In attesa di conoscere i dati di
luglio, parafrasando un termine calcistico, si può dire che il girone di
andata, ossia il primo semestre del 2016 dei fondi pensione sia stato tutto
sommato positivo. Un risultato confermato dai valori del primo semestre dei
cinque comparti di COMETA, il fondo di previdenza complementare dei
metalmeccanici (come raccontato nel post del 9 luglio scorso su
questo blog). Un esito non scontato se si pensa alla partenza al
ralenty dei primi mesi del 2016, caratterizzati dalle forti incertezze e
perturbazioni delle borse mondiali, la cui volatilità era anche il frutto delle
difficoltà del 2015. Uno scenario difficile, dopo anni di numeri positivi.
Invece la seconda parte del semestre ha visto, seppur piccoli ma costanti
progressi dei rendimenti, attesi alla prova degli sviluppi che potrebbe
riservare sui mercati finanziari la vicenda Brexit.
Non era facilmente prevedibile che i
fondi pensione potessero mantenere la barra a dritta in uno dei semestri più
difficili della storia dei mercati finanziari, culminato come detto con la
scelta della Gran Bretagna di uscire dall’UE.
Il rendimento medio netto delle
cinque linee d’investimento di Cometa, dal 1° gennaio al 30 giugno scorso, è
stato pari allo 0,85%, mentre il TFR lasciato in azienda, ha visto nello stesso
periodo una rivalutazione dello 0,62% netto.
A tenere botta allo stress derivante
dalla volatilità e i mini tassi derivanti dall’incertezza e instabilità
condizionati anche dai dubbi sulla sostenibilità del sistema bancario nazionale
ed europeo in forte difficoltà, come dimostrato dallo “stress test”, o anche
dal rallentamento superiore alle aspettative della locomotiva economica cinese,
sono stati le linee bilanciate e obbligazionarie, mentre quelle azionarie,
hanno inevitabilmente risentito della flessione delle borse. Basti pensare che
l’indice Ftse Mib, l’indice dei mercati azionari italiani abbia perso il 25%
circa nel primo semestre dell’anno in corso. Secondo la COVIP, la Commissione
di vigilanza sui fondi pensione, nella sua relazione semestrale invece le altre
tipologie di forme pensionistiche complementari esistenti, nel periodo hanno
fatto segnare segno meno. Nei fondi aperti e nei PIP “nuovi” di ramo III,
caratterizzati in media da una maggiore esposizione ai titoli di capitale, i
rendimenti medi aggregati sono stati negativi: rispettivamente, -0,4 e -2,1 per
cento.
Ricordiamo che i Fondi pensione aperti,
sono forme pensionistiche complementari istituite da banche, imprese di
assicurazione, società di gestione del risparmio (SGR) e società d’intermediazione
mobiliare (SIM).
I Piani Individuali Pensionistici di
tipo assicurativo (PIP), sono invece forme pensionistiche complementari
istituite dalle imprese di assicurazione. Si tratta spesso di polizze
assicurative a carattere individuali con finalità previdenziali promosse da
compagnie assicurative.
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