auto. Se prendiamo la macchina simbolo della seconda metà degli anni Cinquanta, la Cinquecento Fiat, questa, nel 1959, valeva un anno di stipendio medio: oggi, per l'acquisto di un'utilitaria, se non serve il reddito medio di un anno, di certo ne occorre oltre la metà». Il riferimento alla Cinquecento Fiat non è casuale, perché quando questo fortunatissimo modello di utilitaria comparve nel 1957, Giovanni Borghi, presidente di Ignis, la prese a riferimento per stabilire il prezzo dei modelli di frigorifero attraverso un metodo molto curioso e raccontato dai suoi collaboratori del tempo. Borghi pesò una Cinquecento e un frigorifero; dato il prezzo dell'automobile, con una semplice proporzione, arrivò a fissare quello dell'elettrodomestico. Ma di tutte le sette “majors”, ossia gli elettrodomestici bianchi di grandi dimensioni, il più sofferente di tutti è sicuramente il frigorifero, prodotto dato per morto per raggiunta maturità da diversi anni, sostanzialmente povero (un compressore ed una scatola metallica), dai limitati ambiti di innovazione, che d’altro canto per le sue dimensioni elevate, esige alti costi di trasporto, fattore quest’ultimo non di poco conto visto che i mercati di sbocco, come detto sono quelli dell’est europa, e quindi purtroppo, appare lapalissiano produrlo laddove si può vendere, essendo industrialmente presenti nel mercato che si vuole presidiare, sia per una questione di sviluppo del business, che per ottimizzare i costi, senza dimenticare, ad esempio che la metà degli elettrodomestici Indesit è venduta sui nuovi mercati.
venerdì 16 agosto 2013
PRENDI LA FABBRICA E SCAPPA.... IN POLONIA
Prendi la fabbrica e scappa. Non è il titolo di un film, ma l'incredibile vicenda che si è consumata nei giorni a cavallo di ferragosto a Formigine in provincia di Modena. Una storia emblematica dei tempi in cui viviamo, dove elite finanziarie e multinazionali decidono le sorti delle persone con scelte spietate. Agiscono di notte come i ladri e si portano via i macchinari.
Hanno trovato con grande sorpresa l'azienda vuota, senza più macchinari e merci, i quasi 40 dipendenti della Firem, azienda che produce resistenze elettriche a Formigine, nel Modenese. In questi giorni l'azienda è chiusa per ferie, ma avrebbe dovuto riaprire il 26 agosto. Risulta invece che i titolari abbiano nel frattempo trasferito tutto in uno stabilimento in Polonia. Una quindicina di lavoratori della Firem, non appena hanno saputo che si stava svuotando la fabbrica, si sono riuniti in presidio permanente dalla tarda serata di ieri. Nella notte hanno anche impedito che un ultimo camion carico di materiale lasciasse lo stabilimento. Un tavolo di confronto con la proprietà, attraverso la mediazione di Comune di Formigine e Provincia, sarà avviato tra martedì e mercoledì. «Pur in un periodo di forti difficoltà economiche - si legge in una nota del Comune - comportamenti come quelli tenuti dai titolari dell'azienda Firem sono censurabili sia nei modi sia nei tempi. Siamo vicini ai lavoratori e alle loro famiglie, disponibili insieme alle altre istituzioni e alle organizzazioni sindacali, ad avviare un confronto serio e costruttivo».
Una vicenda che riporta alla mente quanto accaduto allo stabilimento della Best di
Montefano, piccolo comune del maceratese, allorquando nella notte di Halloween nel novembre 2011, i lavoratori nottetempo si videro letteralmente rubare la fabbrica ed il lavoro. Nessuno potè prevedere quello che accade nella notte delle streghe e quella successiva. Una squadra di operai fatta venire apposta dalla Polonia smantellò completamente tutte le linee produttive e svuotò la fabbrica, cambiando anche le serrature. Una cosa che crediamo non abbia precedenti in Italia, si disse allora, ma purtroppo, corsi e ricorsi storici in maniera vergognosa la storia si è ripetuta.
giovedì 15 agosto 2013
mercoledì 14 agosto 2013
IL GRANDE AMORE DELLE IMPRESE PER IL CONTRATTO DI SOLIDARIETA'
UNO DEI MOTIVI DEL CONTENDERE DELLA VERTENZA INDESIT COMPANY E DEI QUALI SI E' MOLTO PARLATO, E' STATO IL RICORSO O MENO AI CONTRATTI DI SOLIDARIETA'. UNO STRUMENTO NEANCHE TANTO MALVAGIO, MA CHE PER I 1425 LAVORATORI "ESUBERI", DICHIARATI DALL'AZIENDA DI FABRIANO, PER COME E' CONGEGNATO IL PIANO DI RIORGANIZZAZIONE E SALVAGUARDIA, SAREBBE SOLO UN RINVIARE NEL TEMPO LO SPETTRO DELLA PERDITA DEL POSTO DEL LAVORO E NIENTE ALTRO.
EPPURE TANTE AZIENDE, HANNO FATTO O FANNO RICORSO SEMPRE PIU ASSIDUAMENTE A QUESTO STRUMENTO; CERCHIAMO DI SCOPRIRE IL PERCHE' ATTRAVERSO UN RECENTE ARTICOLO DE "IL FATTO QUOTIDINANO".
Si riducono le ore lavorate e (un po') gl istipendi per evitare licenziamenti e cassa integrazione, ma spesso le imprese ne approfittano. Le richieste per il 2013 hanno già superato di gran lunga quelle per l'intero 2012. Sono 32mila le persone coinvolte per evitare tagli al personale. Il conto è già arrivato a 41 milioni I dati del ministero del Lavoro parlano chiaro. In tutto il 2012 ne sono stati stipulati 437. Nel 2013, al 24 maggio, i contratti di solidarietà firmati da aziende, governo e sindacati sono già 277. Se si va avanti a questo ritmo chiuderemo l’anno con circa 700 accordi di taglio dell’orario di lavoro e della retribuzione. Proiettando gli oneri per lo Stato su tutto l’anno si potrebbe arrivare a 100-105 milioni, quasi pari alla spesa totale dei cinque anni precedenti, 110 milioni. Basta scorrere le cronache degli ultimi giorni per capire la galoppata: 32 mila in solidarietà a Telecom Italia, e tavoli sindacali aperti nei settori più disparati. È tutto un solidarizzare, dai 2 mila impiegati Alitalia (che ne ha già lasciato 7 mila in cassa integrazione) alle migliaia dei call center Almaviva, dai 730 informatori scientifici della Menarini ai 1300 delle librerie Feltrinelli, dai telefonini Vodafone alla meccanica di precisione della Saes Getters. Poi c’è l’Ilva di Taranto, che sta gestendo con la solidarietà estesa a quasi tutti gli 11 mila dipendenti le fermate degli impianti per gli interventi ambientali. All’esercito crescente dei “lavorare meno lavorare tutti” sta per aggiungersi l’ondata dei bancari, a cui ha alluso il governatore di Bankitalia Ignazio Visco nelle sue “Considerazioni finali” del 31 maggio, quando ha parlato della necessità per il settore di “misure anche di natura temporanea, per ridurre le spese per il personale”. E infine sarà la volta dell’Enel, che si presenta al banchetto della solidarietà a spese dello Stato dall’alto dei suoi 3,5 miliardi di utile. Perché tanto improvviso entusiasmo per l’ammortizzatore sociale soft? Nel fenomeno c’è qualcosa che non quadra: in qualche caso la sua esplosione appare riconducibile alla furbizia di imprese a caccia di scorciatoie per tonificare i bilanci. Il contratto di solidarietà ha indiscutibili vantaggi, ma anche zone d’ombra. Tra i primi c’è la difesa dei posti di lavoro. Il contratto di solidarietà è un’alternativa ai licenziamenti e alla cassa integrazione. Se si denuncia l’eccedenza del 10 per cento dei dipendenti, il contratto di solidarietà consente di ridurre a tutti l’orario di lavoro e il salario del 10 per cento, con identico effetto sul costo del lavoro. Lo Stato risparmia su cassa integrazione o sussidio di disoccupazione, si risparmia ai predestinati il trauma della perdita del lavoro, si evita il problema delle discriminazioni e ingiustizie varie al momento della compilazione delle liste di chi resta e di chi parte. Il sacrificio accettato da tutti i lavoratori per salvare il posto ai colleghi che sarebbero andati fuori, è compensato da un intervento pubblico, che restituisce al singolo lavoratore fino all’80 per cento del salario perso. Un salario netto da mille euro, in caso di solidarietà al 20 per cento, si ridurrà di fatto non a 800 ma a 960 euro, e il dipendente lavorerà solo 4 giorni alla settimana. A parte la paura per il cattivo andamento dell’azienda , non è un pessimo affare: di fatto la paga oraria aumenta. Da qui la prima zona d’ombra. La disponibilità di una simile ciambella di salvataggio sembra incentivare le aziende a denunciare con più disinvoltura gli esuberi. Al tavolo sindacale sarà più agevole un accordo che comporta, a spese dello Stato, risparmi per l’azienda con un sacrificio relativo per i lavoratori. Alcuni casi esemplari aiutano la riflessione. Al Sole 24 Ore, quotidiano economico controllato dalla Confindustria, dopo quattro anni di crisi che hanno comportato 140 milioni di perdita complessiva, l’azienda ha messo in solidarietà 400 giornalisti e 850 poligrafici e grafici. Il 18 aprile scorso il giornale ha scioperato per protesta contro il fatto che a fronte della situazione sopra descritta l’amministratore delegato Donatella Treu si fosse presa un bonus di 150 mila euro. Può un’azienda che chiede sacrifici ai dipendenti e sovvenzioni allo Stato premiare i manager? Da notare che spesso i manager, top e semi-top , sono premiati non per la crescita del fatturato o dei profitti, ma direttamente per il taglio dei costi, cosicché il contratto di solidarietà è spesso per i manager di arrotondare il proprio stipendio limando quello degli altri. Il caso del Sole 24 Ore è una pagliuzza rispetto alla trave Telecom. Il gruppo telefonico ha fatto scuola. Nell’estate del 2010 ha annunciato 3700 esuberi, nell’autunno seguente ha siglato un accordo di solidarietà per due anni che le ha consentito di risparmiare circa 80 milioni all’anno di costo del lavoro su un totale di 2,5 miliardi. Nella primavera di quest’anno ha riottenuto la solidarietà per 32 mila persone. In tutto questo lo Stato paga ai lavoratori l’80 per cento del salario perso, quindi almeno una sessantina di milioni all’anno (e qui noterete una discrepanza tra questo dato e quello del ministero del Lavoro sui 110 milioni spesi in cinque anni per tutti i contratto di solidarietà: purtroppo nessuno sembra in grado di fotografare esattamente le dimensioni economiche del fenomeno, i cui conti sembrano per lo Stato più inconoscibili del terzo segreto di Fatima). Ma se il contratto di solidarietà è una extrema ratio con cui imprese, lavoratori e contribuenti fronteggiano i drammi della crisi, perchè dare l’aiutino di 80 milioni a un gruppo che ha chiuso l’ultimo bilancio con oltre 1 miliardo di profitti dopo aver distribuito ai top manager premi per oltre 2 milioni di euro? È solidarietà con i lavoratori o con gli azionisti?
lunedì 12 agosto 2013
domenica 11 agosto 2013
DAL MONDO DELL'ELETTRODOMESTICO: NUOVI ORDINI PER ELECTROLUX CHE ACCORCIA LE FERIE, NIENTE PONTE DI FERRAGOSTO
Sempre più numerose imprese del Nordest agganciano la ripresa grazie ad accordi sindacali sempre meno ideologici. E grazie anche a lavoratori stranieri che si lasciano mettere in gioco più dei giovani italiani. Fiom, Fim e Uilm dell’Electrolux, per decenni il sindacato più antagonista in Veneto, ha rinunciato al ponte di ferragosto per consentire al "gigante del freddo" di realizzare una commessa improvvisa di 2 mila frigoriferi, nello stabilimento di Susegana. Nel giugno scorso aveva accettato di interrompere il contratto di solidarietà (6 ore al giorno con 2 di integrazione) per ritornare a quello normale, in modo da fronteggiare un ordine di 22 mila frigo richiesti da Nord Europa, la maggior parte dei quali per l'Ikea. I nuovi ordini consolidano un periodo particolarmente positivo per le vendite di frigo a incasso – perché di questi si tratta – anche grazie alla buona accoglienza che il mercato ha riservato al nuovo prodotto "Cairo" e per questo Fim-Fiom e Uilm hanno accettato la proposta aziendale di lavorare in regiome di straordinario, su base volontaria il 16 agosto. Una congiuntura favorevole, che vede questo segmento del settore di elettrodomestici a incasso (built in) tirare, in un contesto di generale difficoltà del comparto, in particolare per i prodotti a libera istallazione (free standing). La direzione aziendale ha già comunicato che con settembre l’orario proseguirà su due turni da 8 ore, il che significa la non attivazione, per ora, del contratto di solidarietà di 2 ore al giorno. Continuano nel frattempo le giornate di straordinario da 8 ore, nei sabati 10, 24 e 31 agosto con orario 6 alle 14. L'accordo sulla solidarietà firmato lo scorso marzo, prevedeva il ricorso a questo strumento per due anni, con i lavoratori che sarebbero dovuti rimanere a casa mediamente per due ore al giorno,anche fino a tre ore in particolari situazioni di bassa produzione, garantendo l'80% dello stipendio quest'anno. Inoltre l'intesa prevedeva anche la continuazione degli incentivi ale dimissioni. I 30 mila euro di scivolo per chi decide di lasciare volontariamente l'azienda aumentano fino a 42 mila fino alla fine del 2013. Un vento favorevole per l'Electrolux che nello scorso febbraio, aveva annunciato ben 532 nuovi esuberi , che si andavano ad aggiungere ai 597 già previsti nel piano 2012 di ristrutturazione per un totale di 1129 nei quattro stabilimenti italiani di Susegana, Porcia, Solaro e Forlì.
venerdì 9 agosto 2013
REGIONE MARCHE, VOUCHER PER MASTER UNIVERSITARI DI PRIMO E SECONDO LIVELLO
La Regione Marche sulla base delle misure individuate nel POR – FSE 2007/2013 intende sostenere la formazione post-laurea al fine di potenziare le competenze e le abilità dei giovani laureati residenti nel territorio marchigiano per agevolarne l’inserimento qualificato nel mondo del lavoro. Il presente bando intende, pertanto, proporre incentivi al fine di consentire la partecipazione a master universitari organizzati nella nostra regione e nelle altre regioni italiane, con l’assegnazione di voucher a studentesse e studenti, migliorando la costruzione del proprio percorso formativo e professionale.
Con decreto 182/IFD del 24/7/2013 è stato emanato l’Avviso per concessione di voucher per master universitari sul Catalogo interregionale dell’Alta Formazione edizione 2013 per una disponibilità di € 300.000,00”
L’apertura della presentazione delle domande decorre dal 29 luglio 2013 e la chiusura avverrà il 20 settembre 2013. La Regione Marche ha aderito all’edizione 2013 del Catalogo, solo con i master universitari e concederà voucher agli studenti che si iscriveranno nel prossimo a.a. 2013/2014.
Potranno essere scelti master universitari di primo o di secondo livello di Università e AFAM presenti sul CATALOGO INTERREGIONALE DELL’ALTA FORMAZIONE IN RETE.
Gli interessati potranno espletare tutte le procedure attraverso la piattaforma informatica www.altaformazioneinrete.it, quindi dovranno anche stampare e inviare per raccomandata la richiesta di contributo alla Regione Marche, PF Istruzione, Formazione Integrata, Diritto allo studio e Controlli di primo livello – via Tiziano 44 – 60125 Ancona.
La scadenza per la presentazione delle domande è il 20/09/2013
Informazioni possono essere richieste al responsabile del procedimento Gilda Stacchiotti tel. 071.806 3756-3421-3859 - accedere anche al sito www.altaformazioneinrete.it
PER SCARICARE IL BANDO:
http://www.europa.marche.it/Bandi/BandiincorsoFSE/tabid/222/ArticleID/280/ArtMID/914/Default.aspx
BOTTEGA SCUOLA: BORSE DI STUDIO DELLA REGIONE MARCHE PER L'INSERIMENTO DI GIOVANI PRESSO IMPRESE ARTIGIANE
Il progetto Bottega Scuola, promosso dalla Regione Marche, ha l’obiettivo di recuperare i mestieri della tradizione per generare possibilità di inserimento professionale dei giovani in produzioni artigianali tradizionali, tipiche, artistiche.
L’intervento, finanziato con il Fondo Sociale Europeo, prevede l'inserimento degli allievi all'interno della Bottega Scuola per 6 mesi, con una borsa di studio individuale di € 650,00 lordi mensili; per le imprese è previsto un contributo mensile di € 600,00 lordi, a titolo di rimborso forfetario.
La formazione teorica e pratica dei giovani allievi, per l'apprendimento dell'arte e del mestiere, avviene sotto la personale responsabilità del maestro artigiano.
Sono beneficiari dell’intervento:
- le imprese artigiane iscritte nell'Albo delle imprese artigiane delle Marche che al momento della domanda abbiano ottenuto la qualifica di “Bottega scuola” (’art. 36 L.R.20/2003);
- i giovani disoccupati residenti nella Regione Marche di età compresa tra i 17 e 35 anni.
Ulteriori aiuti:
- alle botteghe scuola che al termine del progetto assumono il giovane tirocinante spetta un incentivo una tantum di € 7.000,00;
- ai giovani che intendano al termine del progetto aprire un'impresa nel settore di attività esercitato dalla bottega scuola ospitante spetta la concessione del prestito d'onore.
Le domande potranno essere presentate dal 25/07/2013 fino al 04/10/2013 con la duplice modalità: via telematica utilizzando la modulistica del sistema informatico http://siform.regione.marche.it e a mezzo PEC entro il termine perentorio del 4 ottobre 2013 alla Regione Marche.
Per scaricare il bando e tutte le informazioni:
http://www.europa.marche.it/Bandi/BandiincorsoFSE/tabid/222/ArticleID/283/ArtMID/914/Default.aspx
TIROCINI FORMATIVI REGIONE MARCHE PER DIPLOMATI, DISOCCUPATI, INOCCUPATI, IN CIGO E MOBILITA'
La Giunta Regionale delle Marche, dopo una lunga fase di confronto e di discussione sviluppata in sede di Commissione Regionale Lavoro, ha approvato nei giorni scorsi la delibera contenente la disciplina regionale in materia di tirocini.
Il provvedimento si compone di 16 articoli che regolano ambiti di applicazione, tempi e modalità, soggetti promotori e ospitanti, limiti numerici, modalità di attivazione, garanzie assicurative e indennità ai tirocinanti. Il provvedimento regola tutti i tirocini che si svolgono presso un soggetto ospitante, pubblico o privato, in una sede operativa ubicata nel territorio della Regione Marche.
Quattro le tipologie di tirocinio individuate:
a. Tirocini formativi e di orientamento (rivolti a soggetti che hanno conseguito un titolo di studio entro e non oltre 12 mesi)
b. Tirocini di inserimento/reinserimento al lavoro (rivolti principalmente a disoccupati, lavoratori in mobilità e inoccupati; attivabili anche in favore di lavoratori sospesi in regime di cassa integrazione a zero ore, sulla base di specifici accordi sindacali, in attuazione delle politiche attive del lavoro, per l’erogazione di ammortizzatori
c. Tirocini formativi e di orientamento o di inserimento/reinserimento al lavoro, destinati a soggetti svantaggiati di cui all’art. 4, comma 1, della legge 8 novembre 1991, n. 381 nonché richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale.
d. Tirocini formativi e di orientamento o di inserimento/reinserimento al lavoro destinati ai disabili, di cui alla legge 68/99
Al tirocinante verrà corrisposta un’indennità per la partecipazione al tirocinio di importo non inferiore a 350 euro lordi mensili, al superamento della soglia del 75% delle presenze mensili stabilite dal progetto formativo.
Per saperne di più:
-Circolare del Dipartimento Regionale MDL
-Testo D.G.R. 1134 del 29/07/2013
giovedì 8 agosto 2013
FABBRICHE CHIUSE PER FERIE, MA FORTI TIMORI PER LA RIPRESA
Marche, le aziende chiudono per ferie Ma la ripresa fa paura ed incute timore
Le ferie non sono più quelle di una volta,quelle del divago, della spensieratezza, del relax meritato dopo un anno di duro lavoro. Hanno il sapore amaro della preoccupazione per l'incertezza del futuro che non sembra promettere niente di buono,anche se qualcuno sembra cogliere il segno, seppur flebile di una timida ripresa economica, dettato dalla ripartenza della produzione industriale e dal calo della CIG, ma tutto è da verificare e concretizzare.
Uniocamere-Prometeia: ogni giorno 16 aziende costrette a chiudere nelle Marche. Ecco la mappa della crisi da Pesaro ad Ascoli
Da gennaio a giugno, nelle Marche 16 aziende al giorno hanno chiuso l'attività: ogni 24 ore, 27 persone hanno visto scomparire il proprio posto di lavoro.
Bastano questi dati di Unioncamere Marche-Prometeia a spiegare lo stato d'animo con cui vanno in ferie altre centinaia di lavoratori delle Marche, la regione più manifatturiera d'Italia.
Dai 1.425 esuberi dichiarati dalla Indesit in Italia (oltre 700 nelle Marche) ai 32 della Febal, una delle imprese storiche del distretto del mobile di Pesaro - 3.800 gli addetti del settore in mobilità o Cig - il quadro è drammatico e la tenuta del tessuto sociale si sta lacerando.
In cinque anni, dall'inizio della grande crisi, la regione ha perso 24.200 unità lavorative; nel primo trimestre 2013 il tasso di disoccupazione è salito all'11,4% mentre a giugno (fonte Inps) sono stati chieste 2,8 mln di ore di cassa integrazione. Numeri pesanti per un territorio di piccola imprenditorialità diffusa: una strage nell'indotto artigiano.
Sotto scacco l'elettrodomestico e il settore cappe a Fabriano, il mobile-arredamento a Pesaro, gli strumenti per la sanità nell'Ascolano, mentre gli investimenti in turismo, agroalimentare e cultura sono troppo modesti e forse tardivi per sperare di compensare almeno in parte le voragini che si aprono nella manifattura.
Su uno scenario simile aleggia l'allarme Banca Marche, con l'istituto di credito in corsa contro il tempo per reperire i 300 milioni di ricapitalizzazione imposti da Bankitalia dopo il rosso di bilancio 2012 (520 milioni). Anche qui, esuberi in arrivo.
INDESIT - A Fabriano la multinazionale del bianco vorrebbe chiudere lo stabilimento di Melano e ridurre (senza licenziamenti) la forza lavoro di 480 operai più alcuni impiegati. 230 gli esuberi a Comunanza. Fra scioperi creativi e sit-in davanti alla villa della famiglia Merloni è questa la vertenza più calda, il banco di prova nazionale anche per Governo e Confindustria. Prossimo incontro al tavolo ministeriale il 17 settembre, mentre l'11 la Regione Marche presenterà un progetto di piattaforma di ricerca e innovazione per l'elettrodomestico.
ARDO - Il 13 novembre scade la Cigs per i 650 ex dipendenti dell'ex Antonio Merloni-Ardo, in cassa dal 2007. Poi si apre la procedura di mobilità: un dramma sociale prevede il sindacato.
J&P - L'azienda nata dalle ceneri dell'A. Merloni con la riassunzione di 700 persone, stenta a decollare e deve fare i conti con un ricorso delle banche creditrici della ex Merloni sul prezzo della cessione. La sentenza del Tribunale è attesa a settembre.
ELICA - Il polo produttivo di cappe di Serra San Quirico viene riconvertito in polo logistico con lo spostamento della produzione nella fabbrica di Mergo. Per poco meno di 200 addetti è aperta la procedura di mobilità volontaria. Cigs di due ore per turno per chi resta al lavoro.
BERLONI - Riparte dopo la pausa estiva con 100 lavoratori su 300 uno dei marchi d'oro dei cucinieri. Il pacchetto di controllo (50%) è passato alla holding di Taiwan Hcg, il 44% va a Intermedia, la famiglia Berloni scende al 6%.
TEUCO - A Montelupone, l'azienda di vasche da idromassaggi del Gruppo Guzzini ha dichiarato 118 mobilità entro il 2014.
HAEMONETICS - Lo stabilimento di Ascoli della multinazionale che produce sacche per la raccolta del sangue rischia la chiusura. In lotta per salvarlo 150 addetti.
BANCA MARCHE - Le organizzazioni sindacali contestano il piano industriale presentato dai nuovi vertici dell'istituto che prevede dismissioni di filiali, della controllata Carilo e un intervento sul centro di elaborazioni dati di Banca Marche a Macerata. Proclamato uno sciopero che è stato anticipato al 30 agosto.
IL DECRETO LAVORO: TUTTE LE MISURE
Dagli sgravi contributivi per assumere giovani under 29 al rinvio dell’aumento dell’Iva al 1 ottobre, dallo stop della pubblicita’ per le sigarette elettroniche allo sblocco di altri 20-25 miliardi di pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione. Sono alcune delle misure piu’ significative del decreto lavoro-Iva che ha ricevuto il via libera definitivo della Camera. Queste nel dettaglio le misure:
- INCENTIVI NUOVE ASSUNZIONI A TEMPO INDETERMINATO Stanziati per il 2013-2016 500 milioni per stabilizzare l’occupazione nelle regioni del Sud e altri 294 milioni per tutte le altre regioni. Previsti sgravi contributivi per le imprese che assumono con contratti a tempo indeterminato giovani tra i 18 e i 29 anni o che trasformano i contratti da tempo determinato a tempo indeterminato. L’incentivo non vale per le assunzioni di lavoro domestico (colf e badanti). Il lavoratore assunto deve essere privo da almeno sei mesi di un impiego regolare o di un diploma di scuola media superiore o professionale. Nel caso di assunzioni lo sgravio vale 18 mesi, per la trasformazione del contratto a tempo indeterminato il periodo dell’incentivo e’ ridotto a 12 mesi.
- RINVIO AUMENTO IVA Slitta dal 1 luglio al 1 ottobre il termine dell’aumento dell’aliquota ordinaria dell’Iva dal 21 al 22%. La misura costa oltre 1 miliardo. Resta invariata la copertura legata agli aumenti degli acconti Irpef e Ires (fissati rispettivamente al 100% in via definitiva e al 101% per il periodo d’imposta 2013) e all’introduzione dell’imposta di consumo sulla sigaretta elettronica a partire da gennaio 2014. Si fissa al 110% l’acconto delle ritenute che le banche sono tenute a versare sugli interessi maturati sui conti correnti e depositi.
- SBLOCCATI ALTRI 20-25 MLD PAGAMENTI DEBITI P.A. Sbloccati altri 20-25 miliardi di pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione. Introdotta la garanzia dello Stato per la cessione alle banche e a Cdp dei crediti certificati delle imprese verso le pubbliche amministrazioni con un tasso di sconto del 2%
- STOP PUBBLICITA’ PER E-CIG. Stop alla pubblicita’ anche per le sigarette elettroniche che saranno sottoposte alle stesse norme vigenti per le sigarette per quanto riguarda la tutela della salute dei non fumatori.
- CONTRATTI A TERMINE, SI RIDUCE PAUSA. La pausa tra un contratto a termine e l’altro torna, come avveniva prima della riforma Fornero, a 10/20 giorni a secondo della durata del contratto. Abrogato anche il divieto di proroga del contratto ‘acausale’, cioe’ che non indica le motivazioni di carattere tecnico, produttivo e organizzativo che giustificano l’indicazione di un termine al contratto.
- APPRENDISTATO. Previste regole omogenee su tutto il territorio nazionale. Entro il 30 settembre la conferenza Stato-regioni dovra’ adottare le linee guida che disciplinano il contratto di apprendistato. Un emendamento del governo rende ‘stabili’ le nuove norme e precisa che le novita’ riguarderanno tutte le imprese e non solo le pmi e le micro-imprese.
- FONDO MILLE GIOVANI PER LA CULTURA. Un milione di euro al ‘Fondo mille giovani per la cultura’ destinato alla promozione di tirocini formativi e di orientamento nei settori delle attivita’ e dei servizi per cultura rivolti a giovani fino a 29 anni.
- ASPI. Chi assume a tempo indeterminato un disoccupato che usufruisce dell’Aspi, la nuova indennita’ di disoccupazione introdotta dalla riforma Fornero, avra’ un bonus mensile del 50% sul residuo dell’assegno non piu’ percepito dal lavoratore perche’ assunto.
- PIU’ SOFT LIMITI LAVORO INTERMITTENTE. Per il lavoro intermittente si prevede il limite di 400 giornate complessive di effettivo lavoro nell’arco di tre anni solari ma si precisa che il tetto dei 400 giorni e’ riferito al medesimo datore di lavoro. La stretta non vale per turismo, pubblici esercizi e spettacolo. Torna la sanzione amministrativa per l’omessa comunicazione della durata della prestazione anche per il datore di lavoro che ha regolarmente versato i contributi.
- STOP DIMISSIONI IN BIANCO ANCHE PER CO.CO.PRO. Estese anche ai co.co.pro le tutele contro le cosiddette ‘dimissioni in bianco’.
- FONDO DISABILI. Il fondo per il diritto al lavoro dei disabili viene incrementato con 10 milioni di euro nel 2013 e 20 milioni nel 2014.
- FONDO SERVIZIO CIVILE. Il fondo per il servizio civile e’ incrementato di 1,5 milioni di euro per il 2013 e 10 milioni per il 2014.
- FONDO TIROCINI FORMATIVI. Un fondo di 2 milioni all’anno (2013-2015) per permettere alle amministrazioni che non abbiano risorse proprie per finanziare tirocini formativi di corrispondere le indennita’ per la partecipazione alle esperienze formative.
- SOCIAL CARD ESTESA A TUTTO IL SUD. La sperimentazione della carta acquisti, attualmente in corso in 12 citta’, viene estesa a tutto il Sud e finanziata con 167 milioni di euro nel biennio 2014-2015.
- BANCA DATI. E’ istituita nell’ambito delle strutture del ministero del Lavoro e delle politiche sociali, la ‘Banca dati delle politiche attive e passive’ che raccoglie le informazioni ai soggetti da collocare nel mercato del lavoro.
- STOP NEL 2014 A STRUTTURA ‘YOUTH GUARANTEE’. Ridotta di un anno, dal 31 dicembre 2015 al 31 dicembre 2014, la vita dell’apposita struttura di missione istituita per l’attuazione della ‘Youth Guarantee’. Di conseguenza saltano i 100 mila euro di dotazione per il 2015.
- PACCHETTO MEZZOGIORNO. Prevede 80 milioni nel triennio 2013-2015 per le misure per l’autoimprenditorialita’ e l’autoimpiego; altri 80 milioni nel triennio per la promozione e la realizzazione di progetti promossi da giovani e da soggetti svantaggiati per l’infrastrutturazione sociale e la valorizzazione di beni pubblici nel Mezzogiorno; 168 milioni nel triennio per le borse di tirocinio formativo.
- 5,5 MLN PER OCCUPAZIONE DETENUTI. Arrivano 5,5 milioni in piu’ l’anno, a partire dal 2014, per favorire l’attivita’ lavorativa dei detenuti. Le risorse saranno prese dal contributo unificato per il processo civile e amministrativo - SOCI LAVORATORI IN PARTECIPAZIONE. Via libera alla stabilizzazione con contratti di lavoro subordinato a tempo indeterminato dei soci-lavoratori. La norma prevede che l’azienda goda dei benefici per la trasformazione a tempo indeterminato del contratto e il lavoratore rinunci al contenzioso pregresso.
COSA CAMBIA CON IL DECRETO DEL FARE
Impresa, multe, superstipendi: cosa cambia con il decreto del Fare
Ieri via libera del Senato al decreto del fare. Il provvedimento torna ora alla Camera in terza lettura. Il governo e' stato battuto (due volte) nell'aula di Palazzo Madama su un emendamento che sopprime le nuove norme per l'accesso al concorso per magistrato. L'Assemblea ha inoltre respinto una proposta di modifica del Pdl, votata dai senatori del gruppo nonostante parere contrario di governo e relatori, che alza il limite all'uso del contante da 1.000 a 3.000 euro.
Accolto un ordine del giorno che impegna l'esecutivo ad apportare correzioni alla riforma che riorganizza le circoscrizioni giudiziarie. Tra le novità piuù significative introdotte dal Senato, il taglio del 25% del compenso complessivo dei manager pubblici che non rientrano nel tetto dei circa 300mila euro fissato dal Salva Italia, la soppressione del Durt, l'Iva agevolata sui biglietti d'ingresso all'Expo, la possibilita' nelle ristrutturazioni di modificare la 'sagoma' degli edifici con la Scia ma con maggiori tutele per i centri storici, lo stop allo sconto del 30% sulle multe per i patentati virtuosi (varra' per chi paga entro 5 giorni). Vengono inoltre abolite le norme che consentivano a chi ha fatto uno stage negli uffici giudiziari di accedere al concorso in magistratura (modifica introdotta con il parere contrario dell'esecutivo).
- TETTO COMPENSI MANAGER Taglio del 25% al compenso complessivo a qualsiasi titolo determinato per tutti i manager pubblici che non rientrano nel tetto dei circa 300.000 euro del trattamento economico del primo presidente della Cassazione. Il taglio vale sia per le societa' non quotate emittenti titoli diversi dalle azioni sia per le spa quotate ma scatta solo in occasione del primo rinnovo e a patto che nel frattempo la societa', non abbia deliberato, nei 12 mesi precedenti un taglio analogo
- SALTA IL DURT Salta il Documento unico di regolarita' tributaria (Durt). La norma era stata introdotta alla Camera. Negli appalti diventa obbligatoria l'anticipazione del 10% dell'importo
- EXPO 2015 Iva scontata al 10% sui biglietti per l'Expo. Possibilita' per le societa' in house di stipulare contratti a tempo determinato al di fuori dei vincoli
- STOP SCONTO MULTE PER PATENTATI VIRTUOSI Salta lo sconto del 30% sulle multe per i patentati 'virtuosi' che non hanno compiuto nei due anni precedenti violazioni gravi da cui derivano decurtazioni dei punti. Lo sconto resta per chi paga la multa entro cinque giorni dalla contestazione o dalla notifica
- EDILIZIA, OK SCIA PER MODIFICA SAGOMA EDIFICI Torna la possibilita' di modificare la 'sagoma' degli edifici con la scia ma vengono tutelati i centri storici con l'obbligo per i Comuni di individuare entro il 30 giugno 2014 le aree nelle quali non e' applicabile la segnalazione certificata di inizio attivita'. Decorso tale termine a decidere sara' un commissario ad hoc
- STOP FAX NELLA P.A. Stop al fax nella pubblica amministrazione: le comunicazioni avverranno solo via email. Priorita' all'uso dei prodotti open source dove possibile
- MORATORIA PAGAMENTI CONCESSIONI SPIAGGE Sospesi fino al 15 settembre i pagamenti dei canoni per le concessioni demaniali delle spiagge
- AUTORITA' TRASPORTI A TORINO La sede della nuova autorita' dei Trasporti sara' a Torino
- ESONERO OBBLIGO DURC Esonero dell'obbligo di presentare il Durc in caso di lavori privati in edilizia realizzati direttamente in economia dal proprietario dell'immobile.
- SINDACI-COMMISSARI Assegnati poteri commissariali ai sindaci per gestire i fondi per la messa in sicurezza delle scuole (450 milioni in totale per il 2014-2016)
- 10% DA CESSIONE IMMOBILI ENTI A TAGLIO DEBITO Il 10% delle risorse nette derivanti dalle dismissioni del patrimonio originario immobiliare degli enti territoriali sara' destinato al Fondo per l'ammortamento dei titoli di Stato "salvo che una percentuale uguale o maggiore non sia destinata per legge alla riduzione del debito" dell'ente stesso
- SALVI SINDACI-DEPUTATI ELETTI PRIMA SETTEMBRE 2011 Salvi dall'incompatibilita' i sindaci-deputati eletti nei Comuni tra 5 e 20mila abitanti prima dell'entrata in vigore della legge vigente, nel settembre 2011
- FONDO GARANZIA PMI Viene ripristinata la quota (ma al livello piu' basso del 50%) riservata agli interventi non superiori ai 500.000 euro. Recuperata anche la riserva del 30% per la contro-garanzia dei Confidi. Inoltre cittadini e associazioni potranno versare contributi.
- IMPRESE, ESTESA LA SABATINI Anche gli investimenti in hardware, in software e in tecnologie digitali saranno inseriti tra i beni per i quali le Pmi potranno usufruire del credito agevolato nell'ambito di un plafond di 2,5 miliardi anticipati dalla Cdp alle banche
- NON ESPROPRIABILI BENI ESSENZIALI Arriva il paniere dei 'beni essenziali' su cui Equitalia non potra' procedere all'espropriazione. A definire il paniere sara' un provvedimento del ministero dell'Economia con l'accordo dell'Agenzia delle Entrate e dell'Istat
- PIANI AZIONARIATO Al posto di un'esenzione dell'imposta di bollo sui piani di azionariato diffuso viene previsto un monitoraggio cui saranno chiamati i ministri competenti per consegnare una relazione al Parlamento entro il 31 ottobre
- AGRICOLTURA Semplificata la vendita diretta al pubblico da parte degli agricoltori. Il 'pastazzo' (ricavato dagli scarti nella lavorazione degli agrumi) sara' escluso dai rifiuti
martedì 6 agosto 2013
IN ITALIA TASSE DA INFARTO, MA C'E ANCHE CHI NON LE FA PAGARE AI PROPRI CITTADINI...
Dieci paesi che non conoscono le tasse Per chi vive in Italia, uno dei paesi più tassati al mondo, è difficile pensare che possano esistere al mondo dei paesi dove i cittadini non devono pagare le tasse. È difficile crederlo, ma esistono paesi che non richiedono alcuna tassa ai propri cittadini. Recentemente la KPMG, un'azienda leader nei servizi di consulenza aziendale su scala globale, ha redatto un'elenco di quei paesi dove tassazione sui redditi dei propri cittadini è uguale allo zero percento. Nell'elenco non troviamo soltanto i paradisi fiscali, ma anche paesi in cui le finanze del governo sostengono la spesa pubblica autonomamente, senza chiedere risorse ai propri cittadini. Nessun di queste nazioni è situata in Europa o nelle Americhe e una sola è collocata in Asia. In alcuni di questi paesi viene richiesto dallo stato un contributo per l'assistenza sanitaria che va da un minimo del 5% ad un massimo del 10%. L'elenco completo, aggiornato al 2013, dei paesi che non conoscono la tassazione sui redditi è il seguente: •Emirati Arabi Uniti •Qatar •Oman •Kuwait •Isole Cayman •Bahrain •Bermuda •Bahamas •Arabia Saudita •Brunei Il Qatar è il paese più ricco del mondo, con un PIL (Prodotto Interno Lordo) pro-capite di 102.800 dollari, grazie agli immensi giacimenti di gas naturale. Benjamin Franklin aveva detto che "le uniche cose certe nella vita sono la morte e le tasse", ma non aveva tenuto conto di questi paesi ricchi e generosi con i propri cittadini. L'Italia è allo stremo, perchè troppe tasse la stanno letteralmente strangolando.Nel 2012 la pressione fiscale effettiva o legale in Italia, cioè quella che mediamente è sopportata da un euro di prodotto legalmente e totalmente dichiarato, è pari al 55%del PIL. Lo indica l'Ufficio studi di Confcommercio, precisando che si tratta di un record mondiale, e che la pressione fiscale apparente è al 45,2%. Il valore della pressione fiscale effettiva, precisa Confcommercio, «non solo è il più elevato della nostra storia economica recente, ma costituisce un record mondiale assoluto, tra le economie avanzate.
lunedì 5 agosto 2013
MELALBA TODAY: 62° GIORNO DI EMOZIONI E RICORDI
62 giorni sono passati dal 4 giugno, allorquando l’Indesit Company rese noto al mondo il suo piano di salvaguardia e razionalizzazione dell’assetto in Italia. Un vero e proprio tsunami per i lavoratori del gruppo, devastante per il territorio fabrianese per dipiù enunciato da un’azienda che ha fatto con orgoglio della “responsabilità sociale” uno dei propri marchi di fabbrica di cui andare fiera. Ed è giunto il periodo delle ferie agostane, quanto mai bramate e necessarie per ricaricare le pile, dopo lo stress in quantità industriale accumulato negli ultimi due mesi, ma non spensierate come quelle degli anni precedenti. Ammesso che ci siano le condizioni di spirito, potrai essere al mare, in montagna, a casa, all’estero, da solo o in compagnia, ma la testa, il pensiero, sarà sempre li, al lavoro, al posto di lavoro mai in pericolo come questa volta. La memoria non può non andare alle ferie rolling di un decennio orsono. Era il 2003-2004, solamente due settimane di ferie continuate ad agosto in cambio di un’altra settimana da godersi da giugno a settembre e soprattutto 225 euro (45 il giorno) in tasca, bella cifra non c’è che dire, tanto che furono le due settimane con il più basso assenteismo della storia dello stabilimento di Melano, un vero e proprio laboratorio di relazioni sindacali, dove sono state sperimentate in passato forme di orari tra le più disparate. Quanti ricordi si sono condivisi nelle varie giornate di lotta, di presidio, quante aspettative, paure e perché no speranze per un futuro migliore, storie personali, problemi si sono intrecciati nelle discussioni quotidiane nell’ottica comune di salvaguardare il lavoro e regalare un futuro alle generazioni a venire, in una terra che in passato ha sempre saputo regalare un’opportunità a tutti. Tra le tante parole, punti di vista, confidenze scambiate, momenti di pianto, sono rimasti impresse nella mia memoria un paio di aneddoti raccontatimi da due colleghe e sul loro modo di rapportarsi in questo difficile momento con i figli, appunto quelle generazioni a venire alle quali cercare di regalare un futuro con delle prospettive. Di una collega, sposata e con il marito dipendente dell’ex Antonio Merloni, mi ha colpito la preoccupazione che sconfinava nelle sue parole nella disperazione, mentre a stento tratteneva il pianto, di non poter forse, se muteranno le condizioni economiche far continuare negli studi il figlio, bravo e volenteroso, cui piace tanto studiare, tarpandogli le ali di un futuro ricco di soddisfazioni, migliore del suo futuro. Ma forse la cosa è più difficile da raccontare, spiegare e far comprendere a una bambina di undici anni. Infatti, un'altra collega, con anche il compagno che lavora all’Indesit, mi diceva che nel periodo iniziale della vertenza, quello in cui anche i suoi genitori apparivano in tv, e nel quale era inevitabile non parlare nel ménage familiare della vertenza, la figlia, appunto undicenne, con candore sconvolgente e disarmante semplicità gli chiese: ” mamma, ma che vuoi dire che ora diventeremo poveri anche noi?”. Domande ancora senza risposte per persone che magari hanno visto lavorare a Melano il padre o il nonno, che hanno vissuto di pane e frigoriferi, pane e lavatrici e che non sarà facile convincere che questo piano, allo stato attuale delle cose, possa regalare loro un futuro, magari dopo l’ennesima sfida fatta di sacrifici, perché questi in fondo non preoccupano se la strada da percorrere ancorché irta di ostacoli, possa regalare un futuro, magari da riscrivere, scampando dal baratro di una desertificazione che fa paura.
sabato 3 agosto 2013
STRUMENTI PER CAPIRE: POLONIA CAMPO DI BATTAGLIA DEL "BIANCO"
" Cool Polonia" come la ha definita in un suo titolo il Wall Street Journal. La Polonia, la più grossa economia orientale dell'Unione europea, il paese dove iniziò la caduta del muro di Berlino, ma che anche dal punto di vista demografico, politico e militare è numero uno della sua area, quasi una piccola Germania, una seconda locomotiva, alle prese anche lei con i colpi della crisi recessiva, ma che comunque regge ancora. La Polonia è il paradiso baltico dell'industria "low cost", a basso costo e punta ad attrarre capitali per far decollare la Borsa di Varsavia e per privatizzare le aziende di Stato sia di servizi (linee aeree) sia manifatturiere. È chiaro però che per ora l'interesse principale verso la Polonia è rivolto agli investimenti produttivi. Il caso degli elettrodomestici è quello di più stretta attualità. Sono già 27 gli stabilimenti stranieri presenti sul territorio polacco e le grandi aziende del bianco italiano (Indesit, Whirlpool, Zanussi) hanno intenzione di rafforzare pesantemente la loro presenza per produrre frigoriferi e lavatrici di standard europeo a costi più bassi. È atteso anche uno sbarco dei cinesi della Haier. La politica degli incentivi è estremamente aggressiva e si avvale del classico strumento delle zone economiche speciali, aree predisposte per gli investimenti cosiddetti greenfield, dal prato verde. Il livello professionale dei lavoratoti è alto e la produttività confrontata con i costi medi del lavoro è due volte superiore a quello dei Paesi Ue. Anche le imprese italiane sembrano "purtroppo" apprezzare da ormai diversi anni, soprattutto le opportunità di delocalizzare e usare la Polonia come una piattaforma produttiva per esportare nei Paesi limitrofi mentre la presenza commerciale del made in Italy presso i consumatori finali è ancora contenuta. Ma come ha fatto la Polonia a limitare la crisi dell'Eurozona? Crisi che comunque è arrivata anche qui, rallentando di parecchio la crescita del prodotto interno lordo, che comunque, non è più quasi cinese, è pur sempre in crescita, per piccola che sia è ben lontana dalla nostra recessione. Secondo Balcerowicz, ex presidente della Banca Centrale di Varsavia è stato facile: «Non abbiamo seguito Greenspan, abbiamo tenuto alti i tassi di interesse ed evitato i crediti facili».
(Fonte: Corriere della Sera)
ERRORI NEL MOD. 730/2013, COME RIMEDIARE?
Ultimata la consegna del 730/2013 ci si accorge di aver omesso o errato qualcosa è possibile correggere ed integrare, apportando eventuali modifiche attraverso la presentazione del 730 rettificativo o integrativo da compilare entro il 25 ottobre, secondo quanto stabilito dalla circolare 14e/2013 dell'Agenzia delle Entrate. Oppure si potrà optare per la presentazione del modello Unico PF, da presentare prima della dichiarazione dei redditi dellanno successivo.
MODELLO 730: ORA POSSIBILE ANCHE PER CHI NON HA IL SOSTITUTO D'IMPOSTA
venerdì 2 agosto 2013
TECNOWIND, AGOSTO APERTO PER FERIE
Dopo tante sofferenze, tante incertezze, la vertenza Tecnowind sembra avere preso la retta via. Difatti è arrivato il tanto atteso sblocco delle linee di credito e conseguentemente nello stabilimento di Marischio si lavorerà anche ad agosto per cercare di recuperare il terreno perduto nei mesi scorsi, allorquando pur in presenza di commesse le banche avevano stretto i cordoni, non anticipando più i denari necessari per l'acquisto dei materiali. Unico periodo di chiusura la settimana di Ferragosto, anche se in quei giorni su base volontaria si continuerà comunque a lavorare. La volontà dei lavoratori di lavorare durante il mese di agosto, rimarcata nel corso di un'assemblea, denota l’impegno- in concomitanza con quello della nuova proprietà- di riuscire a superare la crisi che non solo ha messo a repentaglio i 350 posti già citati, ma anche quelli dell’indotto. Con il new-deal dettato dalla nuova proprietà, sotto l'egida di Roberto Cardinali, che sta elaborando le strategie di mercato e di intervento, sembra tirare un'aria nuova sulle sorti di un'azienda che aveva seriamente visto l'ipotesi di chiudere i battenti nonostante potesse contare da sempre su commesse di notevole entità, infatti, a differenza di altri,la tecnowind è ricorsa poche volte alla cassa integrazione per i suoi 350 lavoratori, potendo annoverare tra i suoi clienti marchi come Candy, Indesit, Samsung tanto per elencarne alcuni. Nel frattempo nell’incontro avvenuto tra i rappresentanti dei sindacati e la proprietà, si è parlato di cassa integrazione straordinaria, un'operazione praticamente scontata essendo in corso il concordato,ma anche di un premio di risultato per obiettivi. Inoltre nel mese di settembre dovrebbe essere presentato il nuovo piano industriale.
giovedì 1 agosto 2013
VERTENZA INDESIT, COCCO: " CON TUTTI I LAVORATORI POSSIAMO AVERE UNA POSSIBILITA DI SUCCESSO".
Andrea Cocco della segreteria regionale della Fim-Cisl Marche dichiara: 'Abbiamo sempre condiviso con le Rsu e con i lavoratori Indesit, in merito alle iniziative di sciopero, tre elementi prioritari per raggiungere l'obiettivo della modifica del piano, mantenendo gli stabilimenti e la salvaguardia dell'occupazione: organizzazione, determinazione e tenuta, visto che é una vertenza difficile. Ne é dimostrazione la grande manifestazione del 12 luglio a Fabriano.
L'iniziativa di oggi, promossa da Uilm e Fiom ha trovato una parziale adesione da parte dei lavoratori di Melano, nonostante aver effettuato due assemblee che avevano deciso tutt'altro, perchè non ha coinvolto la Rsu ed i lavoratori di Albacina ed ha diviso gli stessi lavoratori di Melano.
La Fim Cisl rimane determinata nella sua azione, sarà sempre disponibile a qualsiasi iniziativa purché coinvolga tutti gli stabilimenti fabrianesi e tutti i lavoratori in maniera condivisa ed organizzata. Singolarmente non siamo nessuno, con tutti i lavoratori possiamo avere una possibilità di successo".
Aggiunge Cocco: "Ad Indesit chiediamo maggiori investimenti in Italia, se 70 milioni di € servivano per chiudere due stabilimenti, ne servono di più per modificare il piano, mantenendo le produzioni e le unità produttive'".
LA PIATTAFORMA FISICA DI RICERCA E SVILUPPO, CHE COSA E'
Indesit: il testo del progetto di piattaforma fisica di ricerca e innovazione presentato dalla Regione Marche Di seguito il progetto di piattaforma fisica di ricerca e innovazione per il settore degli apparecchi domestici e professionali proposta dalla Regione Marche al tavolo aperto presso il Ministero dello Sviluppo economico nell'ambito della vertenza Indesit. IL CONTESTO DI SETTORE Il settore degli apparecchi domestici e professionali è uno dei principali punti di forza del made in Italy e contribuisce in maniera strutturale alla creazione di reddito e occupazione dell’industria manifatturiera dell’Italia. Il settore occupa 130.000 unità, sviluppa 15 miliardi di Euro di fatturato di cui il 60% di export, genera un saldo attiva della bilancia commerciale di 2,5 miliardi di Euro. Al confronto con gli altri principali produttori europei (Germania e Francia) le imprese italiane presentano due principali caratteristiche: hanno una dimensione media decisamente inferiore (meno di un terzo di quella delle imprese tedesche) ed un più basso valore aggiunto rispetto al valore della produzione. Quest’ultimo indicatore segnala sia la minore integrazione verticale delle imprese italiane, sia il fatto di sviluppare produzioni con un minore contenuto di innovazione e che, per tale ragione, determinano una minore remunerazione del lavoro e del capitale impiegato. Da tali elementi scaturisce l’esigenza prioritaria della definizione di una specifica politica industriale di difesa attiva del settore attraverso forti investimenti in ricerca e sviluppo, per la tutela occupazionale e produttiva di uno dei punti di forza dell’industria manifatturiera del Paese di fronte a una competizione internazionale sempre più spinta e accentuata, anche per il protrarsi della caduta recessiva del Pil e della domanda di consumi. IL PROGETTO Il progetto di politica industriale nazionale consiste nello sviluppo di una piattaforma fisica di ricerca e innovazione, capace di generare economie esterne e vantaggi competitivi di localizzazione per il settore degli apparecchi domestici e professionali. I processi competitivi di riorganizzazione della filiera di settore, infatti, si caratterizzano per un doppio rischio: -la progressiva perdita delle attività di trasformazione a basso valore aggiunto, a causa delle pressioni competitive sui costi di produzione; -la riduzione (o la mancata crescita) delle attività della filiera a più alto valore aggiunto per svantaggi di tipo localizzativo, dovuti all’assenza di sufficienti economie di agglomerazione nelle attività di terziario avanzato. La finalità del progetto, dunque, è di potenziare nella catena del valore le attività di supporto della filiera di settore, in particolare quelle di ricerca e sviluppo, per compensare/contenere la perdita di competitività di costo sulle attività primarie della filiera a più basso valore aggiunto. La realizzazione di tale intervento di politica industriale di settore apporterebbe benefici all’intera industria nazionale degli apparecchi domestici e professionali, il cui principale elemento di debolezza rispetto ai competitor europei è proprio la carenza nelle attività di ricerca e sviluppo. Tale carenza è anche dovuta alla minore dimensione media delle imprese ed alla conseguente difficoltà di investimento sistematico in attività di ricerca e sviluppo: la costituzione di una piattaforma scientifica e tecnologica costituirebbe un importante strumento per elevare la capacità innovativa dell’intero settore su scala nazionale. LE FONTI FINANZIARIE La realizzazione di tale progetto di politica industriale si basa sull’integrazione di tre diversi canali: europeo, nazionale e regionale. In particolare, gli obiettivi di Europa e Horizon 2020 per la crescita intelligente offrono un quadro di elevata coerenza per una programmazione delle Regioni finalizzata al sostegno delle attività di ricerca e sviluppo delle conoscenze in un settore tipico dell’industria manifatturiera quale quello degli apparecchi domestici e professionali. Fondi europei: POR FERS e FSE della nuova programmazione UE 2014-2020 riprogrammazione economie UE 2007-2013; Fondi nazionali: cluster tecnologici “ambient assisted living” e “fabbrica intelligente”; Accordo di programma di reindustrializzazione (impianti per investimenti produttivi); fondi MIUR e MISE. Fondi regionali: progetto domotica. LA GOVERNANCE La gestione della piattaforma di ricerca e sviluppo viene affidata ad un Consorzio di nuova costituzione di soggetti pubblici con sede fisica nelle Marche: MISE e MIUR; Regione Marche e Regione Campania; Università di Ancona, Camerino, Napoli e Caserta. Nel Consorzio entra a far parte anche il CNR, al fine sviluppare uno specifico presidio territoriale fisico dell’ente di ricerca. Il Consorzio può essere aperto anche a altri centri di ricerca internazionali con specifiche skills in alcuni Il Consorzio può dotarsi di una struttura di governance snella, basata su un board scientifico e un comitato istituzionale di indirizzo strategico. La sede del Consorzio di ricerca e sviluppo può essere localizzato nello stesso stabilimento di Melano (AN), nell’ambito di un rapporto di collaborazione progettuale da definire con il Gruppo Indesit. GLI STRUMENTI E LE AREE DI INTERVENTO La finalità dell’intervento di politica industriale nazionale proposto è di sviluppare un’azione sinergica e integrata delle istituzioni e delle imprese tendenti a creare nei territori condizioni favorevoli allo sviluppo di attività di ricerca e sviluppo e di terziario avanzato. Il potenziamento delle attività ad elevato valore aggiunto si concretizza attraverso il sostegno a progetti di filiera di ricerca e sviluppo in molteplici aree strategiche per la competitività del settore degli apparecchi domestici e professionali: in modo particolare domotica; nanotecnologie; sensoristica; design. Il sostegno a tali progetti si realizza attraverso l’emanazione di bandi di ricerca e sviluppo tesi a promuovere sia progetti specifici sui singoli settori richiamati, sia piattaforme di integrazione tra gli stessi comparti. Il contenuto “soft” (elettronico e informatico) degli apparecchi domestici e professionali presenti all’interno delle abitazioni e degli oggetti personali sempre più diffusi (tablet, smartphone, ecc.) rende, infatti, sempre più spinte le opportunità di comunicazione tra i diversi strumenti. Le piattaforme di integrazione di ricerca e sviluppo favoriscono l’interoperabilità tra i dispositivi all’interno del sistema-casa: promuovono soluzioni “intelligenti” in linea con le tendenze della smart community e capaci di offrire vantaggi competitivi di localizzazione per la filiera territoriale degli apparecchi domestici e professionali. Tale progetto, dunque, promuove un’area territoriale di concentrazione (per crescita interna e per attrazione dall’esterno) di attività di ricerca e sviluppo, legata anche a due cluster tecnologici in corso di sviluppo: domotica (home automation) e più in generale ambient assisted living; sistemi di produzione manifatturiera avanzati (fabbrica intelligente). dalla Regione Marche www.regione.marche.it
OK DAL MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO ALLA PIATTAFORMA DI RICERCA DELLE MARCHE
''Il tavolo istituzionale Governo-Regioni sulla vertenza Indesit presso il Ministero dello Sviluppo economico presieduto dal sottosegretario De Vincenti, ha formalmente dato incarico alle Regione Marche, in collaborazione con il Miur e il Cnr, di elaborare il progetto di fattibilita' della piattaforma fisica di ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico.Il tavolo - spiega una nota - si riunira' nuovamente l'11 settembre ed in quella data il piano di fattibilita' sara' presentato e discusso con tutti gli altri soggetti istituzionali. ''Oggi e' stato compiuto un rilevante e concreto passo in avanti per costruire una strategia di politica industriale nazionale che restituisca competitivita' al settore degli apparecchi domestici e professionali, che ricerchi l'incremento del valore aggiunto dei prodotti e dei processi produttivi e certifichi la strategia di difesa attiva del settore che eviti qualsiasi processo di delocalizzazione: il mercato europeo deve essere servito da centri produttivi localizzati in Italia. L'augurio e' che il forte impegno istituzionale sulla strategia di politica industriale di settore favorisca il raggiungimento di un'intesa sul tavolo Governo-sindacati-azienda affinche' siano tutelati i diritti dei lavoratori attraverso una forte revisione del piano inizialmente presentato dall'azienda''. Gli impegni assunti oggi sono un viatico importante per sviluppare il progetto di piattaforma fisica di ricerca e innovazione proposta dalla Regione Marche''. Si offrono cosi' garanzie concrete anche per poter ottenere la modifica indispensabile - ha concluso - del piano Indesit, a tutela dei lavoratori e del radicamento in Italia delle sua produzioni''. Ora sarà da capire concretamente quanti lavoratori possano essere coinvolti dal progetto dei 1425 esuberi, solo così questo strumento potrà essere fattivo alla soluzione della vertenza Indesit, scaturita dopo l'annuncio del piano di riorganizzazione annunciato dalla multinazionale fabrianese il 4 giugno scorso.
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