Sono arrivate e stanno arrivando le
“buste arancioni” dell’Inps, che ci renderanno, anche seppur in maniera
approssimativa coscienti del nostro futuro pensionistico. Le riforme sulle
pensioni che si sono succedute nell’ultimo quarto di secolo, hanno generato una
forte riduzione delle prestazioni pensionistiche garantite dall’Inps e come
noto purtroppo un forte incremento dei requisiti per l’accesso al pensionamento.
In pratica l’epoca in cui il primo pilastro previdenziale garantiva le pensioni. sulla base di
un meccanismo di calcolo, quello retributivo, che vedeva il rapporto della
pensione con l’ultimo stipendio percepito abbastanza alto è ormai superata dal
sistema contributivo, entrato in vigore in maniera graduale dal 1995. Questo
meccanismo ha fatto si che la pensione odierna, non sia più frutto
dell’anzianità lavorativa ma funzione dei contributi versati durante tutto
l’arco della propria carriera lavorativa e come se non bastasse influenzati
dall’andamento del Pil nazionale e dall’allungarsi dell’aspettativa di vita,
senza dimenticare l’effetto inflattivo.
Con la busta arancione, in maniera
comunque sempre approssimativa, verremmo a conoscere il tasso di
sostituzione, in pratica quanto ci mancherà in percentuale nella prima rata
annua della nostra pensione, una volta raggiunta l’età della quiescenza,
rispetto al nostro ultimo stipendio da lavoratori attivi. Un
fattore importante da conoscere, perché potremo capire se la nostra pensione
potrà garantirci un adeguato tenore di vita.
La previdenza complementare, per noi
metalmeccanici costituita dal fondo Cometa,
rappresenta quindi una strada in concreto irrinunciabile per tutti quelli che
vogliono mantenere invariato il proprio tenore di vita, quando smetteranno di
lavorare. Ed è molto importante aderire prima possibile alla previdenza
complementare, per avere il tempo di costruirsi, anno dopo anno, una pensione
integrativa d’importo adeguato a compensare il GAP
previdenziale derivante dal sistema pensionistico obbligatorio.
La previdenza complementare si
aggiunge quindi a quella obbligatoria, ma non la sostituisce. È fondata su un
sistema di finanziamento a capitalizzazione: per ogni iscritto è creato un
conto individuale, nel quale affluiscono i versamenti contributivi, che sono
investiti nel mercato finanziario.
All’iscritto, al momento del
pensionamento, sarà liquidata una rendita o l’intero capitale.
La previdenza complementare conviene
a tutti, anche ai giovani.
Gli interessati non sono solo i
giovani, ma anche tutti coloro la cui pensione sarà più bassa, perché sarà
calcolata applicando un sistema misto:
• calcolo con il metodo retributivo
per i contributi versati fino al 1995;
• calcolo con il sistema
contributivo per i contributi versati dal 1° gennaio 1996.
Tutti possono aderire alle forme di
previdenza complementare, anche se disoccupati o fiscalmente a carico di un
familiare che aderisce già a un fondo pensione.
Numerosi sono i vantaggi.
Il primo vantaggio è
la possibilità di integrare i trattamenti pensionistici del sistema
obbligatorio con la rendita vitalizia che il fondo pensione erogherà al momento
del pensionamento. Il secondo vantaggio è che l’azienda versa un contributo,
stabilito dal contratto collettivo, al fondo scelto dal lavoratore. Il terzo
vantaggio è quello fiscale: i contributi (sia quello del datore di lavoro che
quello del lavoratore) versati al fondo pensione possono essere dedotti dal
reddito imponibile fiscale. Inoltre, dal 1° gennaio 2007, è prevista anche una
tassazione delle prestazioni molto vantaggiosa.
Tutti i lavoratori possono aderire
in qualsiasi momento a un fondo pensione contrattuale, dove previsto. Molti studi
dicono che, per ogni anno di rinvio dell’adesione, il lavoratore perde una
parte, anche consistente, della rendita finale.
Ma ahimè, manca ancora la cultura, in grado di far comprendere la
necessità e la consapevolezza delle
scelte relative al risparmio previdenziale.