La mancata applicazione nel 2015 della detassazione al 10% dei premi di risultato variabili, frutto di accordi aziendali, ha avuto anche ripercussioni economiche sul salario dei lavoratori, molti dei quali si sono visti annullare in toto, il beneficio degli 80 euro del bonus Renzi. Per il 2016 la detassazione è stata reintrodotta, anche se per soli 2000 € contro i 3000 € precedenti, al contempo però ampliandone la platea dei beneficiari portando da 40 mila a 50 mila euro il reddito del 2015 entro il quale bisogna essere per fruire del beneficio. Ma appare evidente in tempi di congiuntura economica, nei quali i lavoratori faticano ad arrivare a fine mese e le aziende a far quadrare i conti, che comunque c'è bisogno di un approccio culturalmente diverso nei confronti del welfare aziendale. Spese mediche, libri scolastici, permessi per conciliare l'impiego con le esigenze della famiglia, servizi all'assistenza all'infanzia, borse di studio, carrello della spesa, sono alcuni esempi di welfare aziendale implementato tramite accordi aziendali in Italia. Il modello conviene a entrambe le parti, perché il valore del contributo “in natura” è più alto rispetto a quanto il lavoratore riuscirebbe ad acquistare con un aumento in busta paga soggetto alle normali aliquote fiscali.
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