La vertenza “simbolo” del 2015 è stata
sicuramente, per le dimensioni numeriche e l'impatto geografico che ne derivava, quella della Whirlpool, successiva all’acquisto da parte della
multinazionale americana del bianco, della Indesit Company. Ma lo "storytelling", la narrazione, oggi si dice così di questa
faticosa e complessa vicenda, cominciò in realtà lo scorso 19 febbraio 2015 al Ministero dello sviluppo Economico,
allorquando davanti alle sollecitazioni sindacali ed in presenza del Ministro
Guidi, il management della Whirlpool, dichiarò la disponibilità a presentare,
entro aprile un nuovo piano industriale, denominato, piano integrazione
Italia. Alla fine del mese di ottobre del 2014, mentre gli americani si
apprestano a salire al controllo totale della storica società di elettrodomestici,
acquisita l'11 luglio 2014, la Whirlpool svela, almeno in parte, i piani futuri
sulla Indesit, parlando di un generale processo di "riorganizzazione"
che non sembra escludere categoricamente la chiusura di qualche
stabilimento. E difatti il 16 aprile 2015 il gruppo la multinazionale americana,
presenta il suo piano industriale e le indiscrezioni autunnali trovano conferma
in tutta la loro durezza. Dichiarati 1.350 esuberi, di cui 1.200 nelle
fabbriche e 150 nei centri di ricerca. Prevista la chiusura della Indesit di
Caserta e del centro ricerca e sviluppo di None (Torino). In quattro mesi,
così, riappare lo spettro dei licenziamenti, si torna in strada a manifestare e
vengono bruscamente interrotte le trattative. Il 20 aprile, presso il centro congressi Cavour, in sede sindacale, rottura
fra l'azienda e Fim, Uilm e Ugl che si alzano dal tavolo, in quanto il tavolo
deputato è quello ministeriale, vista la complessità della situazione, mentre
la Fiom si dichiara disposta al confronto in quella sede. Vista la situazione,
a stretto giro di posta arriva la convocazione ministeriale per il 27 aprile, per cercare di ricomporre la situazione. Poi il 29 aprile il 5 e l'8 maggio sempre al Mise, si svolgono tre tavoli di
consultazione, esplorazione e approfondimento sul piano industriale, con la
vertenza che sembra essersi avvitata in una pericolosa fase di
stallo. Interviene il Governo e il ministro dello Sviluppo economico
Federica Guidi convoca per il giorno 12 maggio il tavolo sulla vertenza Whirlpool dal
quale non esce nulla di concreto ma le parole di sindacati e azienda fanno
sperare che si sia entrati in una nuova fase della trattativa, dopo lo stallo
dei precedenti incontri. Il Governo convoca un nuovo tavolo ristretto per il 20 maggio, tra segreterie nazionali e azienda. In questa occasione arriva
un'altra doccia fredda, mentre i sindacati speravano di vedere concretizzarsi
le aperture sull'impianto di Carinaro in provincia di Caserta, la Whirlpool non
riduce gli esuberi previsti dal piano industriale ma, anzi, ne annuncia altri 480
tra gli impiegati, portando il totale a 2.060 a fronte dei 1350 previsti fino a
ieri. Dura la reazione del Governo: il ministro dello Sviluppo economico
Federica Guidi definisce il piano "inqualificabile" e chiede
all'azienda nuove proposte "credibili e tangibili" che diano certezze
ai lavoratori, prima di riconvocare la parti esprimendo "delusione e
preoccupazione" per il tempo perso. Anche il ministro del lavoro Giuliano
Poletti vuole che la società Usa "ripresenti il piano" perché
"continuiamo a non essere d'accordo, pensiamo che vadano mantenuti gli
accordi fatti all'epoca di Indesit". Riprendono, quindi, gli scioperi e le
manifestazioni. Il 28 maggio l'azienda convoca un tavolo sindacale a
Firenze, che provoca non poche tensioni fra sindacati, in quanto anche in
questa occasione l'unica ad accettare l'invito della Whirlpool è la sola Fiom,
mentre il diniego di Fim, Uilm e Ugl è legato alla strada ministeriale come
unica via, in grado di dirimere la questione. Inizia quindi un mese di giugno
fitto di faccia a faccia al Mise, il 9 e successivamente il 17 in un ennesimo incontro al Ministero dello
Sviluppo economico si aprono nuovi spiragli: Whirlpool non chiuderà Carinaro.
Anzi allo stabilimento sarà assegnata una 'missione produttiva'. La multinazionale
americana si è impegnata a presentare entro una settimana un nuovo piano
industriale che preveda missioni industriali per tutti i siti, incluso quello
di Caserta. Il 23 giugno nell'incontro fiume svoltosi dalle 10 alle
20, la svolta che fa imboccare alla vertenza l'ultimo chilometro, infatti si
registrano nuovi e decisivi passi avanti: il nuovo piano che prevede l'impiego
dei lavoratori senza esuberi e un polo europeo dei ricambi e accessori a
Carinaro, lo stabilimento a Caserta. Nonostante si riconosca che la trattativa
abbia fatto dei passi avanti, per i sindacati non ci sono ancora le condizioni
per chiudere un'intesa. Nell'incontro successivo del 26 giugno, la Whirlpool, presenta la griglia degli incentivi per
l'outplacement del personale. Ed infine, il 2 luglio, viene presentato un documento, l'ipotesi
di un accordo quadro che dovrà essere approvata dai lavoratori, ma la compagnia
statunitense ha preso l'impegno formale a non licenziare fino al 2018 (termine
del piano industriale e tra l'altro previsto anche dal vecchio piano Indesit
del 2013) e ritira la dichiarazione di oltre 2 mila esuberi. Previsti, inoltre,
diversi interventi per oltre 500 milioni di euro in tre anni e incentivi
all'esodo. A Caserta sarà insediato il polo europeo ricambi e accessori (320
persone) e il magazzino di None sarà ceduto in continuità alla piemontese Mole.
Si ristabilisce in pratica un quadro stabile per il futuro industriale
della società, senza licenziamenti. Almeno fino a tutto il 2018. Ed il
documento raccoglie anche il consenso esplicito del ministro Guidi, del
sottosegretario al lavoro Bellanova e dei segretari nazionali di Fim, Fiom e
Uil, rispettivamente Bentivogli, Landini e Palombella. Ed infine l'ultimo atto,
il referendum consultivo che ratifica l'accordo stesso, al netto di tutte le
declinazioni in sede locale per la sua implementazione. Il responso quasi
plebiscitario decretato dai lavoratori, con oltre l'80% (82,77% per la
precisione) di si, pur non sottovalutando qualche mal di pancia, conferma
che l’accordo raggiunto era il migliore degli accordi possibili in
un’ottica nazionale. Ora per Fim, Fiom e Uilm c’è un altro pezzo di
lavoro, forse il più faticoso. Dopo la ratifica dell’accordo quadro nelle
singole sedi, si dovranno affrontare le singole posizioni per i
prepensionamenti, i trasferimenti e le uscite incentivate dei lavoratori,
nonchè gli investimenti, le produzioni, secondo quanto esplicitato nell'intesa,
come ad esempio per Melano, che accogliendo i lavoratori di Albacina,
stabilimento destinato alla chiusura, diventerà l'hub europeo - mediterraneo
per la produzione dei piani cottura Whirlpool da 2,4 milioni di pezzi sfornati.
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