sabato 8 giugno 2019

VERTENZA WHIRLPOOL, NUOVO ROUND AL MINISTERO IL 12 GIUGNO

Si svolgerà il 12 giugno il terzo round della vertenza Whirlpool. Il ministero dello Sviluppo Economico ha convocato appunto per il prossimo 12 giugno, alle ore 17, il tavolo Whirlpool per discutere la situazione occupazionale e produttiva dell’azienda. Nella stessa giornata, il Mise ha convocato anche i tavoli di crisi di Ast ed Iveco Defence. L'incontro sarà presieduto dal ministro Luigi Di Maio e parteciperanno i vertici dell’azienda, le regioni coinvolte e le organizzazioni sindacali. Il vicepremier aveva concesso del tempo alla multinazionale americana, invitandola ad una riflessione dopo lo scorso tavolo di crisi del 4 giugno. 
Ai più attenti, navigati e assidui frequentatori di tavoli e cose sindacali, i primi due incontri della vertenza sindacale Whirlpool, sono sembrati  come due round di un match di pugilato, tipo Joshua vs Ruiz di qualche giorno fa, dove i contendenti se le sono date di santa ragione. Come noto dapprima la Whirlpool, lo scorso 31 maggio, aveva dichiarato di voler vendere il sito di Napoli, infrangendo in qualche maniera quanto sottoscritto il 25 ottobre 2018, sempre al Mise, alla presenza di Di Maio. Dopo l’inevitabile clamore mediatico, dei giorni successivi, il nuovo round del 4 giugno, ottenuto con forza dalle organizzazioni sindacali il 31 maggio, ha visto il ministro Di Maio attaccare a testa bassa sin dalle prime battute, incalzando l’azienda per il tramite del suo amministratore delegato, Luigi La Morgia, con una una determinazione che pochi si aspettavano. Una reazione degna di un pugile smanioso di riprendersi da un atterramento e un conteggio subito e determinato a ribaltare la situazione. "O entro sette giorni portano la soluzione per lasciare aperta quella fabbrica e far lavorare 450 persone oppure noi gli togliamo i soldi che hanno preso dallo Stato". Sibillino il ministro dello Sviluppo economico. "Gli blocco quelli che gli stavamo per dare e gli tolgo quelli che gli abbiamo dato con alcuni strumenti che dovevano servire a creare più lavoro in più occasioni per le imprese". La cifra "solo per iniziare è di circa 15 milioni di euro", ha spiegato. "Lo Stato, anche per una questione di rispetto, non si può permettere che una multinazionale americana venga qui ad ottobre firmi un accordo e poi dopo 7 mesi decida di mettere per strada 450 persone soprattutto se questa multinazionale ha preso negli ultimi anni cinquanta milioni di euro di incentivi", ha continuato Di Maio. Sul taglio degli incentivi pubblici all'azienda, se questa non troverà una soluzione entro 7 giorni, il ministro ha poi aggiunto "questa impresa stava per avere anche altri soldi che lo Stato le stava dando sulla base di un accordo" ma se questo accordo non si rispetta "e si pensa di poter chiudere dall'oggi al domani uno stabilimento con 450 persone - che possono finire per strada - allora lo Stato non ci sta". I rappresentanti di Whirlpool "sono venuti al Ministero a firmare un accordo 7 mesi fa e in 7 mesi non si cambiano le carte in tavola quando ci si è impegnati per 3 anni a portare commesse dalla Polonia in Italia e far lavorare i cittadini italiani", ha aggiunto Di Maio concludendo che su questo "ci faremo rispettare e fra sette giorni al massimo mi aspetto nuovo tavolo con una soluzione da parte loro. Perché  ci abbiamo messo i soldi degli italiani in questi insediamenti produttivi e ce li riprendiamo se le cose non vanno bene". Una reazione inaspettata, di stupore, che nessuno si auspicava in questa maniera, ma che fondamentalmente ricalca le richieste delle organizzazioni sindacali, sin dai primi minuti, successivi all’annuncio delle intenzioni della Whirlpool lo scorso 31 maggio scorso.
L’amministratore delegato di Whirlpool, La Morgia, ha da parte sua replicato assicurando che la multinazionale non intende chiudere Napoli, ma individuare soluzioni per garantire posti di lavoro sostenibili a lungo tempo. Soluzioni che però l’azienda non ha specificato quali siano, in quanto al momento non ne avrebbe.
Però poi come la storia insegna agli atti di forza delle dichiarazioni, poi dovranno seguire inevitabilmente i fatti concreti. “Dobbiamo trovare il lieto fine a questa vicenda” – diceva Di Maio- alla fine dell’incontro – evitando che si scateni una guerra tra poveri, tra stabilimenti - ma la strada appare lunga e complicata. “ Il rispetto dei patti sottoscritti” – diceva Di Maio- può servire a rendere l’azienda più credibile e a far vendere più pezzi sui mercati.  

Nessun commento:

Posta un commento