mercoledì 17 agosto 2016

CONTRATTO DEI METALMECCANICI, A SETTEMBRE RIPRENDERA' LA VERTENZA

Sarà un “autunno caldo” quello che si prospetta da settembre in poi sul versante sindacale? I presupposti sembrano esserci tutti, se come certifica l’Istat a giugno scorso, ci sono 8,2 milioni di lavoratori, tra pubblico e privato in attesa del rinnovo del contratto scaduto. I contratti che sono scaduti sono ben 50, ma in prospettiva immediata ce ne sono altri che andranno in scadenza nei prossimi mesi. E tra quelli scaduti, come noto c’è, quello dei metalmeccanici industria, scaduto a dicembre 2015, sul cui rinnovo c’era la consapevolezza di trovarsi di fronte per il contesto economico dei nostri tempi, al più difficile rinnovo della storia.
La vertenza simbolo, quella dei metalmeccanici, che riguarda 1 milione e 600 mila lavoratori, si è incattivita e si preparano, dopo la pausa feriale di agosto altri scioperi e iniziative. Nella storia delle relazioni industriali italiane,il contratto delle tute blù, ha sempre avuto un ruolo preponderante, anticipando spesso soluzioni nuove, essendo il termometro dei rapporti tra le parti. Il meccanismo si è incagliato contro lo scoglio della deflazione (il contrario dell’inflazione con prezzi in calo), con le aziende che sostengono, nella loro contro-piattaforma che il potere d’acquisto è tutelato e non c’è ragione di dare aumenti di salario per questa voce mentre sarebbe logico darli solo in azienda in relazione alla produttività. Da qui la proposta iniziale di Federmeccanica di aumento di 2,67€ in tre anni, per poi chiedere indietro, o meglio scontare il differenziale inflazionistico di 75 € (74,68 € per la precisione), portati a casa da Fim e Uilm nella tornata contrattuale del dicembre 2012, ritenuto non dovuto in virtù della deflazione.
La piattaforma contrattuale di Fim e Uilm, presentata a luglio del 2015, aveva i seguenti capisaldi: garantire la partecipazione dei lavoratori e tutelare i salari dall’inflazione, incremento salariale di 105 euro al mese per i dipendenti di quinta categoria. Contrattazione di secondo livello cheva articolata a livello aziendale o territoriale per gruppi di piccole imprese. Previdenza: aumentare quella complementare pensionistica e sanitaria. Sistema d’inquadramento: riforma di un meccanismo ritenuto vetusto da tempo, con passaggio dalle attuali dieci categorie a un sistema di cinque fasce professionali.
Il braccio di ferro tra sindacati e industriali (Federmeccanica e Assistal) si è dipanato nei ben 16 incontri svolti, ma le posizioni sono rimaste molto distanti. L’impegno di Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil è rivolto a un nuovo contratto nazionale in grado di rinnovare qualitativamente le relazioni industriali, migliorare le condizioni di lavoro, tutelare l'occupazione, far ripartire gli investimenti e avviare una nuova politica industriale.
Il nodo principale resta l’aumento salariale. La proposta formulata da Federmeccanica e Assistal, infatti, non riconosce al 95 per cento dei lavoratori alcun aumento, rendendo così inutile e residuale il contratto nazionale. Fim, Fiom e Uilm, in un inedito contesto unitario, tornate coese dopo otto anni di divisioni, forse più per una necessità contingente, che per una maturazione sindacale, rimarcano invece la necessità di confermare il sistema su due livelli, con il ruolo generale del Ccnl sulle normative e sulla tutela del potere d'acquisto del salario, insieme alla qualificazione e all’estensione della contrattazione di secondo livello (aziendale e territoriale) per tutte le persone che lavorano nelle imprese metalmeccaniche.
Uniche note positive della piattaforma padronale sono sul versante del welfare, sia per l’assistenza sanitaria di Metasalute con l’estensione a tutti i lavoratori e alle loro famiglie, azzerati i contributi del lavoratore al fondo sanitario di categoria, cui l’azienda darà 156 euro annui (pari a una copertura assicurativa con valore di mercato di 700 euro), ma anche sul fronte della previdenza complementare di Cometa con l’aumento della contribuzione del lavoratore dall’1,6% al 2% a totale carico dell’azienda.
Intanto sono state oltre 20 ore di scioperi complessivi da aprile a oggi, che hanno visto una straordinaria prova di maturità e partecipazione dei lavoratori e all’orizzonte ci sono nuove mobilitazioni che possano spingere Federmeccanica a fare marcia indietro rispetto alla volontà di erogare incrementi salariali solo per quei lavoratori sotto il salario minimo di garanzia lasciando che per tutti gli altri sia la contrattazione aziendale a decidere degli aumenti in busta paga, in poche parole la proposta su cui è ferma dal lontano 22 dicembre 2015.

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