A settembre, tornerà a riunirsi probabilmente di nuovo il tavolo del settore degli elettrodomestici, che si terra' con l'associazione delle imprese e sindacati. Occorrerà monitorare come procedono i piani di ristrutturazione di Electrolux e Indesit ed eventualmente esportare i modelli altrove. Dalla prima - riferiscono al ministero - arrivano segnali positivi: a Solaro e Forli' si lavora a tempo pieno, senza piu' contratti di solidarieta', a Susegana addirittura cause commesse extra, si stanno effettuando sabati di lavoro straordinario. Per quanto riguarda Indesit Company, il ministero intende seguire il recente processo di accorpamento con Whirlpool. Resta pero' la massima attenzione sulla crisi della Antonio Merloni, una volta maggiore produttore conto terzi del settore, oggi con 1.300 lavoratori, tra Marche ed Umbria che andranno in mobilita' a fine ottobre.
A questo tavolo, non si parlerà solo di crisi, ma anche della visione presente e futura del settore, mettendo a tema questioni chiave per le aziende, come gli investimenti nella ricerca per sostenere l’evoluzione tecnologica e l’internazionalizzazione, argomenti già contenuti nel progetto Orizzonte presentato al ministero.
Un tavolo, questo, inaugurato lo scorso 4 febbraio tra Governo, Ceced e Confindustria, per studiare il rilancio del comparto e che, a fianco dei tanti tavoli già aperti al ministero sulle singoli crisi industriali, proverà insieme alla parti sociali a mettere a punto una terapia d'urto urgente per salvaguardare questo pezzo importante di manifattura i cui volumi produttivi sono crollati del 40% a fine 2013 rispetto al 2007 e sono più che dimezzati (-55%) rispetto al picco di 30 milioni di pezzi prodotti nel 2002
Il menu di proposte contenute nel programma Orizzonte, presentato nella scorsa meta di aprile, traccia innanzitutto misure da adottare nel breve periodo, a cominciare dal pieno impiego di fondi e misure che già ci sono e che sono frenati dai vincoli e burocrazia: dai fondi europei allo sblocco dei certificati bianchi da destinare alle associazioni dei produttori per investimenti a supporto della trasformazione del mercato. Tra gli altri strumenti urgenti «traversali a tutti i settori industriali» ci sono la riduzione del carico fiscale, la rimodulazione del costo dell'energia per imprese e consumatori e il sostegno all'innovazione. Altrettanto cruciali e più a lungo respiro sono poi gli incentivi di lunga durata alle industrie e ai consumatori «per l'ulteriore trasformazione – si legge nel programma – della produzione e del mercato verso l'alto di gamma legato al risparmio energetico e ai valori ecologici». Ma anche misure fiscali per favorire partnership tra imprese e centri di ricerca pubblici e privati e il finanziamento di programmi di filiera, reti di impresa, programmi di crescita delle Pmi e aiuti all'internazionalizzazione.
E’ necessario porre fine alla recessione del settore elettrodomestici, che per l’Italia continua comunque a rappresentare un settore importante, siamo il primo produttore europeo e il terzo nel mondo, con i 12 milioni di elettrodomestici prodotti ogni anno e 1 milione di lavoratori, numeri che rendono necessaria la ricerca della soluzione migliore per ridare energia al mercato.
Ora siamo all’ultimo baluardo: l’elettrodomestico è un settore strategico per l’Italia? Se la risposta è sì, allora servono regole nuove, politiche vere, condizioni competitive da ridefinire, e magari non solo per questo settore. Se la risposta è sì, ricordando un antico slogan di uno dei produttori del "bianco" italiano, allora occorrono “Fatti, non parole...”.
Un tavolo, questo, inaugurato lo scorso 4 febbraio tra Governo, Ceced e Confindustria, per studiare il rilancio del comparto e che, a fianco dei tanti tavoli già aperti al ministero sulle singoli crisi industriali, proverà insieme alla parti sociali a mettere a punto una terapia d'urto urgente per salvaguardare questo pezzo importante di manifattura i cui volumi produttivi sono crollati del 40% a fine 2013 rispetto al 2007 e sono più che dimezzati (-55%) rispetto al picco di 30 milioni di pezzi prodotti nel 2002
Il menu di proposte contenute nel programma Orizzonte, presentato nella scorsa meta di aprile, traccia innanzitutto misure da adottare nel breve periodo, a cominciare dal pieno impiego di fondi e misure che già ci sono e che sono frenati dai vincoli e burocrazia: dai fondi europei allo sblocco dei certificati bianchi da destinare alle associazioni dei produttori per investimenti a supporto della trasformazione del mercato. Tra gli altri strumenti urgenti «traversali a tutti i settori industriali» ci sono la riduzione del carico fiscale, la rimodulazione del costo dell'energia per imprese e consumatori e il sostegno all'innovazione. Altrettanto cruciali e più a lungo respiro sono poi gli incentivi di lunga durata alle industrie e ai consumatori «per l'ulteriore trasformazione – si legge nel programma – della produzione e del mercato verso l'alto di gamma legato al risparmio energetico e ai valori ecologici». Ma anche misure fiscali per favorire partnership tra imprese e centri di ricerca pubblici e privati e il finanziamento di programmi di filiera, reti di impresa, programmi di crescita delle Pmi e aiuti all'internazionalizzazione.
E’ necessario porre fine alla recessione del settore elettrodomestici, che per l’Italia continua comunque a rappresentare un settore importante, siamo il primo produttore europeo e il terzo nel mondo, con i 12 milioni di elettrodomestici prodotti ogni anno e 1 milione di lavoratori, numeri che rendono necessaria la ricerca della soluzione migliore per ridare energia al mercato.
Ora siamo all’ultimo baluardo: l’elettrodomestico è un settore strategico per l’Italia? Se la risposta è sì, allora servono regole nuove, politiche vere, condizioni competitive da ridefinire, e magari non solo per questo settore. Se la risposta è sì, ricordando un antico slogan di uno dei produttori del "bianco" italiano, allora occorrono “Fatti, non parole...”.
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