Mentre i metalmeccanici svolgevano il loro primo incontro di approfondimento tecnico, propedeutico per il rinnovo del contratto nazionale scaduto il 31 dicembre scorso, quasi in contemporanea le delegazioni di Flai-Cgil, Fai-Cisl, Uila e Federalimentare hanno siglato il rinnovo contrattuale dello specifico settore industriale, che occupa 400 mila lavoratori, della durata quadriennale 2016-2019 (e non più tre), caratterizzato da aumenti retributivi di 105 euro a regime che andranno in busta paga (14 mensilità) dal primo gennaio di quest’anno al primo settembre del 2019, in cinque “tranche”. Per la precisione, gli addetti del settore alimentare riceveranno dal mese di gennaio in busta paga 20 euro; dal prossimo primo ottobre, 15 euro; dal mese di ottobre 2017, 20 euro; dal mese d’ottobre 2018, 25 euro; dal mese di settembre 2019, i restanti 25 euro. Vale la pena ricordare che all’inizio i sindacati aveva chiesto 150 euro e gli industriali avevano riposto con 7 euro. Inoltre, per gli accordi aziendali in scadenza tra il primo dicembre 2015 ed il 31 dicembre del 2017 è prevista l’ultrattività di un anno. Nell’intesa siglata si legge di una rappresentanza dei lavoratori per la sicurezza di sito per assicurare stessi diritti in termini di sicurezza sul luogo di lavoro. Poi, l’inclusione dei lavoratori stagionali storici nei processi di stabilizzazione; l’importanza della contrattazione di secondo livello; la creazione di un fondo per chi è stato licenziato e per le trasformazioni volontarie in part time, creando una sorta di staffetta generazionale in grado di produrre vera e reale occupazione; il congedo retribuito per le donne vittime di violenza da tre a sei mesi. Sembrava un accordo molto difficile da raggiungere dopo gli scioperi ma poi, secondo la grande tradizione di relazioni sindacali che contraddistingue il settore, in tre giorni si è chiuso un confronto anche infuocato durato otto mesi, caratterizzato come detto da scioperi e rotture.
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