Quando i metalmeccanici italiani, si sono svegliati il 1° gennaio scorso si sono ritrovati con il contratto nazionale di lavoro scaduto. Eh si perchè a differenza dell'ultima tornata contrattuale del 2012, non si è riusciti a rinnovare il contratto prima della sua scadenza naturale fissata per l'ultimo giorno del 2015. Il negoziato partito ad inizio novembre ha visto le parti confrontarsi davvero poche volte, i prossimi incontri, sono fissati per i prossimi 21 e 28 gennaio. Sono 1,6 milioni i lavoratori interessati da questo rinnovo, che è apparso sin da subito tutto in salita, per colpa della "deflazione" ma anche a causa di uno scenario economico "post-bellico", così come lo ha descritto Federmeccanica, focalizzando l'attenzione in termini di produzione industriale persa, pari al 30% oltre ai 250 mila posti di lavoro evaporati, o gli 85 mila persi nel settore impiantistico. Senza dimenticare che la piattaforma, si colloca all'interno del dibattito sulla riforma del modello contrattuale, la cui proposta di riforma sarà varata giovedì prossimo dagli attivi unitari di Cgil, Cisl e Uil.
La proposta di Federmeccanica
La federazione degli imprenditori metalmeccanici ha avanzato una proposta contrattuale, che prevede che nel 2016 nessun aumento salariale per assorbire quei 74 euro in più (4%) erogato nello scorso triennio. Dal luglio 2017, invece, più 37,31 euro al mese in busta paga, ma solo per chi è sotto il minimo di garanzia, come elemento perequativo. Per gli anni a venire Federmeccanica si impegna a riaggiornare i minimi contrattuali sulla base dell’inflazione Istat. La stessa offre 260 euro con la contrattazione aziendale, anche sotto forma di welfare. Gli imprenditori si dichiarano disponibili a garantire una copertura sanitaria al 100% a carico delle aziende per tutti i lavoratori, estesa anche ai familiari. Per gli industriali l’esborso sarebbe pari a 156 euro annui con cui garantire una copertura assicurativa con valore di mercato di circa 700 euro e assicurare la copertura integrale delle prestazioni estese anche ai familiari. Per la parte di previdenza integrativa, invece, la proposta di Federmeccanica prevede la diminuzione del contributo minimo a carico del lavoratore e un aggravio, dall’1,6% al 2%, pari a 91 euro in più, di quello a carico dalle aziende. Quanto al capitolo formazione la medesima proposta prevede 24 ore in un triennio con un contributo ulteriore a carico dell’azienda, ma distinto dall’accantonamento previsto per Fondimpresa.
La Fim
La proposta sul salario avanzata da Federmeccanica “va radicalmente modificata perchè i futuri incrementi in busta paga non possono essere riservati a meno del 5% dei lavoratori metalmeccanici. Devono coinvolgere la totalità dei lavoratori». Così Marco Bentivogli, segretario generale Fim,ha bocciato gli imprenditori meccanici: “Prevedere –ha detto- erogazioni salariali solo dal 2017 e dopo 6 mesi dal periodo di riferimento non consente di tutelare il potere d’acquisto dei salari. E’ evidente l’intenzione di Federmeccanica di recuperare i 74,68 euro mensili dati in più dal passato contratto, decidendo di non erogare nessun aumento per il 2016 e non applicando gli aumenti a tutti i metalmeccanici”. Una mossa che Bentivogli ha etichettato come antiproduttiva: “Siamo il Paese con i salari più bassi, la leva per recuperare la produttività passa attraverso altre leve competitive non verso azioni di riduzioni salariali”.
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