Si sono vissuti momenti di tensione durante l'incontro di Roma, presso il centro congressi Cavour, tra management della Whirlpool ed il coordinamento nazionale delle Rsu, convocato per fare il punto sull'accordo dello scorso ottobre, al momento dell'annuncio da parte dei vertici aziendali dell'intenzione di vendere, il plant di Napoli mediante la cessione del ramo d'azienda ad una società terza. Un'annuncio a sorpresa che contrasta quanto stabilito lo scorso 25 ottobre al Ministero della Sviluppo Economico, con la stesura del piano industriale 2019-2021, allorquando una tale decisione non era stata contemplata. Durante l’incontro l’azienda ha confermato il trend positivo dei volumi per i siti di Cassinetta, Melano, Comunanza, Siena, e confermato che la reindustrializzazione dell’area di Teverola a Caserta. Quando i vertici Whirlpool, nella loro illustrazione sono arrivati al lucido relativo a Napoli in cui il sito campano era sbarrato da una croce rossa, si è capito immediatamente cosa volesse dire.
A questo punto, dopo la inevitabile bagarre e proteste accese dei delegati sindacali però, gli stessi si sono alzati e interrotto la riunione, proclamando uno sciopero generale immediato di tutti i dipendenti del Gruppo. Quindi, il trasferimento sotto la sede del Mise, dove una delegazione sindacale è stata ricevuta da alcuni funzionari, per sottolineare la gravità della situazione e ottenere la convocazione del tavolo. Richiesta accolta con la convocazione fissata per martedì 4 giugno, presso il ministero dello Sviluppo economico, con il ministro Luigi Di Maio. "Diamo per scontato che il governo chieda a Whirlpool di rispettare l'accordo sottoscritto il 25 ottobre 2018 in sede istituzionale, non solo per tutelare i lavoratori, ma anche perchè di quell'accordo fu sottoscrittore anche lo stesso ministro", come recita una nota sindacale unitaria di Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Uglm.
Tecnicamente, secondo quanto diffuso successivamente in un comunicato della Whirlpool, l’intenzione della stessa, consisterebbe nel procedere con la riconversione del sito di Napoli e la cessione del ramo d’azienda a una società terza, in grado di garantire la continuità industriale allo stabilimento e massimi livelli occupazionali, al fine di creare le condizioni per un futuro sostenibile del sito stesso. Si parla di circa 420 operai impiegati per la produzione di lavatrici piattaforma Omnia, del segmento premium. Secondo i vertici aziendali, la profittabilità del sito, nonostante gli investimenti, resta sotto la media del gruppo e quindi non più sostenibile, stante condizioni sfavorevoli di mercato, che non avrebbero favorito la crescita prevista. Eppure ad ottobre, la Whirlpool aveva dato garanzie di investimenti e salvaguardia dell'occupazione in tutti gli stabilimenti del gruppo. Ma appare abbastanza evidente che la chiusura di Napoli mette in discussione un piano industriale, che ha come pietra angolare il mantenimento delle produzioni in Italia. Fondamentale quindi, non solo mantenere in vita Napoli, ma la conferma del piano industriale nella sua interezza. Quanto scaturito mette in forte dubbio la affidabilità di un gruppo, che ha evidenti problemi di marketing e commerciali, come più volte evidenziato dal fronte sindacale, che rischiano, come in un cattivo film già visto tante volte, di essere scaricati unicamente sulle spalle dei lavoratori incolpevoli.
Nessun commento:
Posta un commento