A dodici mesi dalla sua chiusura, per
quello che riguarda la produzione (avvenne a fine giugno) nuove prospettive per
lo stabilimento di Albacina, in cui ora opera solo il reparto monopresse, nei
prossimi mesi trasferito a Melano e l'outlet, il mercatino riservato a
dipendenti Whirlpool e convenzionati.
Questo quanto emerso dal rendez
vouz svoltosi ieri presso la sede di Confindustria in Ancona, tra l'imprenditore il potentino Francesco Marella,
interessato alla reindustrializzazione dello storico plant, il rappresentante di Confindustria e le organizzazioni
sindacali. Un progetto che è al di fuori di quanto stabilito in sede
ministeriale nel 2015, così come invece avvenuto ad esempio per il polo logistico di
None, al centro di un articolato progetto di outplacement. Progetti di
reindustrializzazione dei propri siti, non più rientranti nel perimetro del
core-businness, ossia quello del bianco, della multinazionale americana di
Benton Harbor, per i quali Whirlpool sta profondendo, così come occorso alcuni
mesi fa per quello di Teverola, che diventerà un polo per la produzione di
celle al litio per accumulatori e batterie, ricollocando almeno settantacinque
lavoratori di Carinaro; parecchie energie, dal punto di vista della
sostenibilità sociale dei territori in cui opera. L'imprenditore della
Basilicata rappresenta la terza generazione di una famiglia impegnata da sempre
in edilizia, sia civile che cimiteriale, è pronto a investire svariati milioni di euro, quindi una cifra di
tutto rispetto, per produrre manufatti in cemento armato per l'edilizia
cimiteriale, sia per quello che riguarda la creazione di nuove strutture o il
loro ampliamento. A regime potrebbero essere occupati 115 lavoratori. In
primis, eventuali esuberi Whirlpool, qualora dovessero esserci, o coloro fossero interessati, La trattativa
in corso è in fase avanzata, nelle prossime settimane dovrebbero esserci altri
passaggi istituzionali a testimonianza che i tempi per il closing della
trattativa e l'eventuale startup della riconversione del sito potrebbero essere
davvero molto stretti. Un imprenditore che è sembrato motivato, che vuole
investire nel fabrianese senza accedere ad alcun beneficio, almeno in questa
fase, che ha scelto Albacina per una questione strategica rispetto al proprio
businness commerciale. Sperando che questa operazione, possa fare da traino
anche per altri progetti di reindustrializzazione sul territorio, che possano
far tornare a brulicare di lavoratori i tanti, troppi capannoni ormai
desolatamente vuoti da troppo tempo.