(Albacina agli albori) |
Lo
stabilimento di Albacina, che sotto la gestione della famiglia Merloni divenne
il simbolo prima della nascita del colosso Merloni Elettrodomestici e poi del
boom dell’Indesit Company è vicino a una riconversione industriale completa.
Infatti, grazie all'accordo tra Ariston Thermo, gruppo globale tra i leader nel
settore del comfort termico, e Whirlpool, per la reindustrializzazione dello
storico polo del comparto degli elettrodomestici, Ariston Thermo realizzerà
presso il sito un centro di competenza per la progettazione e produzione di
tecnologie rinnovabili avanzate per il comfort termico. Albacina ospiterà le
attività progettuali, di laboratorio e produttive relative a questi nuovi
prodotti. Il nuovo centro sarà inoltre dotato delle metodologie produttive più
innovative del Gruppo, con particolare attenzione ai temi della sicurezza,
della gestione del flusso produttivo e della minimizzazione di sprechi e
perdite, incentrate sulla metodologia WCM (World Class Manufacturing). Per il
sito di Albacina, dove la produzione è terminata a luglio 2016, e dove è ora
presente il mercatino per i dipendenti, e dove hanno lavorato in questi mesi
solo gli addetti delle gigantesche presse, il cui spostamento nel plant di
Melano, sta quasi per essere ultimato, a luglio del 2017 si era profilato un futuro
legato all'industria delle costruzioni, grazie all'interesse del gruppo
Marella, specializzata nella produzione di prefabbricati in calcestruzzo,
destinati all'edilizia civile e cimiteriale. Ma ai colloqui esplorativi di
allora, anche con le istituzioni, non fu dato più seguito. Un impegno quello della reindustrializzazione
di Albacina non previsto esplicitamente nell'Italy Master Plan siglato a luglio 2015, ma che
comunque creerà una cinquantina di posti di lavoro nell'azienda, di Francesco
Merloni e di cui il figlio Paolo è il presidente, ormai rimasta dopo
l'acquisizione di Indesit da parte di Whirlpool la più grande delle Marche a
proprietà italiana e che è in forte e indiscutibile ascesa. Dunque un epilogo
da libro cuore, quello che forse tutti i fabrianesi ma anche i
"merloniani" in cuor loro si auspicavano. Ma in un’economia spietata
come quella di oggi, forse una pagina di romanticismo, in grado di far rivivere
gli amarcord dei tempi che furono, non guasta, anche se poi a conti fatti
contano magari i posti di lavoro che questa iniziativa industriale sarà in
grado di creare,in un territorio come quella di Fabriano, profondamente
ferito dai morsi della crisi, che sembra non avere fine e colpire anche altri
settori, come l'ultima vicenda delle Cartiere Miliani, venduta dagli attuali
proprietari Fedrigoni al fondo americano Bain Capital. (S.B.)
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