Nella giornata di oggi presso la sede Confindustria a Roma si è aperta la trattativa per il rinnovo del contratto che interessa oltre 1.600.000 metalmeccanici dell'industria, e che scadrà il prossimo 31 dicembre 2015. Nell'incontro Federmeccanica ha confermato di aver ricevuto la piattaforma unitaria di Fim e Uilm e quella di Fiom, ma ha ritenuto importante illustrare tutti gli aspetti che rendono difficile e complicato il rinnovo di questo contratto: la situazione di difficoltà del settore metalmeccanico nel nostro Paese, l'assenza di nuove regole confederali sul sistema contrattuale, la mancanza di operatività dell'accordo del 10 gennaio 2014 sulla rappresentanza. Nello specifico è stata evidenziata l'importanza del settore metalmeccanico nel nostro Paese che in termini di valore aggiunto è pari alla metà del settore industriale e al 50% dell'export e in Europa ci vede secondi, dietro la Germania e contribuisce per il 7% al Pil nazionale. La crisi ha fatto pagare un prezzo alto alle imprese metalmeccaniche dal 2008 ad oggi: circa il - 29,4% di produzione; -18% e Valore aggiunto.
La crescita della produzione del settore riscontrata ad agosto 2015 pari a +2,3% è considerata non sufficiente a recuperare le perdite avute nel periodo di crisi. Federmeccanica si è soffermata poi ad evidenziare i dati sul Costo Lavoro per Unità di Prodotto (CLUP) evidenziando una crescita negli ultimi 15 anni del 34,7% come elemento negativo della competitività e sulla situazione dei salari dei metalmeccanici. In particolare le imprese hanno sostenuto che gli incrementi salariali nominali dal 2007 ad oggi è stato +23,6%, e del 9,1% in termini reali, al netto dell'inflazione consuntivata. In particolare l'ultimo rinnovo contrattuale fatto da Fim e Uilm ha erogato il 3,8% in più dell'inflazione e quindi Federmeccanica chiede la restituzione di 74,7 euro al mese sui minimi. Per Federmeccanica il contratto nazionale deve essere più leggero e fissare i "minimi di garanzia", stabilendo solo incrementi reali nella contrattazione aziendale. Il rinnovo del contratto non può essere tradizionale ma trovare soluzioni innovative.
La Fim Cisl non considera innovativa la restituzione degli aumenti salariali che abbiamo contrattato, dichiara durante la trattativa il Segretario Generale dei metalmeccanici Fim Marco Bentivogli- “per fare un contratto innovativo servono grandi disponibilità e incontri serrati entro l'anno. Negli ultimi tredici trimestri di crisi abbiamo rinnovato come Fim e Uilm tre contratti nazionali nel 2009 e 2012. La crisi non ci ha impedito di dare incrementi salariali e normativi ai lavoratori metalmeccanici. Nelle dichiarazioni di Federmeccanica non si tiene in considerazione il costo subito dai lavoratori durante la crisi, in termini salariali e occupazionali con l'utilizzo degli ammortizzatori sociali. La questione del Clup (Costo del Lavoro per unità di Prodotto) e la relativa perdita di competitività delle imprese che non è determinato dai salari dei metalmeccanici, semmai questo è rappresentato di più dalla riduzione degli investimenti da parte delle imprese che nella industria sono crollati di 80 mld. In questi mesi abbiamo cercato di trovare una sintesi unitaria tra le organizzazioni sindacali, questo non è stato possibile e la presenza al tavolo di due piattaforme, non esclude la possibilità di convergenza. Il rinnovo contrattuale dentro uno schema innovativo deve considerare i due livelli contrattuali e affrontare temi come la partecipazione, la riforma dell'inquadramento professionale, la formazione, il welfare integrativo previdenziale e sanitario, orario del lavoro”.
Nessun commento:
Posta un commento