Si è molto parlato e si continua a parlare in queste settimane, mesi del taglio del cuneo fiscale, uno dei provvedimenti della Legge di Bilancio 2020. Il taglio del cuneo fiscale consisterà in una riduzione delle tasse sul lavoro e un conseguente incremento in busta paga, che dovrebbe partire dopo la metà del prossimo anno, anche se è ancora da definire quale sia la platea dei soggetti interessati e la eventuale rimodulazione in base al reddito individuale.
Già ma cosa è il cuneo fiscale? L'effetto del cuneo fiscale è quello in pratica, di far raddoppiare in Italia il costo del lavoro. Si perchè si tratta dell'insieme delle imposte e dei contributi sociali che di fatto fanno la differenza tra le retribuzione netta che ogni mese finisce nelle tasche del lavoratore e il costo del suo datore di lavoro. Una forbice, un differenziale, un cuneo appunto tra quello che prende il lavoratore e quello che spende l'azienda.
Già ma cosa è il cuneo fiscale? L'effetto del cuneo fiscale è quello in pratica, di far raddoppiare in Italia il costo del lavoro. Si perchè si tratta dell'insieme delle imposte e dei contributi sociali che di fatto fanno la differenza tra le retribuzione netta che ogni mese finisce nelle tasche del lavoratore e il costo del suo datore di lavoro. Una forbice, un differenziale, un cuneo appunto tra quello che prende il lavoratore e quello che spende l'azienda.
Lo schema è presto fatto quindi:
CUNEO FISCALE = COSTO TOTALE DEL LAVORO - RETRIBUZIONI NETTE
O ancora più nello specifico:
CUNEO FISCALE = IMPOSTE E CONTRIBUTI A CARICO DELL'AZIENDA (IRAP, INAIL, INPS) + IMPOSTE E CONTRIBUTI TRATTENUTI AL DIPENDENTE IN BUSTA PAGA (IRPEF e INPS).
Il cuneo fiscale italiano risulta essere uno dei più pesanti al mondo. In Italia la percentuale media del cuneo fiscale, è stimata al 47,9%, secondo quanto diffuso dall'Ocse nel suo rapporto Taxing wages 2019, dedicato al cuneo fiscale, per un lavoratore standard single e senza figli a carico è sottoposto a un cuneo fiscale del 47,9%. La percentuale è composta per il 16,7% di imposte personali sul reddito e per 31,2% di contributi previdenziali che ricadono in parte sul lavoratore (7,2%) e in parte sul datore di lavoro (24,0%). Ciò vuole dire che su 100 euro spesi dall'azienda per un rapporto di lavoro dipendente, 47,9 € vanno allo Stato sotto forma di imposte e contributi, mentre 52,1 € sono quelli incassati effettivamente dal dipendente. In pratica per ogni mille euro di stipendio netto, la sua azienda deve spenderne poco meno di duemila.
La finalità del taglio, sarebbe quindi quella di aumentare i salari netti dei lavoratori e conseguentemente dare una spinta ai consumi. Le stime prevedono un benefit di circa 40 € netti in busta paga per coloro che posseggono un reddito compreso tra 8000 e 35000 euro annui.
La finalità del taglio, sarebbe quindi quella di aumentare i salari netti dei lavoratori e conseguentemente dare una spinta ai consumi. Le stime prevedono un benefit di circa 40 € netti in busta paga per coloro che posseggono un reddito compreso tra 8000 e 35000 euro annui.
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