Ormai lo smartphone è uno strumento dal quale non riusciamo più a separarci. La nostra vita è online e sui social network e sulle chat condividiamo di tutto e di più, a volte in maniera superficiale senza valutare e renderci conto di quello che scriviamo, ma soprattutto delle conseguenze che le nostre parole possono avere, dal momento che i social network, hanno modificato il concetto di pubblico, di diffamazione a mezzo stampa. Questo succede anche per post e tweet, i cui contenuti, in alcune circostanze, hanno avuto risvolti anche giudiziari nelle aule di tribunale, con diverse sentenze. Il diritto di critica ha infatti dei precisi requisiti che, se varcati, possono ledere il vincolo di fedeltà alla base dei rapporti di lavoro.
Sotto la lente dei giudici finiscono gli obblighi di diligenza e fedeltà prescritti dagli articoli 2104 e 2105 del Codice civile e reinterpretati alla luce dell’attività social del lavoratore. I toni del dipendente devono essere sempre quelli di una comunicazione non offensiva né ingiuriosa che resti nei limiti di un dialogo costruttivo.
(di Marisa Marraffino - da il Sole 24ore - 19 marzo 2018)
Sotto la lente dei giudici finiscono gli obblighi di diligenza e fedeltà prescritti dagli articoli 2104 e 2105 del Codice civile e reinterpretati alla luce dell’attività social del lavoratore. I toni del dipendente devono essere sempre quelli di una comunicazione non offensiva né ingiuriosa che resti nei limiti di un dialogo costruttivo.
(di Marisa Marraffino - da il Sole 24ore - 19 marzo 2018)
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