Dal 1° marzo prossimo, quindi tra pochi giorni scatterà l'operazione Tfr in busta paga. Ma monetizzare il Tfr in busta paga non sembra proprio essere un buon affare. Su un reddito di 23mila euro, che è poi quello medio da lavoro dipendente, in termini di imposte ci si rimetteranno 330 euro rispetto alla più favorevole tassazione degli accantonamenti per il fine rapporto.
Il vantaggio è ovviamente quello di avere più liquido in tasca: 97 euro mensili per chi ne guadagna 23mila l’anno, 105 per chi ne prende 25mila, 125 per chi ha un reddito di 35 mila, mentre la busta paga lievita solo di 76 euro per chi non va oltre i 18mila euro annui.
Ma al posto della più favorevole tassazione separata che regola sia l’anticipo che la liquidazione del Tfr, la sua erogazione mensile comporta l’applicazione della assai meno favorevole aliquota marginale Irpef. Ad esempio un reddito di 35mila euro su un Tfr annuo di 1806 euro pagherà il 38% di Irpef anziché il 25,3, uno di 23 mila vedrà invece i 1209 euro l’anno di trattamento fine rapporto tassati al 27 anziché al 23,9%. In soldoni la tassazione ordinaria sarà mediamente più pesante di 50 euro per un reddito medio di 23mila, con punte di 307 euro per che sta sui 35mila euro di reddito. Come se non bastasse il Tfr in busta paga, cumulandosi con il reddito prodotto in corso d’anno (80 euro di bonus esclusi), inciderà negativamente anche sulle detrazioni d’imposta, tipo no tax area, assegni e detrazioni per familiari a carico. Ad esempio il solito reddito medio di 23mila euro solo di detrazioni d’imposta ci rimetterà 280 euro, che cumulati ai 50 di maggiore Irpef fanno appunto 330 euro di tasse in più da pagare per incassare in anticipo 1.200 l’anno.
Il vantaggio è ovviamente quello di avere più liquido in tasca: 97 euro mensili per chi ne guadagna 23mila l’anno, 105 per chi ne prende 25mila, 125 per chi ha un reddito di 35 mila, mentre la busta paga lievita solo di 76 euro per chi non va oltre i 18mila euro annui.
Ma al posto della più favorevole tassazione separata che regola sia l’anticipo che la liquidazione del Tfr, la sua erogazione mensile comporta l’applicazione della assai meno favorevole aliquota marginale Irpef. Ad esempio un reddito di 35mila euro su un Tfr annuo di 1806 euro pagherà il 38% di Irpef anziché il 25,3, uno di 23 mila vedrà invece i 1209 euro l’anno di trattamento fine rapporto tassati al 27 anziché al 23,9%. In soldoni la tassazione ordinaria sarà mediamente più pesante di 50 euro per un reddito medio di 23mila, con punte di 307 euro per che sta sui 35mila euro di reddito. Come se non bastasse il Tfr in busta paga, cumulandosi con il reddito prodotto in corso d’anno (80 euro di bonus esclusi), inciderà negativamente anche sulle detrazioni d’imposta, tipo no tax area, assegni e detrazioni per familiari a carico. Ad esempio il solito reddito medio di 23mila euro solo di detrazioni d’imposta ci rimetterà 280 euro, che cumulati ai 50 di maggiore Irpef fanno appunto 330 euro di tasse in più da pagare per incassare in anticipo 1.200 l’anno.
Ma a conti fatti, l’operazione non converrebbe neppure per le retribuzioni inferiori a 15 mila euro, quelle cioè che rientrano nel primo scaglione Irpef con aliquota del 23 percento, questo perché, con l’aumento del reddito conseguente all’anticipo del trattamento di fine rapporto nello stipendio, diminuirebbero le detrazioni da lavoro dipendente e quindi«l’aliquota effettiva sul Tfr in busta paga sarebbe del 27,5%», un livello superiore a quello stabilito dal regime di tassazione separata previsto per chi lascia il Tfr in azienda e lo ritira al momento del pensionamento(liquidazione) oppure per chi se lo fa anticipare per gli usi consentiti dalla legge(acquisto della casa, spese perla salute, eccetera).Per i redditi che arrivano fino a 15 mila euro infatti l’aliquota sarebbe intorno al 23%. E non scatterebbero le addizionali Irpef regionale e comunale, come invece sullo stipendio.
Ad ogni modo, aldilà delle considerazioni di opportunità o meno come bisogna fare qualora si fosse interessati all'opzione, che è un’opportunità temporanea (dura tre anni), non un obbligo, concessa ai soli dipendenti privati.
Cosa fare per richiedere il Tfr in busta paga.
1) Il lavoratore dipendente dovrà compilare il modello Quir in cui chiederà al proprio datore di lavoro di ricevere il tfr maturando in busta paga.
2) La richiesta potrà essere fatta partire dal 1° marzo. In ogni caso il lavoratore potrà chiedere il Tfr in busta in ogni momento nel corso dei tre anni in cui sarà in vigore (1 marzo 2015 – 30 giugno 2018).
3) Per le aziende con più di 50 dipendenti, l’erogazione dovrà cominciare entro il mese successivo alla richiesta del dipendente.
4) Per le imprese con meno di 50 dipendenti che dovranno rivolgersi all’apposito fondo bancario, tempi più lunghi: l’erogazione comincerà il mese successivo al via libera degli istituti di credito. Serviranno tre mesi.
Chi può accedere. Possono accedere alla richiesta di trasferimento in busta paga del Tfr solo i dipendenti del settore privato con un contratto in corso da almeno 6 mesi.
Chi non può accedere. Sono esclusi i dipendenti pubblici e i lavoratori di aziende in procedura concorsuale, in ristrutturazione del debito, con cassa integrazione straordinaria o in cig in deroga. Esclusi anche quei dipendenti che hanno utilizzato il Tfr maturato a garanzia di un finanziamento bancario.
(Confronto Tfr in busta paga e no) |
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