Alla fine saranno due le
opzioni sulle quali il tavolo tecnico di Whirlpool, convocato nelle prossime ore, approfondirà per valutare la fattibilità in termini di costi
e sostenibilità produttiva nel medio e lungo periodo e in grado di fornire le garanzie
occupazionali per i lavoratori del sito di Napoli, tali da evitarne la chiusura
e puntare sul suo rilancio. La prima soluzione, la preferita dai rappresentanti sindacali, prevedrebbe il rilancio delle
lavatrici premium alto di gamma, che già adesso si producono in Campania,
attraverso nuovi investimenti, anche se questa scelta secondo quanto spiegato
da Whirlpool, sarebbe quella meno conveniente, perché continuerebbe a produrre
perdite. L’altra su cui si lavorerà, la quinta delle cinque
strade indicate da Luigi La Morgia, country manager per l’Italia del colosso di Benton Harbor,
è quella che prevede un radicale cambio
di missione dello stabilimento, in grado di dare, un futuro sostenibile al sito
nel medio e lungo periodo, dando secondo i vertici della Whirlpool la garanzia
della salvezza degli oltre 400 posti di lavoro. Alla nuova missione
corrisponderebbe un cambio di produzione sotto una
nuova realtà aziendale e con una nuova organizzazione del lavoro, con il
supporto di una terza parte, al di fuori del settore del bianco. Nel mezzo gli altri
scenari futuribili delle altre possibilità illustrate come quella dei trasferimenti di produzione da
siti italiani, categoricamente esclusa da parte sindacale o il reshoring di lavatrici da altri plant della zona EMEA al di fuori della penisola, con eventuali ripercussioni negative sugli
altri stabilimenti e sulla profittabilità dell’azienda
nella Regione EMEA, oppure la quarta soluzione quella del mantenimento
della produzione di lavatrici da parte di un nuovo player industriale, un cavaliere bianco, come si definisce
in gergo, soluzione alla quale Whirlpool sarebbe aperta se si dovesse
eventualmente riscontrare un interesse
dal mercato e a determinate condizioni. Ma anche quest’opzione è al
momento risultata essere del tutto ipotetica, in quanto l’azienda ha ammesso di non aver ricevuto alcuna
manifestazione d’interesse. Queste soluzioni, però, a detta della stessa
azienda sarebbero in grado di garantire solo parzialmente i posti di lavoro,
dimostrandosi quindi non
sostenibili nel medio-lungo termine e non in grado di garantire la tutela
dei livelli occupazionali. Da parte governativa, invece il vicepremier Di Maio
ha detto al tavolo: "Siamo pronti a supportare l'azienda nell'individuare
un'alternativa alla vendita". Lo strumento consisterebbe in una norma da
approvare nei prossimi giorni che permetterebbe a Whirlpool di avere una
decontribuzione e quindi un abbassamento del costo del lavoro, per 17 milioni
di euro nei prossimi 15 mesi, non pagando tasse su contratti di solidarietà, dopo
che lo stesso Di Maio, nelle scorse settimane, aveva addirittura al contrario
minacciato di chiedere la restituzione dei soldi pubblici già goduti dal gruppo
americano degli elettrodomestici. Questa scelta sembrerebbe sposarsi con la
prima ipotesi e come ha detto di Maio, magari riportare qualche produzione
dall’estero, non sarebbe ipotesi da scartare. Questa in pratica la sintesi del
quinto incontro, il quarto in sede ministeriale, in agenda da settimane,
rinviato due volte per esigenze diverse da parte ministeriale e aziendale, di
un confronto iniziato lo scorso 31 maggio per cercare di trovare soluzioni
alternative al disimpegno di Whirlpool da Napoli, che va avanti ormai da
settimane.
Positiva l’apertura dell’azienda sulla possibilità di continuare a produrre lavatrici di alto di gamma a Napoli. Per la Fim Cisl bisogna lavorare su questa possibilità ragionando anche sul possibile spostamento di una parte delle produzioni dall’estero, senza incidere sull’occupazione degli altri siti, in virtù anche delle aperture su sovvenzioni governativa che va comunque tenuta dentro il piano industriale sottoscritto il 25 ottobre scorso e solo a fronte di un impegno concreto dell’azienda a mantenere e consolidare l’occupazione nel nostro Paese.
Escludiamo tutte le altre possibilità, dalla vendita, alla reindustrializzazione che non darebbero prospettive al sito Partenopeo e creerebbero una situazione d’incertezza sul futuro dei lavoratori e delle loro famiglie.
Escludiamo tutte le altre possibilità, dalla vendita, alla reindustrializzazione che non darebbero prospettive al sito Partenopeo e creerebbero una situazione d’incertezza sul futuro dei lavoratori e delle loro famiglie.
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