A distanza più o meno di un anno si riaccende il contrasto fra governo e patronati. Nella legge di Stabilità è infatti previsto un nuovo doppio colpo. Prima con un taglio diretto del fondo di finanziamento di 28 milioni di euro e poi con la decurtazione dell’aliquota di contribuzione dallo 0,207 allo 0,193, oltre alla riduzione dal 75 al 60% degli anticipi che vengono versati in base al monte contributi dell’anno precedente.
«Siamo punto e a capo con un nuovo attacco al sistema dei Patronati», commenta Nino Sorgi, presidente dell’Inas-Cisl. Già la legge di Stabilità dello scorso anno, infatti, prevedeva un fortissimo taglio al fondo per i patronati di 150 milioni su 430 milioni totali, decurtazione che poi il Parlamento ridusse a 'soli' 35 milioni. Così pure, per l’aliquota contributiva (lo specifico prelievo dal monte salari dei dipendenti) che doveva passare dallo 0,226 ad appena lo 0,148 le Camere fissarono poi la limatura allo 0,207. «Oggi sono previsti nuovi tagli, evidentemente vogliono spingerci alla chiusura – insiste Sorgi – perché le domande dei cittadini, alle quali noi rispondiamo gratuitamente, non sono diminuite, anzi. Lo scandalo è poi che la riduzione dei fondi e dell’aliquota decisa lo scorso anno doveva essere collegata a una riforma degli stessi patronati, per ridurre il numero di quelli più piccoli e inefficienti, che non è mai stata portata a termine. Ancora una volta dovremo mobilitarci per evitare la chiusura di un servizio essenziale per i cittadini».
Ai tagli ai patronati, si aggiunge poi una decisa sforbiciata anche ai rimborsi riservati ai Caf. In questo caso la legge di Stabilità prevede la riduzione delle dotazioni del ministero dell’Economia di 60 milioni di euro per il 2016 e di 100 milioni per il 2017 (secondo un’altra bozza addirittura 100 e 100), risparmi da ottenere rideterminando i compensi spettanti appunto ai Centri autorizzati di assistenza fiscale. «Sono tagli alla cieca e senza giustificazione – commenta Pietro Cerrito, responsabile del Caf Cisl –. Lo scorso anno, infatti, avevamo raggiunto un difficile accordo che fissava i tetti di spesa, tenendo conto della novità del 730 precompilato. Rispetto al 15% stimato dal governo, però, solo il 7% di contribuenti ha compilato la dichiarazione online senza passare dai Caf. E per l’anno prossimo viste le difficoltà relative alle spese mediche non c’è da prevedere un grande incremento. Anche per questo i tagli preventivi sono sbagliati e vanno contro la tutela dei cittadini».
(FONTE: L'AVVENIRE)
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