Si
è chiusa la prima delle due settimane dello stato di agitazione
degli stabilimenti italiani del gruppo Whirlpool, alle prese con la
spinosa vertenza della chiusura del sito di Napoli. Si era iniziato
con le assemblee illustrative e il blocco immediato degli
straordinari e della flessibilità, poi con lo sciopero, con presidi
davanti ai siti, molto partecipato dai lavoratori di tutte le
fabbriche della penisola, di otto ore il 25 settembre, altre quattro
ore con mobilitazioni a livello territoriale. La mobilitazione
culminerà con lo sciopero di venerdì 4 ottobre con manifestazione
nazionale del gruppo a Roma. Questo il programma presentato dal
coordinamento nazionale sindacale, nell'ottica di far recedere la
Whirlpool dall'idea di disimpegnarsi da Napoli, prima fabbrica di
lavatrici d'Italia realizzata nel 1949 dal “cumenda” Giovanni
Borghi, patron di Ignis, mediante la cessione del ramo di azienda
alla svizzera Prs, procedura per altro già avviata in maniera
unilaterale. Altra preoccupazione da parte sindacale, le ormai sempre
più forti ed insistenti voci di una cessione delle attività ai
cinesi di Midea, voci che circolano per altro da settima e mesi. E la
governance italiana della multinazionale non ha cambiato idea neanche
dopo il recente confronto con il neo ministro dello sviluppo
economico Patuanelli, subentrato dopo la crisi di governo a Di Maio,
che ha gestito i mesi seguiti all'apertura della vertenza avvenuta lo
scorso e sciagurato 31 maggio. Dunque un inizio di autunno caldissimo
per un'azienda che ha deciso di rendere carta straccia, in ottica
sindacale, l'accordo sul piano industriale firmato sempre al Mise lo
scorso 25 ottobre 2018. La vicenda Napoli, preoccupa le
organizzazioni sindacali, perchè potrebbe far presagire ad un futuro
disimpegno
da parte di Whirlpool sul territorio nazionale.
Di sicuro
l'odierno management di Whirlpool, è un altro rispetto a quello
guidato da Castiglioni, che firmò quell'accordo e poi dimessosi dopo
qualche settimana, ma il fattore condizionante è che non si sia
riusciti a trasformare in effetto virtuoso, l'acquisizione di
Indesit. Anzi tutt'altro, in zona Emea, la regione più complessa per
il bianco, Whirlpool non è riuscita ad intercettare, al pari dei
suoi competitor la crescita strutturale del mercato, fatto dovuto
secondo l'azienda nei tanti tavoli romani di verifica, alla
complessità dell'integrazione superiore alle aspettative
preventivate. Dopo gli sterili tentativi da parte del ministero dello
sviluppo economico, il passato e l'attuale, ora il dossier Whirlpool
Napoli, potrebbe approdare nelle mani del primo ministro italiano
Giuseppe Conte, così come del resto auspicato anche dal
coordinamento sindacale nazionale Whirlpool, in modo da provare a
riaprire il confronto.
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