Sembrava, o meglio si sperava di essere giunti all’ultimo
miglio di una maratona estenuante e dura e dopo otto mesi e otto incontri
ufficiali e altri tecnici, riuscire a trovare un senso compiuto alla vertenza
Whirlpool, il cui epicentro sono le sorti future dello stabilimento campano di
Napoli, che produce come noto lavatrici. La presenza dei segretari nazionali di
Fim, Fiom e Uilm, Bentivogli, Re David e Palombella era sintomatica della
feralità del momento. E invece l’incontro si è rivelato essere un’altra tappa
di questa via crucis piena di spine. Due opzioni alla vigilia, due mantra per
le controparti, quell’industriale sostenuta dal sindacato, ossia la continuità
produttiva delle lavatrici sotto la bandiera Whirlpool e quella dell’azienda declinata
purtroppo in maniera chiara da sempre, sin dal lontano 31 maggio e già da
allora sembrata non negoziabile, del disimpegno dal sito mediante la cessione a
un soggetto terzo, Prs, poiché la sua attività non è più sostenibile
economicamente e lo stabilimento campano perde 20 milioni l’anno. Soluzione mai
fino in fondo convincente per i lavoratori e le organizzazioni sindacali.
Whirlpool, per bocca di La Morgia, amministratore delegato
del gruppo per la penisola ha confermato che l’Italia resta strategica per il
gruppo, con 5 mila dipendenti in tutto il Paese, dismetterà la produzione di
lavatrici di alta gamma del sito di Napoli il 31 ottobre prossimo, invece del
preannunciato 31 marzo. Sette mesi di tempo che i sindacati ottengono al tavolo
di confronto anche grazie a una linea dura loro e dello stesso ministro dello
Sviluppo Stefano Patuanelli che sospende il confronto accusando i vertici della
multinazionale di comportamenti "inaccettabili" anche se sarà lo
stesso ministro a spiegare poi ai sindacati la necessità di una mediazione e il
limite stesso all’azione di governo: "Se un’azienda decide di non
continuare la produzione per insostenibilità economica non esistono attualmente
strumenti normativi coercitivi che possano impedirle di chiudere un’attività",
dice in maniera accalorata a Fim Fiom Uilm e Uglm.
Nella gestione confusa del dossier Whirlpool da parte del
Ministero dello sviluppo economico, Il governo alla ricerca di soluzioni
alternative ha dato mandato a Invitalia di verificare l’effettiva insostenibilità
delle lavatrici a Napoli, mediante l’accesso ai dati aziendali. In seguito
individuare soluzioni industriali alternative al disimpegno dichiarato dal
plant campano, che consentano di rilanciare il sito e portare appunto, entro
luglio, alla presentazione da parte di un nuovo soggetto industriale di un nuovo
piano sostenibile nel lungo periodo con cui salvaguardare il know how e le
capacita professionali dei lavoratori. La ricerca sarà rivolta ad aziende e
gruppi sia nazionali sia internazionali, non necessariamente attivi nel settore
dell’elettrodomestico.
Ma che la tensione e la rabbia tra i lavoratori sia arrivata
comprensibilmente a un punto di guardia, lo dimostra anche la reazione al
termine dell’incontro quando un piccolo gruppo di operai Whirlpool ha aggredito
i segretari di Fim Fiom e Uilm.
"Per noi l’azienda ha sbagliato strategia industriale,
prodotti e investimenti. Ha confermato che questi errori porteranno
ingiustamente al ridimensionamento del Gruppo. Entro metà febbraio bisogna
riaprire il confronto ma su basi nuove e utili ad assicurare un ripensamento di
Whirlpool sugli errori che sta facendo nel nostro paese. Servono garanzie per
Napoli e per tutto il Gruppo – dice la Fim-Cisl ”.
Fiom, Fim e Uilm hanno intanto dichiarano 16 ore di sciopero
per tutto il Gruppo Whirlpool, le prime 8 ore con articolazione territoriale
con presidi davanti agli stabilimenti, le altre 8 in occasione della
mobilitazione nazionale che verrà definita nelle prossime settimane.
Nessun commento:
Posta un commento