(Bassotti, Cocco e Gentilucci durante l'assemblea) |
La corte di Appello di Ancona ha confermato ieri la sentenza di primo grado che annulla la vendita della ex Ardo (il ramo del bianco della fallita Antonio Merloni) alla newco dell'imprenditore cerretese Giovanni Porcarelli e rende sempre più incerto il futuro dei 700 lavoratori salvati nel 2011 dalla Jp Industries. La sentenza-bis ha dato di nuovo ragione alle sette banche creditrici (si parla di un debito complessivo di circa 176 milioni di euro verso Monte dei Paschi di Siena, Cassa di Risparmio di Firenze, Unicredit, Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana, Banca delle Marche, Banca Popolare di Ancona, Banca dell'Adriatico) secondo cui il prezzo di cessione stabilito dai commissari ministeriali, 12,2 milioni di euro, sarebbe stato troppo basso rispetto a una valutazione minima equa quattro/cinque volte superiore, attorno ai 54 milioni di euro, confermando quanto aveva sentenziato lo scorso settembre, la seconda sezione civile del Tribunale di Ancona.
La sentenza del tribunale di secondo grado ha ribadito che la valorizzazione negativa del perimetro aziendale dell'ex Ardo, sarebbe stata viziata nella sua determinazione. In pratica il minor valore riscontrato rispetto al valore del complesso delle attività e passività che compongono l'area aziendale della ex Ardo, sarebbe stato sopravvalutato in quanto avrebbe dovuto essere distribuito su due anziché su quattro anni e ha annullato la cessione a Porcarelli dei due stabilimenti fabrianesi di Santa Maria e Marangone e di quello umbro di Gaifana. Se anche l'ultimo grado di giudizio dovesse ribadire quanto sentenziato in precedenza, gli asset torneranno in mani statali e per i 700 operai si aprirebbe lo spettro della mobilità.
L'ex colosso europeo dell'elettrodomestico conto terzi (era il primo con queste caratteristiche) e i suoi 2.250 addetti sono finiti in amministrazione straordinaria nel 2008, ma il bando per la vendita è andato deserto più volte e solo il gruppo QS di Cerreto d'Esi di Porcarelli (che si occupa di automazione industriale) si è presentato tre anni dopo con un piano industriale serio, per quanto a perimetro ridotto. L'annullamento deciso in primo grado lo scorso settembre e la conferma in appello di ieri rischiano di danneggiare non solo Jp e i 700 addetti salvati, ma gli stessi creditori, è la denuncia che si leva dalle associazioni industriali del territorio.
Intanto giovedì 8 maggio alle ore 11.00 i sindacati sono stati convocati dal Ministero del lavoro per discussione proroga cassa integrazione lavoratori Antonio Merloni in Amministrazione Straordinaria.
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