Resta inchiodata al palo la vertenza Whirlpool riguardante il sito di Napoli produttore di lavatrici. Dopo quasi sei mesi, dallo scorso 31 maggio, 7 incontri di cui sei in sede istituzionale al Mise, l'ultimo dei quali lo scorso 17 settembre, l'incontro con il premier Giuseppe Conte, una buona dose di scioperi, culminati con la manifestazione generale del gruppo a Roma, lo scorso 4 ottobre, le posizioni rimangono sostanzialmente immutate. Questa in estrema sintesi la chiave di lettura dell’ennesimo incontro svoltosi il 27 novembre, a Roma, nella sede del ministero dello Sviluppo economico in via Molise. Presente il ministro, Stefano Patuanelli, le Istituzioni locali, i rappresentanti del management aziendale, le segreterie nazionali e regionali di Fiom-Fim-Uilm, e il coordinamento delle Rsu del gruppo.
Alla ripresa del confronto al Mise, con cui governo e sindacati cercano di evitare la cessione del plant, che arriva un mese dall'annuncio del congelamento delle operazioni di vendita della fabbrica di lavatrici d'alta gamma, fino al prossimo marzo 2020, alla svizzera Prs, avvenuto il 30 ottobre, ossia un giorno prima della dead line, la posizione del management italiano della holding americana del bianco, resta quella di sempre: il sito di Napoli non è sostenibile e vanno trovate soluzioni alternative, ha ribadito durante il confronto il contry manager per l'Italia, l'ad Luigi La Morgia.
"Non abbiamo mai detto che avremmo disdettato il piano del 25 ottobre 2018, ma solo che abbiamo delle difficoltà a garantire la sostenibilità della produzione di lavatrici a Napoli. La garantiremo certo fino a marzo e siamo anche disposti a discuterne ma ad oggi, l’unica soluzione che garantirebbe l’occupazione è una riconversione", ha ribadito La Morgia ai sindacati continuando così a guardare ancora verso la soluzione di una cessione a Prs. "La società è ancora disponibile e garantirebbe tutti i lavoratori e noi non possiamo rimanere a Napoli, abbiamo difficoltà produttive", avrebbe aggiunto La Morgia declinando qualsiasi altra motivazione. La regione Campania, presente al tavolo per bocca dell'assessore al lavoro, ha annunciato di voler mettere sul tavolo 20 milioni di euro e la copertura delle eventuali esigenze di formazione del personale, per impedire che il sito di via Argine non abbia più un futuro.
"C'è bisogno di trovare una soluzione per tutti i lavoratori. Il governo- come dichiarato da Patuanelli- è disponibile a fare qualsiasi cosa per trovare una soluzione che garantisca la compatibilità del piano industriale firmato lo scorso anno", annunciando l'avvio di una serie di tavoli tecnici e una riunione plenaria da convocare per il 20 gennaio prossimo.
"Si avvia adesso quella che considero la parte più sfidante del percorso di rilancio produttivo del sito di Napoli che dovrà vedere istituzioni, azienda e sindacati coinvolte in maniera sinergica, al fine di trovare celermente una soluzione industriale definitiva in grado di garantire la continuità produttiva dello stabilimento e tutelare i lavoratori, anche attraverso gli strumenti già messi a disposizione dal Governo e altri che potranno essere individuati prossimamente”, ha detto Patuanelli.
Ma ovviamente quale aria tirerà e se il vento cambierà lo si capirà ben prima del 20 gennaio, già dai prossimi tavoli tecnici.
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